venerdì 27 aprile 2018

Il miracolo di Ammaniti

Una volta su mille, sosteneva Fellini, i miracoli accadono nel silenzio. Non c’è limite a ciò che può succedere quando si è disposti a crederlo. Scrittori e registi la chiamano sospensione della realtà, i religiosi la chiamano fede. “Un miracolo scoperchia. Il suo senso sta dentro l’eco che ciascuno avverte in sé, nelle domande che ci si pone: perché si sta mostrando a me, perché sono stato scelto io, qual è il mio ruolo nel mondo?”. 

Dopo sette romanzi, un premio Strega e cinque film tratti da suoi lavori, a 51 anni Niccolò Ammaniti si è messo a indagare “le nostre reazioni dinanzi a un evento che va contro i principi della fisica. Cos’è che un miracolo suscita? Paura, curiosità, un allontanamento da sé. Sono partito da una domanda: cosa succederebbe alle persone se un oggetto di plastica di due chili e mezzo producesse 90 litri di sangue al giorno”. È il prodigio raccontato nella serie Il miracolo, dall’8 maggio su Sky Atlantic, otto episodi prodotti da Wildside con Arte e Kwaï, distribuiti da FreemantleMedia, da Ammaniti sceneggiato (con Francesca Manieri, Francesca Marciano e Stefano Bises) e per la prima volta da lui pure diretto (con Francesco Munzi e Lucio Pellegrini). Nel cast Guido Caprino, Alba Rohrwacher, Tommaso Ragno, Lorenza Indovina, Elena Lietti. 

mercoledì 18 aprile 2018

Gli adesivi di Anna Frank e l'alibi di Fantozzi

Come nel più imbelle dei tentativi per sfilarsi da una situazione molesta, sei dei quattordici ragazzi che a ottobre giocavano a fare i fascisti dentro lo stadio Olimpico attaccando gli adesivi con il volto di Anna Frank in maglia giallorossa — credendo di insultare così ebrei e romanisti — si sono presentati in Procura con un'ultima grande idea per evitare il processo e conquistare l'archiviazione. "Non sapevo si trattasse di lei. Pensavo fosse Mariangela, la figlia di Fantozzi". Un ulteriore salto di qualità della spietatezza, il passaggio dalla banalizzazione all'irrisione. Per sostenere la tesi dello sfottò e smontare l'accusa di istigazione all'odio razziale, dopo la chiusura delle indagini, gli ultrà si sono presentati con le tesi più beffarde: scusate, non era forse una comune bambina?