sabato 31 luglio 2010

Carlo Levi, e non era tutto

Dal nord verso Taranto, nei pressi della stazione ferroviaria che segue quella di Battipaglia e precede quella di Potenza centrale, il capotreno avverte attraverso il microfono interno che i passeggeri della quinta e sesta carrozza in procinto di scendere a Eboli devono portarsi nella terza, causa scarsa lunghezza del marciapiede nella stazione. Dunque non solo Cristo s'è fermato lì, ma dovette fare attenzione a dove metteva i piedi. A meno che non viaggiasse in prima classe. Ipotesi che mi sentirerei di escludere. Ma allungare un marciapiedi quanto costa?

sabato 24 luglio 2010

Dalla lettera di un operaio Fiat a Marchionne

Lei vuole insegnarci che questa «è una sfida che si vince tutti insieme o tutti insieme si perde». Immagino che comprenda le mie difficoltà a credere che lei, io, i colleghi di Pomigliano e i milioni di operai che dipendono dalle sue decisioni, rischiamo alla pari.
[la lettera intera è sull'unità ed è molto bella]

venerdì 23 luglio 2010

Ti twitto in due

E' scoppiato un casino in Brasile perché dopo aver girato lì il suo ultimo film, pare che Sylvester Stallone abbia detto (se Google ha tradotto bene dal portoghese): "Potevamo uccidere persone, far saltare tutto in aria e loro erano sempre lì a dirci grazie. Obrigado, obrigado, prendi una scimmia. I palazzi saltavano in aria e la gente era lì a portarci hot dog e a godersi il fuoco".
I brasiliani se la sono presa a morte, si sono scatenati e il nome di Stallone è in testa ai trending di Twitter. Tanto che qualche americano pensava che fosse morto.

giovedì 22 luglio 2010

You may say

Vendola in Italia non vincerà mai e poi mai. Sono cose che potete sognare solo voi da Firenze in giù, che vivete in un mondo tutto vostro. Il punto è il nord e cosa vuoi che faccia Vendola contro la Lega...
(massimo cacciari, intervista a il manifesto)
nuovo link per la lettura >>> qui

mercoledì 21 luglio 2010

Would be or would not be


[io l'ho visto per la prima volta da ciro]

Le anteultime / Vincere


I film visti quando li hanno già visti tutti

Lui si sfila la camicia e quando la bacia le stringe la gola. Lei invece quando si baciano gli cerca sempre il labbro inferiore e a letto fa aah, ìh, aah. La prima mezz'ora se ne passa così. Che uno pensa: se proprio avessi dovuto scegliere un verbo per dare un titolo a questo film, certamente non sarebbe stato "Vincere".
Però poi passa.
Poi la storia si sblocca, esce dalla camera da letto, c'è una bella scena con lo psichiatra che spiega a Giovanna Mezzogiorno qual è il ruolo della donna per i fascisti, lei è veramente brava, forse è la sua interpretazione che regge un po' tutto, e alla fine del film resta dentro un gigantesco raccapriccio. Per come sono malridotte le unghie di Filippo Timi.

Lo spleen dell'emigrante

Togliere libri dai pacchi, rimetterli in libreria e derogare all'ordine alfabetico per autore con due mensole a tema. Napoli e i napoletani.

sabato 17 luglio 2010

La notte di Caravaggio

Da stasera a domani mattina, se siete a Roma, sono aperti tutti i luoghi che ospitano un'opera di Caravaggio.
Nel quarto centennale della morte.
Se invece siete a Napoli, andate a mangiare alla taverna del Cerriglio, calata Trinità Maggiore 2: dove dopo l'omicidio di Tommasoni Caravaggio venne aggredito, accoltellato e ferito al volto.
Se siete in Toscana, a Porto Empedocle, nel luogo della sua morte espongono la teca che contiene i resti del suo corpo.

Le cose cominciano per scherzo

E dopo i sorrisini per il folklore, per il fiume, per l'ampolla, per i celti, ci siamo via via trovati ad ascoltare cose sempre più serie sul conto di Pontida e della secessione, a leggere cose sempre più definite sull'elezione di miss locali e frasi sempre più aggressive su chi stava oltre l'orizzonte d'attesa.
Finché.
Finché non diventa naturale leggere una cosa come questa su un quotidiano serio come La Gazzetta dello Sport.
Questo giocatore entrerà nella storia. Si chiama Marco Motta, è padano di Merate, ha 24 anni e fa il difensore e il centrocampista.

domenica 11 luglio 2010

Olanda-Spagna e il tifo di Napoli

E allora, insomma, per chi tifiamo? Noi napoletani, dico. Se fosse il mondiale del 1510, non ci sarebbero storie. Saremmo sudditi della corona spagnola e di Ramon Folc III de Cardona, vicere di Napoli nominato da re Ferdinando II d'Aragona. La Spagna sarebbe a pieno titolo la nostra nazionale. Oppure deve pesare l'effetto Rudy? L'effetto Rudy è quel sentimento favorevole all'Olanda introdotto a Napoli da Krol, il libero della generazione di Cruyff che venne a giocare da noi nel 1980. Portava la maglia numero 5, e tutti i bambini di Napoli volevano quella maglia lì. Fu un Maradona prima di Maradona. Tendeva il braccio nell'aria, puntava l'indice nel vuoto e dalla sua area di rigore, la nostra area di rigore, lanciava la palla esattamente lì dove finiva la traiettoria immaginaria cominciata dal suo dito. Sui piedi di tale Claudio Pellegrini, uno a cui il Divino Rudy fece segnare 11 gol, e il Napoli arrivò terzo (era primo a 5 giornate dalla fine).
Certo, fummo spagnoli, e in fondo lo siamo tuttora nel tratto genetico, sovrapposto al seme svevo e sopravvissuto alle mutazioni politiche. Ma bisogna tifare per la Spagna perché ci ha lasciato i Quartieri spagnoli o tifare contro la Spagna per lo stesso motivo: per quel massacro urbanistico e sociale cominciato con la loro dominazione? Se fosse così, sarebbero un po' nostre anche le nazionali di Francia, di Austria e di mamma Grecia.

sabato 10 luglio 2010

Gli scrittori dei Mondiali: Olanda-Spagna

Io non gioco a calcio più di quanto preferisca giocare a hula hoop
(Michel Faber, La pioggia deve cadere)

Sospetto sempre di chi non prende caffè. Così come degli intellettuali ai quali non piace il calcio. I miei napoletani preferiti sono devoti, senza esclusioni, del San Carlo e del San Paolo. E bevono caffè.
(José Vicente Quirante Rives, Elogio del caffè al bar)

venerdì 9 luglio 2010

L'Olanda del '74. Dove sono finiti i ribelli del calcio


Quello che aveva il numero 3 dipinge paesaggi. C’è stata una mostra poco fa, delle opere di Wim Van Hanegem. Il numero 10, René van de Kerkhof, gestisce una sala congressi e a tempo perso tiene reading di romanzi e poesie. Il numero 15 ha preso casa fuori Amsterdam e pesca. Pesca e basta, Rob Rensenbrink. Non fa altro. Non parlategli di pallone. Non ha voluto più saperne nulla, andassero al diavolo le scarpette e tutto il resto. Era così vivo il loro calcio che hanno dovuto seppellirlo. Era così totale che hanno dovuto azzerarlo. Capelli lunghi e passaggi corti. Erano belli, alti e biondi. Gol e anarchia: non importa chi marcava chi. “Chissà perché”, si chiedeva Rinus Michels, il ct che l’aveva inventato e che dal 2005 non c’è più.

martedì 6 luglio 2010

Gli scrittori dei mondiali: Olanda-Uruguay

Il totaalvoetbal rispecchiava la mentalità di una città libera, piena di idee nuove, sessualmente emancipata, democratica. Il nostro calcio era ed è leggero, d'attacco, quanto quello del Feyenoord è fisico, difensivo, un po' operaio. È un problema di aria e terra. Amsterdam è sempre stata una città artistica, effervescente, mentre Rotterdam, completamente distrutta dopo la guerra, ha dovuto lavorare sodo e sgobbare per rimettersi in piedi. Andare a vedere l'Ajax è come andare al teatro, si applaude solo quando ne vale la pena.
(H. J. Gortzak)

La maglia celeste era la prova dell'esistenza di una nazione: l'Uruguay non era un errore. Il calcio tirava fuori quel paese minuscolo dall'ombra di un anonimato universale.
(Eduardo Galeano)

domenica 4 luglio 2010

Compri il disco e ti regalo l'intervista, o il contrario

Se uno crede di aver già visto tutto del signor Rogers Nelson, in arte Prince, oppure The Artist Formerly Known as Prince, oppure Tafkap, oppure The Artist; se uno crede che sia già stato abbastanza una fuga dall'Italia durante i concerti, la battaglia con la Warner Bros, la cassaforte in cui chiude pezzi che non registra, la rivalità con Michael Jackson, il disco venduto su internet, l'altro disco distribuito gratis ai concerti, l'altro disco venduto con i giornali, ecco, non è tutto.
Si dice in giro che la prossima settimana il genialissimo Prince esca con un album nuovo, pure questo distribuito nelle edicole in allegato ad alcuni quotidiani (il Daily Mirror in Inghilterra, Het Nieuwsblad in Belgio, da noi non se ne parla nemmeno), e che per l'occasione conceda la sua prima intervista in Inghilterra dopo 10 anni. Ovviamente al Daily Mirror.
E però diciamo la verità l'ultimo era bruttino.
Treunodueuno 2.0 ha qualche ipotesi di track list
Il primo singolo si ascolta qui

Altre cose su Prince
Il principe viola

Ronnie Hellström e il giallo delle madri di Plaza de Mayo

ronnie Ho parato con i piedi, ho parato con il corpo, ho sempre parato con tutto me stesso. Io, Ronnie Hellström, svedese di Malmö. La città di Ibrahimovic e di Anita Ekberg, scegliete voi chi preferite. Se c'è un calciatore svedese legato ai Mondiali, be', allora quello sono io. Intanto, per via di un film. Nel film io sono quello con i baffi. C'era poco da prendersi sul serio in quel film, e se hai i baffi la cosa ti aiuta. Avevo 25 anni, e anche questo aiuta. Giocavo nell'Hammarby. Sia nella vita sia nel film. L'Hammarby è una squadra di Stoccolma che adesso si tarantola in serie B. Ma all'epoca era una grande del calcio svedese. Insomma una grande proprio no, lo scudetto non lo vincemmo mai. Ma a me piaceva pensare che ogni anno potessimo provarci.

La vuvuzela di William Golding

Prima dei mondiali in Sudafrica, ma prima prima, c'era già chi conosceva la tecnica per suonare la vuvuzela.

Perplesso, Ralph portò la punta della conchiglia contro le labbra e soffiò. Dalla bocca della conchiglia venne fuori un fruscio e niente più. Ralph si pulì le labbra dall'acqua salata e provò di nuovo, ma la conchiglia restava muta.
"Faceva come per sputare".
Ralph spinse le labbra in fuori e soffiò nella conchiglia che mandò fuori un rumore basso, indecente. Questo li divertì talmente che Ralph continuò a soffiare con le labbra in fuori per qualche minuto, tra squilli di risa.
"Faceva venire il fiato di qua".
Ralph afferrò l'idea e soffiò nella conchiglia dal fondo del petto.
[il signore delle mosche]

sabato 3 luglio 2010

Shakespeare, Vasco e Daniele Luchetti

Insomma. Prendete il clown della Dodicesima Notte. Feste è il personaggio più desolato mai inventato da Shakespeare, privo di ogni fiducia nel mondo e negli uomini, eppure si concede ogni parola, anche la più irriverente, nei confronti del potere. Quando Feste rimane da solo nella scena finale, in una canzone - di parole - ne pronuncia sette. Che sono un sigillo definitivo. E' una prospettiva da cui guardare la vita. Lui dice For the rain it raineth wery day, che sarebbe semplicemente Perché la pioggia cade ogni giorno.

Gli scrittori dei Mondiali: Argentina-Germania

Per fare un gol in barba agli arbitri ci vuole il senso delle regole. Per fare un gol che sia drammatico ci vuole un gesto molto atletico. Per fare un gol ogni domenica ci vuole l'asso nella manica. Per farlo come Diego il 10, ci vuole una vita intera: non resterebbe il tempo per dire agli altri altri son stato yo
[Osvaldo Soriano, Per fare un gol]




Fu concesso un calcio rigore. Tutti gli spettatori corsero dietro la porta. Il portiere si domanda in quale angolo l'altro tirerà, disse Bloch. Se conosce il tiratore, sa quale angolo si sceglie di solito. Può darsi però che anche l'incaricato del calcio di rigore calcoli che il portiere ci pensa. Quindi il portiere pensa che oggi, per una volta, il pallone arriverà nell'altro angolo. Ma se il tiratore continuasse a pensare insieme al portiere e decidesse quindi di tirare nel solito angolo? E così via, e così via". 
Bloch vide che a poco a poco tutti i giocatori uscivano dall'area di rigore. L'incaricato del calcio di rigore si aggiustò il pallone. Poi arretrò anche lui fino a uscire dall'area di rigore. "Quando il tiratore prende la rincorsa, il portiere indica volontariamente col corpo, poco prima che il pallone sia calciato, la direzione in cui si getterà, e il tiratore può tranquillamento calciare nell'altra direzione", disse Bloch. "Il portiere avrebbe altrettante probabilità di sbarrare una porta con una pagliuzza". Improvvisamente il tiratore si mise a correre. Il portiere, che indossava un vistoso maglione giallo, rimase perfettamente immobile, e l'incaricato del calcio di rigore gli calciò il pallone nelle mani.
[Peter Handke, Prima del calcio di rigore]

venerdì 2 luglio 2010

Colpo di scena

Uno non avrebbe mai immaginato che il percorso da tifoso di Wittgenstein-Sofri potesse coincidere con quello di un bambino nato a Bagnoli. Fino al punto da desiderare una finale Olanda-Argentina solo per congiungere il filo che da Rudy a Diego.

Due anni dopo, il Napoli comprò Ruud Krol, che aveva già trentun anni ed era sempre sembrato il più autorevole e “grande” degli olandesi. Krol quindi veniva in Italia. Mi ricordo la copertina del Guerin Sportivo (direttore Italo Cucci). Il Napoli diventò la mia squadra (fino ad allora ero stato pigramente juventino, confesso: ma in provincia si era solo juventini o milanisti, allora).
Il Napoli di Krol arrivò straordinariamente terzo, ma la mia scelta si rivelò davvero fortunata e lungimirante negli anni successivi, i più emozionanti della mia vita di tifoso. Che capovolsero – assieme alla locale svolta democratica – i miei sentimenti per gli argentini. La mia squadra, in questi mondiali 2010, sono loro e ho per Diego la stessa irragionevole commozione e fratellanza che hanno i napoletani veri.