venerdì 28 ottobre 2022

La città che insegna a fare il cinema

Hanno i badge tra l’azzurro e il blù, e sono ovunque, con i bloc notes, le macchine fotografiche, i microfoni. Guardano, fanno domande, studiano il cinema e i suoi processi. Molti vengono da fuori Roma, affittano una camera, sognano di farcela. La Festa parla a loro in molti modi, mostrando pure quei mestieri che non sono in superficie, la macchina nascosta, non meno affascinante. Roma Lazio Film Commission ha aperto ieri il suo CineCampus Atelier di formazione con una lezione di Francesco Di Stefano sul mestiere del montatore, “un mestiere dimenticato - ha detto alla saletta piena di studenti - una figura che viene data per scontata”. Ha lavorato a “Freaks Out” e alla versione Director’s cut de “La grande bellezza”. Insegna che il montaggio è “come la cucina, gli ingredienti sono quelli, ognuno prepara il piatto a modo suo. Un film si monta in molti modi”. Avverte che bisogna avere un buon carattere, disporsi a mediazioni, entrare in sintonia fisica con il girato, come Walter Murch che lavora in piedi, perché ondeggia mentre monta.

Alessandra Rucco invece lavora in qualunque condizione, in riva a un fiume, in un bosco in Norvegia. Fa la segretaria di edizione e dice che ancora oggi, dopo vent’anni, qualcuno crede abbia a che fare con gli accenti. La dizione. Invece è il ruolo in cui si registra l’attività giornaliera del set, le sequenze, i ciak, i commenti del regista, un diario di bordo che sarà utile al montaggio. Ha scoperto il mestiere quasi per caso. Faceva la comparsa nella serie La Squadra. “Il cliché culturale - spiega - vuole che si tratti di un lavoro per donne. Forse perché serve un approccio femminile, forse per il nome”. In America lo chiamano script supervisor, Ambra Angiolini suggerisce: direttrice della continuità. Rucco ha una sua piattaforma online per la formazione, tiene corsi avanzati e per principianti. 

C’è chi il film lo scrive dopo che è stato girato. Il boom delle piattaforme ha sviluppato i sottotitoli, un mercato che copre il 20% del fatturato della post produzione. Luciano Vittori con i 60 collaboratori della sua Backlight Digital opera per le sale e per l’home video. Racconta: “Un sottotitolista non è un semplice traduttore, ma una figura specializzata. Può arrivare dal mondo dei servizi per le lingue, ma deve conoscere la tecnologia e l’arte per far convivere questa terza linea di comunicazione insieme al sonoro e al campo visivo. Sviluppa un gusto, assorbe abitudini, si confronta con gli autori. È più difficile lavorare dall’italiano verso la lingua straniera,  specialmente se c’è del dialetto romano o napoletano da tradurre”. Nella sede di via Anagnina gli arrivano in media 30 curriculum al mese. Il sottotitolista ideale si forma fino ai 30 anni e dopo spicca. Impiega dai 4 ai 10 giorni per un lavoro. Guadagna fra i 10 e 12 euro all’ora per l’inglese, 50 per le lingue asiatiche, richieste per horror e film erotici. Serve sensibilità, ma pure tecnica: la riga superiore deve essere più corta di quella inferiore, ma per iTunes le righe sono tre.

Al futuro del cinema in ogni sua declinazione, l’Anica ha dedicato un ciclo di nove incontri, con tutte le componenti. Una sorta di stati generali, nei quali Francesca Cima (Indigo) ha citato come modello la tessera che in Francia permette agli studenti di andare al cinema gratis, Riccardo Tozzi (Cattleya) ha invitato a “tornare a fare cinema estremo, sfidante, meno cose, più buone”, Lorenzo Mieli (The Apartment) ha illustrato le prospettive e la sua visione di produttore di serie, Domenico Procacci (Fandango) ha ricordato una frase di Franco Cristaldi: “Non facciamo film che si vendono, ma vendiamo i film che facciamo”. Duecento studenti in sala, altri cento rimasti fuori, sono andati a sentire Paolo Virzì: “Si parla di crisi da 120 anni. Quando entrai al Centro sperimentale nel 1982, era dato per morto”. Invece resta l’eccellenza italiana per la formazione. Hanno aperto in questi giorni i bandi per i nuovi corsi la scuola pubblica Gian Maria Volonté e la Academy dell’Anica, legata a realtà produttive come Medusa, Netflix, Paramount, Rai e Vision. Roma rimane il posto giusto per sognare. E per studiare.

[uscito su Repubblica Roma il 21 ottobre 2022]

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