sabato 25 febbraio 2012

La prima volta di Fiorella, senza lasciare Ivano


Ho scritto questa cosa, fammi sapere se ti piace. La mail finiva più o meno così. Poi un clic. Invio. Nessuno sa dove vivono le canzoni prima di esistere, sono assai peggio delle pietre di Stonehenge. Ivano Fossati era in Francia quando il suo computer fece plin, aprì la posta, c’era scritto “da: Fiorella Mannoia”, e una canzone era lì. Nuda. Perché puoi anche non sapere da dove vengono, ma loro sanno benissimo dov'è che devono andare. “Secondo me era consapevole sin dall'inizio di aver scritto un bel testo”. Il primo in 44 anni di carriera. Un testo che cercava un vestito, chiedeva una musica. Adesso c’è. Fossati trattino Mannoia, non come prima che erano Ivano & Fiorella. “La cosa incredibile è che io sto lasciando, lei sta iniziando”, Fossati scherza, ma nemmeno troppo. Per dire che quest’incontro alla fine è un incrocio, forse è capitato quando avevano smesso di cercarlo. “Se dicessi che in passato non avevo pensato alla scrittura, sarebbe una bugia. E’ che non mi ero sentita mai all'altezza. Cosa volevo: cantavo Fossati, cantavo De Gregori, mi sentivo inadeguata. Io che non ho mai scritto neppure una pagina di diario”. Ma la canzone è una penna e un foglio, questo lo dice Guccini. Così è nata Se solo mi guardassi, traccia numero tre del nuovo disco di Fiorella Mannoia, Sud. Una penna, un foglio e i racconti dei musicisti venuti dal Senegal. “Ho scritto nello studio di casa mia, la scintilla me l’ha data un libro di Pino Aprile, Terroni. Sono partita dal nostro meridione e sono arrivata al sud del mondo, tutti i sud hanno un destino comune. Gente che ci passa accanto e non ci giriamo nemmeno a guardarla. Il nostro sud è stato saccheggiato, non era certo così disgraziato come ce lo raccontano. Dopo tutta la musica che ho ascoltato, credo che l’occidente abbia dato ciò che doveva, adesso le novità vanno cercate altrove”.

giovedì 23 febbraio 2012

Emma, Noemi, Arisa e l'elogio dell'incomunicabilità

Adesso che di Sanremo non importa più a nessuno, è forse arrivato il momento di scavarci dentro. Per scoprire che il festival dei lunghi monologhi di Celentano è stato in realtà il festival che ha premiato la mancanza di fiducia nel potere della parola. Il Sanremo che ha fatto l'elogio dell'incomunicabilità. L'ha cantata meglio di tutti Noemi, al suo uomo ricordava "un equilibrio che svanisce ogni volta che parliamo". Lui era stanco di tutto, "e io non so cosa dire, non troviamo il motivo neanche per litigare, siamo troppo distanti distanti tra noi, ma le sento un po' mie le paure che hai. Vorrei stringerti forte e dirti che non è niente. Posso solo ripeterti ancora: sono solo parole, sono solo parole le nostre".

lunedì 20 febbraio 2012

Alessandro Siani, l'Accademia della Crusca e la prospettiva di un accento

Ora. La comicità di Alessandro Siani può piacere o non piacere. Oppure può piacere a volte sì e a volte no. Sul "Corriere del mezzogiorno" di ieri, Antonio Fiore ha scritto che sul palco del festival l'attore napoletano ha concesso "un quarto d'ora di spasso intelligente" - anche se con qualche battuta non originalissima - chiudendo poi con la retorica del siamo tutti italiani, e il nord, e il sud, la stessa barca, eccetera eccetera.

mercoledì 15 febbraio 2012

Basta il giusto

Quando un giorno la Terra sarà troppo piccola per tutti, allora sì che ce ne accorgeremo. Ci spareremo addosso per la sopravvivenza dopo averlo fatto per il petrolio, per l' acqua e per l' uranio. Lo faremo per il suolo e il sottosuolo, per il cibo e i serbatoi delle macchine. Andrea Segrè, economista triestino e preside della facoltà di Agraria all' Università di Bologna, immagina come sarà l'apocalisse del mondo occidentale, schiavo della triade crescita-consumo-debito. Lo fa nel suo Basta il giusto (quanto e quando) (Altreconomia), un libretto sottile costruito come una lettera a uno studente universitario diciottenne. Quando un giorno la Terra sarà troppo piccola per tutti, sarà pure troppo tardi. Perciò bisogna agire adesso, e una strada per Segrè esiste già. Sarà l'ossimoro a salvare il mondo, a garantire ancora un futuro. La strada delle contraddizioni apparenti condurrà "lentamente, ma per davvero" a meno benessere e più ben vivere.

martedì 14 febbraio 2012

'O festivàl / 4

Certo, uno si assenta due settimane e quando torna vuole parlare del festival di Sanremo.
Però ci siamo. Mica si può fare finta di niente. Io ero spaventato soprattutto da una cosa. Che Sanremo comincia e Tieffemme sta ancora a Parigi. Però questo suo post mi fa capire che pur in contumacia possiamo contare su di lui (e sulla sua scoperta Dragontape)
Dopo il meglio degli anni '70 [che si sente e si legge qui], il meglio degli anni '80 [qui] e il meglio degli anni '90 [qui] e il meglio degli anni Zero [qui], arriva:
L'anti Sanremo di tutti i Sanremi.
E cioè.
Tutte le volte che a Sanremo uno ha pensato: ma questo adesso qua che ci fa.

martedì 7 febbraio 2012

L'età dell'oro dello sport spagnolo e tutte le ombre intorno

Il ciclista spagnolo Contador
Quando il marciatore Daniel Plaza Montero riuscì a dimostrare che il nandrolone trovato nel suo sangue veniva da una lunga notte di sesso orale con sua moglie incinta, tutta la Spagna si fece una grandissima risata e richiuse gli occhi per sognare con i suoi campioni. Ora che tante di quelle stelle sono coperte d'ombra la Spagna non ride più, e una parola più di ogni altra usa per spiegare che l'età dell' oro non è una patacca. Persecuzione, così dice la potenza del calcio, del basket, del tennis, dell'hockey su pista. L'84% dei lettori dell' edizione online del quotidiano sportivo Marca ieri considerava ingiusta la sanzione per Contador. È la stessa opinione pubblica che si è sollevata a novembre per le illazioni di Yannick Noah sulla pozione magica: «Sono caduti nel pentolone di Asterix e Obelix». La stessa che reagì nel 2007 alle accuse del capo mondiale delle bici, Pat McQuaid: «La Spagna non vuole lottare contro il doping».