Gli anni adesso sono venticinque, da quando Sergio Leone non c'è più. E un altro film come C'era una volta in America, lo stiamo ancora aspettando. L'amore, l'amicizia, la fedeltà, il tradimento, il senso di colpa: un film totale, un'opera mondo, come la chiamerebbe Moretti, ma non Nanni, suo fratello Franco. Sergio Leone è uno di quelli di cui ti ricordi esattamente dov'eri quando ti hanno detto che era morto. Al cuore Ramòn, al cuore, e poi il Monco, il Biondo, Tuco, Armonica, Cheyenne, i nomi più belli tra i personaggi del cinema italiano. E Claudia Cardinale che scende dal treno alla stazione. E la voce di Nando Gazzolo. E lo scion scion di Morricone. Una cosa non si sa di lui, o almeno non l'ho capita io. Ma Sergio Leone era romanista o laziale?
mercoledì 30 aprile 2014
Per chi tifava Sergio Leone?
Gli anni adesso sono venticinque, da quando Sergio Leone non c'è più. E un altro film come C'era una volta in America, lo stiamo ancora aspettando. L'amore, l'amicizia, la fedeltà, il tradimento, il senso di colpa: un film totale, un'opera mondo, come la chiamerebbe Moretti, ma non Nanni, suo fratello Franco. Sergio Leone è uno di quelli di cui ti ricordi esattamente dov'eri quando ti hanno detto che era morto. Al cuore Ramòn, al cuore, e poi il Monco, il Biondo, Tuco, Armonica, Cheyenne, i nomi più belli tra i personaggi del cinema italiano. E Claudia Cardinale che scende dal treno alla stazione. E la voce di Nando Gazzolo. E lo scion scion di Morricone. Una cosa non si sa di lui, o almeno non l'ho capita io. Ma Sergio Leone era romanista o laziale?
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lunedì 28 aprile 2014
Jongbloed, il portiere della grande utopia
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domenica 27 aprile 2014
Boskov il napoletano
sabato 26 aprile 2014
Storia di un giubbotto che diventò un romanzo
La prima volta che ho incontrato l’editore ho pensato che sotto sotto c’era una fregatura. Perché mi ascoltava. Non può essere, mi ripetevo nella mente, anche se non credo che lui l’abbia capito, non può essere che ci sia una persona vera, qui, interessata a questa storia. “Qui” significa il tavolino di un bar nella grande pancia della stazione di Napoli Centrale, ci aveva messi in contatto un’amica che aveva letto qualche pagina. Io presi un muffin, lui non me lo ricordo, non riesco sempre a ricordare tutto: e questa inadeguatezza fa già di me un clandestino dentro questa rubrica di giovani scrittori.
(continua a leggere su Parallelo 41)
lunedì 21 aprile 2014
Kazadi e il terrore dello Zaire
Gelsenkirchen, 22 giugno 1974. Le cose andarono così. Era la terza e ultima partita del girone. Avevamo giocato e perso le prime due: io avevo subito due gol dalla Scozia all'esordio e nove dalla Jugoslavia successivamente. Per la precisione: dalla Jugoslavia ne avevo presi personalmente solo tre, tre nei primi 21 minuti, prima di essere sostituito dal nostro ct, Vidinic, uno jugoslavo. Dentro la mia riserva, Tubilandu Ndimbi e fuori io, Mwamba Kazadi.
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domenica 20 aprile 2014
Sepp Maier, il portiere che voleva ridere
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giovedì 17 aprile 2014
Il calcio di Gabo
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lunedì 14 aprile 2014
Mazurkiewicz e la finta di Pelé
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domenica 13 aprile 2014
Dove le strade non hanno nome: la recensione di Dario De Marco
Ora, sempre a proposito di riferimenti, parlando di narrazioni che invertono lo scorrere del tempo a me vengono in mente varie cose. La prima è La freccia del tempo di Martin Amis. Che però veramente non ci azzecca niente, perché lì non è la narrazione che procede a ritroso, ma proprio la vicenda: inizia che il protagonista muore, poi sta malissimo, poi esce dall’ospedale, poi diventa sempre più giovane ecc. ecc.; ed è lo stesso protagonista che non si capacita di quello che gli succede: molto interessante dal punto di vista logico, perché instaura un rovesciamento pervasivo e universale del principio di causa-effetto (se la morte precede la vita, se la ferita precede il colpo, allora i nazisti sono dei benefattori dell’umanità, e i chirurghi degli aguzzini), ma appunto non c’entra niente.
giovedì 10 aprile 2014
Auguri a Nancy Brilli
Auguri a Nancy Brilli, gli anni non li dico, ve li andate a guardare voi.
Carmelino sbranava panino mozzarella e melenzane sott'olio. La guerra. Gemè ne stava domando uno provola e peperoni alla piastra. Roba che per smaltirla e fare il bagno se ne sarebbe parlato almeno tre ore dopo. Gemè mandò giù un boccone e sputò una domanda: "Tu una sciammeria te la faresti con Claudia Schiffer o Nancy Brilli?". Sono gli ormoni che lo fanno straparlare, non trovano pace. Il mare è una tavola, Ischia e Procida di fronte, questa è la terra dei giganti Lestrigoni che scagliarono le loro pietre contro la nave di Ulisse; questa è la spiaggia di Miliscola, dove si addestravano le reclute, e con Gemè è un continuo addestramento sessuale.(Dove le Strade Non Hanno Nome)
mercoledì 9 aprile 2014
Marisa e la fecondazione eterologa
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Oggi che il divieto di fecondazione eterologa è illegale, penso a Marisa e a suo marito che incontrai nove anni fa.
***
Marisa ha un bimbo nel pancione e un segreto nel cuore. Suo figlio nascerà a novembre, il segreto dovrà tenerselo dentro. "Ho cominciato l'eterologa in Italia, quando non era proibita". Ha dovuto completarla a Barcellona, da fuorilegge, un cammino di speranza, paura e umiliazioni: 35 anni lei, suo marito poco sopra i 40, sterile. Decidono di provarci per un'altra via.martedì 1 aprile 2014
Il segno dell'Apocalisse in arrivo
E' il momento di pentirsi, la fine è vicina.
Sono arrivati stasera a Napoli e mercoledì 2 aprile alle 10 saranno al caffè Gambrinus per chiedere scusa ai napoletani per le offese ed i giudizi sommari dati da Andrej Godina al caffè ed ai bar napoletani. Si tratta di Lorenzo Giorgi e Patrick Caruppo del primo quotidiano online di Trieste (www.triesteprima.it) che hanno raccolto in questi giorni i pareri dei loro concittadini dispiaciuti per quello che è successo.Ad accoglierli i titolari della storica caffetteria napoletana Antonio e Arturo Sergio, il leader degli ecorottamatori Verdi Francesco Emilio Borrelli e Gianni Simioli della radiazza che trasmetteranno in diretta radiofonica alla città i loro pareri."Il vostro caffè è ottimo, Godina ha sbagliato" hanno preannunciato.
(comunicato di Francesco Borrelli)
Pensieri a casaccio su Lo Sceicco Bianco di Fellini
Una volta Tele+ aveva i cicli. Non c’era un film di Fellini, c’erano tutti i Fellini. Se una sera guardavi Lo Sceicco Bianco, la sera dopo c’erano I Vitelloni, e poi La Strada, e poi tutto il resto. Li programmavano anche in ordine cronologico, ma forse sto mitizzando, non lo so.
Wanda Giardino in Cavalli, il personaggio della sposina, è così ingenuo da indurre a credere che oggi non avrebbe senso, oggi che i social network e la rete arrivano anche negli angoli inimmaginabili del più sperduto paesino italiano. Falso. La grandezza dello Sceicco Bianco sta nell’attualità di un personaggio che profuma di antico. Renderla meno ingenua e più consapevole di quel che fa, toglierebbe energia al film.
La sceneggiatura è un congegno di quelli teorizzati da Syd Field, direbbe il mio maestro Corrado Morra. Speriamo che prima o poi tenga un corso su Lo Sceicco Bianco.
Cioè. Pensandoci ancora meglio. Bambola Appassionata che cos’è, se non un perfetto nickname dietro il quale si può fantasticare chattando? E poi il modo in cui Fellini la fa parlare. “La vera vita è quella del sogno, ma a volte il sogno è un baratro fatale”.
In Fernando Rivoli ci sono tutte le sfumature di Alberto Sordi. Seduttore, casereccio, cialtrone e lamentoso.
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