mercoledì 28 gennaio 2015

Lacrime e teste mozzate, il tormento degli ex

POI, quando d'amore non ce n'è più, rimane il rispetto. Per questo, davanti alla sua vecchia gente, Adem Ljajic piazza la palla nell'angolo basso e basse tiene pure le mani, va bene, è gol, ma non c'è niente da ridere, adesso lasciatemi stare. Firenze lo ha conosciuto bambino, gli ha visto prendere schiaffi e pugni da Delio Rossi — sganassoni educativi o aggressione violenta, si disse, secondo i punti di vista — e adesso lo riscopre uomo sereno, in pace con il suo passato. La vita fra ex può non essere facile, del resto ci si innamora insieme e ci si separa in modo impari. Luis Figo passò da Barcellona al Real e al primo Clàsico si trovò una testa di maiale lanciata in campo. Il belga Steven Defour, giusto domenica, ha sollevato lo sguardo verso la sua vecchia curva, scoprendo che allo Standard Liegi non hanno preso bene il suo passaggio all'Anderlecht: su uno striscione era ritratto con la testa mozzata.

martedì 27 gennaio 2015

Addio Agbonavbare, il portiere facchino che provò a salvare sua moglie


"I giorni del calcio sono finiti. Ora devo lavorare e lavorare, la vita è dura", disse Wilfred Agbonavbare, che andava in campo sorridendo e sorridendo ne era rimasto fuori. La tv spagnola scoprì per caso che era finito a lavorare come portapacchi all’aeroporto di Barajas, dopo aver fatto consegne per una macelleria. "Sono famoso, e allora?", rispose a un finto facchino che il programma El jefe infiltrado de La Sexta aveva intrufolato lì con una camera. "Ho bisogno di soldi", mormorò, e non perché quelli guadagnati da calciatore li avesse sperperati: erano finiti tutti, disperatamente spesi per provare a guarire la povera moglie da un cancro al seno.

mercoledì 21 gennaio 2015

L'orologio di Mandorlini, il tempo non passa mai

INESORABILE come una canzone di Sergio Endrigo, Andrea Mandorlini guarda l'orologio e scopre che la festa appena cominciata è già finita. Beati voi, voi così sicuri del fatto che il tempo voli. In quattro giorni, invece, a Verona si sono convinti del contrario. Altro che. Il tempo non passa mai. Come quando deve bollire l'acqua nella pentola. Non fai in tempo a digerire i sei gol del giovedì sera e la domenica il supplizio ricomincia. Cogli l'attimo, predicano i poeti, ma certi attimi allo Juventus Stadium sono tutti uguali, lunghissimi, congelati, e il povero Mandorlini al massimo può cogliere i gol. Pogba ha riaperto i conti con un tiro nell'angolo basso, se ne sono andati appena tre minuti e pochi secondi. A quel punto, al cospetto degli assatanati vestiti di bianco e nero, guardare l'orologio è l'errore più grave che si possa fare, perfino più grave che essersi illusi di rimpiazzare Iturbe con Saviola e Jorginho con Tachtsidis. Eppure Mandorlini lo commette. Butta l'occhio sulle lancette e si espone alla rivelazione che ci sono ad aspettarlo altri 87 minuti di diluvio. Più recupero. A che ora è la fine del mondo?

giovedì 15 gennaio 2015

Il millesimo gol mai segnato da Pelé


E se si fosse buttato apposta? L’arbitro Manuel Amaro de Lima ebbe un momento di incertezza. Solo un attimo. Impossibile. Quello era Pelé. Il grande Pelé. L’immenso Pelé. Il loro Pelé. O Rei. Un re non si tuffa, un re viene abbattuto. Allora gettò via i dubbi, mise il fischietto tra le labbra e soffiò. Undici minuti alla fine. Calcio di rigore per il Santos. Il momento che la gente aspettava.

mercoledì 14 gennaio 2015

Dal selfie al groufie, Totti nel segno di Parola

selfieCHE poi, a dirla tutta, questo non è neanche un selfie. Il selfie, voce di popolo, è passato di moda. Appena entrato nella lingua italiana (dizionario Zingarelli 2015) è già diventato roba per anziani. I giovani casomai fanno il groufie. L'autoscatto di gruppo. Più siete, meglio viene. Ellen DeGeneres sul palco degli Oscar credeva d'aver messo dietro di sé un gruppetto da record. Sbagliato. Totti nel suo ci ha infilato l'intera curva Sud, più un fotografo in campo medio con la pettorina numero 9. Esagerato.
Esagerato come il suo volo d'un attimo prima, un gesto che a 38 anni e 3 mesi se non sei Totti ti fa finire dritto al centro traumatologico. Una spaccata, quasi una mezza rovesciata, c'è chi la chiama bicicletta, ma si fa prima a dire "alla Parola".

giovedì 8 gennaio 2015

Il viaggio di Pino Daniele


Qui sono raccolte un po' di frasi di Pino Daniele seminate nel corso di 35 anni di interviste. Sono montate con i passaggi principali della sua carriera. Altro non c'è da dire.

1977 Terra mia

1978 Colonna sonora "La mazzetta"

1979 Pino Daniele

"E' un errore dare troppo peso alle canzonette. Ho cercato di scrivere qualcosa di amaro che restasse in testa" 

"Vorrei fare cose decenti senza dover sempre dare spiegazioni" 


"Se Je so' pazzo capita di fischiettarla in bagno o sul tram, mi dite che c'è di male?"

Cerci, Zaza e i gol con la barba

disegno di Paolo Samarelli
L'OSSESSIONE all'inizio riguardava i capelli. «Prima di andare a fare le interviste, si pettini». Non si può dire che Berlusconi mancasse di franchezza verso Allegri, che in tv arrivava sempre di corsa, tutto scompigliato. Pur di non obbedire, Allegri li tagliò. A Ronaldo invece era stato ordinato il contrario: «Gli ho consigliato di farseli crescere e di togliere il pizzetto, è giovane, credo che così sia diventato più bello». Al Milan diventò anche più fragile, ma questo adesso non c'entra. Via le treccine di Seedorf, malvisto il codino di Ibra, malvista due anni fa la cresta di El Shaarawy, solo che il ragazzo segnava, e tanto, così il presidente s'arrese: «Considerati i risultati, ritiro il consiglio». Passaggio che trasferiva la questione dal campo estetico a quello scaramantico.