giovedì 8 gennaio 2015

Cerci, Zaza e i gol con la barba

disegno di Paolo Samarelli
L'OSSESSIONE all'inizio riguardava i capelli. «Prima di andare a fare le interviste, si pettini». Non si può dire che Berlusconi mancasse di franchezza verso Allegri, che in tv arrivava sempre di corsa, tutto scompigliato. Pur di non obbedire, Allegri li tagliò. A Ronaldo invece era stato ordinato il contrario: «Gli ho consigliato di farseli crescere e di togliere il pizzetto, è giovane, credo che così sia diventato più bello». Al Milan diventò anche più fragile, ma questo adesso non c'entra. Via le treccine di Seedorf, malvisto il codino di Ibra, malvista due anni fa la cresta di El Shaarawy, solo che il ragazzo segnava, e tanto, così il presidente s'arrese: «Considerati i risultati, ritiro il consiglio». Passaggio che trasferiva la questione dal campo estetico a quello scaramantico.

Ora c'è la barba, la barba del povero Cerci, circuito e corteggiato dall'Inter, convinto di poter dire sì a Mancini, poi dirottato dall'Atletico verso il Milan, che con la sua fantasia in attacco conta di sollevare la stagione. Non immaginava che prima di tutto a lui avrebbero sollevato il pelo superfluo: «Mi ha promesso che taglierà la barba per la prima partita». Finisce che lui, ingenuo, asseconda: «L'ho fatto per rispetto». Errore. Una barba non cresce mai per caso. Sta lì sul mento a rivendicare qualcosa. Perciò tre minuti dopo l'ingresso in campo da glabro contro il Sassuolo, calcio d'angolo, qualcuno irritato su all'Olimpo — dove non sanno cosa farsene di guance lisce e levigate — mette in scena la più beffarda delle vendette, il castigo irsuto del barbuto Zaza sotto forma di volée di sinistro. Zaza Simone, di Antonio e di Caterina, dimostra che la lezione l'ha imparata. Mamma lo vuole dal viso pulito, a papà basta che faccia gol. Che le due cose siano collegate nessuno ancora lo sospetta, finché Simone a settembre si rade. Aveva segnato alla prima di campionato contro il Cagliari, era diventato la sorpresa della nazionale di Conte, la carriera iniziava a svoltare. Decide che per far felice il cuore di mammà basta poco. Una lametta. Fa gol alla Juve, la squadra che sul suo cartellino ha diritto di riacquisto in estate per 15 milioni, ma subito dopo si fa male. Sta fuori tre partite, rientra e non vede più la porta. A quel punto puoi essere pure il più accanito lettore di Rousseau e di Voltaire, ma ci pensi un attimo e la barba te la fai ricrescere. Male non fa. C'è una folta schiera di iscritti alla setta. Figo non si è mai rasato prima di giocare una partita. «Sarebbe stato come tagliare le mie forze». Gentile ai Mondiali in Spagna si fece crescere i baffi per fermare Maradona e Zico. Toldo dava una lisciatina portafortuna a quelli di Albertosi. E Kempes ai Mondiali ‘78? Poiché non segnava, Menotti glieli fece tagliare: fino alla Coppa. Anche quelli di Mazzola spuntarono per scaramanzia, dopo uno scudetto, e non li tolse più. Con la barba di nuovo al suo posto, Zaza ha fatto quattro gol nelle ultime quattro partite: due alla Roma, uno al Cesena, l'ultimo al Milan. Ieri ha rinnovato il contratto con il Sassuolo fino al 2019. Nessuno gli chiede più di radersi, nemmeno la mamma. E forse ora la barba ricresce pure a Cerci.

(la Repubblica, 8 gennaio 2015)

Nessun commento: