lunedì 21 febbraio 2005

I pugni di Patrizio Oliva


Una croce d'onore, in un quadretto, in cornice. C'è scritto "Dalla Repubblica, per meriti sportivi". E sulla stessa parete, di fronte al camino a legna nell'elegante soggiorno di casa, c'è un'altra croce, in un altro quadretto, in un'altra cornice. "Dal re in esilio, per meriti sportivi". «Le tengo esposte tutt'e due, non si sa mai». A cercare il segno d'un pugno sulla faccia di Patrizio Oliva, si può perdere anche una vita, ma un lampo basta a tirarne fuori l'arguzia, il patrimonio più prezioso dei napoletani migliori. Se non ce l' hai, non parti da Poggioreale e arrivi in cima al mondo. Lo chiamavano sparviero perché stremava la preda e la finiva, le girava intorno e la logorava, il corpo a corpo era uno schema per altri. «Io boxavo per vincere, non per mostrare il coraggio o per dare spettacolo. Dovevo farmi spaccare la faccia per divertire la gente?». No che non doveva, se non serviva. «Solo una volta mi sono guardato allo specchio senza riconoscermi. La sera del Mondiale a Montecarlo contro Sacco. Ero gonfio, ne valeva la pena». 

giovedì 10 febbraio 2005

Arena, l'uomo che inventò la beduina

La Rari Nantes Napoli. Arena è il terzo da destra

SCHIENA e spalle alla porta, la palla bassa a pelo d'acqua, il tiro verso l'alto, come in una mezza rovesciata. La chiamano beduina, e sembra quasi che esista da sempre. Invece l'ha inventata Gildo Arena, anzi Ermenegildo, l'uomo che un giorno decise d'aggiungere la fantasia alla pallanuoto. Coi suoi compagni di squadra, e siamo negli anni Quaranta, Gildo inventa pure la parola Settebello, ancor oggi il soprannome della Nazionale.