mercoledì 17 febbraio 2016

Messi al confine tra colpo di classe e irrisione

Il tiro a due dal dischetto di Messi e Suarez contro il Celta riapre il dibattito: colpo di classe o un modo per irridere i rivali? L'avesse fatto Neymar, sarebbe parso quasi naturale. Lui ha una faccia da cattivo pure quando sorride, lui che spesso incastra il pallone fra il tacco del piede destro e la punta del sinistro, facendolo ruotare sopra la testa dell'avversario, un sombrero diciamo noi, "lambretta" la chiamano in Spagna. Un rigore del genere da un insolente te lo aspetteresti. Da Messi no, Messi è il cuore tenero che si commuove per Murtaza Ahmadi, il bimbo afghano con una busta di plastica al posto della maglia. Perciò quando mette la palla sul dischetto e calcia nella maniera più sfrontata degli ultimi anni, molto più di qualunque cucchiaio visto finora, trasforma se stesso e tutto il Barcellona in una succursale della famiglia Simpson, lasciandoci il giorno dopo alle prese con un bel dilemma: qual è il confine fra lo spettacolo e l'irrisione?
Non c'è nulla di illecito nel rigore a due. Il regolamento impone solo che sia calciato in avanti, non verso la porta. Ora si parla di omaggio a Cruyff, icona della Catalogna ammalata («Sto vincendo 2-0 sul cancro» la sua frase recente), perché fu lui a rendere celebre il gesto, sebbene l'invenzione sia attribuita al belga Coppens, morto a inizio 2015, che nel ‘57 lo brevettò contro l'Islanda. Quel che non si dice è che Cruyff i rigori non li amava, anzi li temeva, lasciava il peso sulle spalle di altri, spesso Neeskens, e quella volta là si presentò a battere proprio per mettere in scena la menzogna.
La stampa catalana suona il liuto. «Un gesto che vale più di un gol». «Rigore storico». «L'arte di divertirsi giocando». Per una volta neppure Madrid riesce a eccepire. Mentre il mondo del calcio dibatte, Marca assolve Messi: «La scarsa frequenza della giocata non la rende offensiva ma fantasiosa. Il calcio è un gioco e una parte fondamentale del gioco consiste nell' inganno ». Dove comincia la propria superiorità e dove finisce il rispetto per l'avversario: eccolo il punto. Ce lo domandiamo ogni volta pure di fronte a risultati che arrivano dalla periferia del sistema, spesso tornei giovanili, quando una squadra vince con dieci o più gol di scarto: dovevano fermarsi? Luis Enrique, allenatore del Barcellona, si stupisce di tanta indignazione collettiva: «È più accettato un calcione che una prodezza ». D'altra parte, avrebbero potuto sbagliare, come accadde in un Arsenal-City a Henry e Pires.
Di gesti irritanti per quelli che li subiscono lo sport è pieno. Anche il tunnel nasce con una natura sbruffona - Sivori ne ha prese di botte per reazione - mentre oggi è un colpo che ha perso la sua funzione offensiva. Così come fuori dall'ortodossia si piazza la parata dello scorpione di Higuita. Il basket conosce la schiacciata e l'alley-oop, atti sublimi o gesti impuri, così come nel tennis la smorzata porta sempre con sé una scintilla di dileggio. Chang fece impazzire Lendl nella finale di Parigi 1989 battendo dal basso, un po' per genialità strategica, un po' per calcolo psicologico, molto per gratuita faccia tosta. Forse il punto di rottura tra lo show e l'onta si stabilisce in base alla scelta del momento. Il Barça aveva il Celta nel mirino dal 23 settembre scorso, giorno in cui a Vigo venne battuto 4-1. C'è della ruggine fra i club per via di alcuni ragazzini soffiati sul mercato. I dirigenti del Celta non seggono più in tribuna accanto a quelli catalani. Per toglierci allora ogni dubbio sulla sua sincerità, Messi potrebbe battere così un rigore pure nella prossima finale Mondiale, titolo che peraltro ancora gli manca. Sempre che in finale ci arrivi.

(la Repubblica, 16 febbraio 2016)

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