giovedì 2 agosto 2012

La Sicilia, Goethe e il default


Catania è laggiù, un grumo scuro rigettato da un ciclope. Quando l'aereo va a cercarla con la sua punta di ferro, si fa accogliente e bugiarda. Ti promette il mare e ti mostra per primi i suoi monti, il suo deserto scabro. Catania è femmina, anche se non lo dà a vedere. 

Le nuvole sono sparite, sono sopra, boh, o sono dietro. Eppure è sempre di nuvole sulla Sicilia che discute il mondo quando di Sicilia parla. Gli sprechi, la spesa pubblica, il default. Un format. Lo steward che serve acqua frizzante dentro un cilindro di cartone, un attimo fa diceva che lui Lombardo non l'ha votato mai, ma che da Lombardo si aspettava altro. Tipo? Una risposta migliore a Formigoni, ribatte. Quando quello lì gli ha fatto su twitter la battuta del cognome, che pareva Totò, o peggio ancora Grillo, peggio - lo vuole precisare - perché i film di Grillo non facevano ridere proprio a nessuno. "Di Lombardo ha solo il cognome", se lo ricorda cosa scrisse Formigoni su Twitter? Lombardo avrebbe dovuto rispondergli che invece lui è delle formiche ad avere solo il cognome, che avrebbe dovuto chiamarsi Cicaloni con le vacanze che fa, e noi qui a spremerci il sudore e il sangue. Cicala, altro che formica. 

Dice lo steward che legge ogni cosa che si scrive della sua Sicilia, anche adesso che gira questa parola, il defó, il defó, e che però solo alla gente del sud si rimproverano gli uomini che hanno votato, nessuno che si azzardi mai a considerare peggiori milanesi per il fatto di essersi scelti quel presidente lì. Giustamente. Perché non è dai rappresentanti che si giudicano i rappresentati. Non solo da quello, ecco. Che ci vogliono far passare per gli spreconi d'Italia - si accende - che sono tutti bravi a raccontare come la Sicilia sia ferma da vent'anni, come ormai viva esclusivamente di turismo, come la sua economia sia arretrata, tutti bravi sono, e poi quando chiudono Termini Imerese non aprono la bocca, o peggi'ancora fanno su e giù con la testa. Questo gli fa rabbia, gli scappa detto che lui il federalismo fiscale lo farebbe sul serio, a modo suo, e che farebbe pagare ogni cosa un pochino in più a chi arriva da fuori Sicilia, come se fosse una specie di tassa sul diritto di criticare che quella gente si prende. A Goethe no, a Goethe non gli farebbe pagare niente, forse è stato l'ultimo, dice, a venire in Sicilia senza pregiudizi in tasca. Poi tiene lo sguardo dritto, passa l'acqua frizzante e dice Comunque ben arrivato.

(Chiacchierate in Sicilia / 1. continua)

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