venerdì 6 maggio 2011

Guida all'Italia eco-solidale

Se una notte d’estate un viaggiatore volesse vedere Milano, è dal parco dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini che dovrebbe partire, lì dove anche Alda Merini visse. Così come il turista che fra maggio e giugno volesse ritrovare la bellezza perduta di Napoli, farebbe bene a congelare tentazioni da cartolina, per cominciare il suo cammino da Chiaiano, terra di cave di tufo e di coltura, il regno delle ciliegie prima di diventare il quartiere dell’emergenza discarica.
Ci sono città nascoste dentro le città. Piccoli posti che ai turisti vogliono sfuggire. E storie, e progetti, e sogni. Angoli che sono invisibili non meno delle città di Calvino, angoli di cui è piena l’Italia, “una bellezza interiore che va oltre la meraviglia estetica”. Sono i luoghi della sua legalità e della sua eccellenza etica, luoghi dell’impegno e di cultura indipendente. A metterli tutti insieme e a unirli con un solo tratto, ne viene fuori una mappa dei tesori della convivenza. Contiene locali in cui mangiare prodotti bio e a chilometro zero, botteghe e negozi del consumo critico, itinerari desueti fra reti di cittadini, nel nome del rispetto dell’ambiente. Un pezzo di paese a cui il mensile Altreconomia dedica ora un volume, “Guida all’Italia eco-solidale. Turismo responsabile in 20 città” (208 pagine, 18 euro).

Il mercato multietnico torinese di Porta Palazzo, il più grande d’Europa all'aperto. L’acqua di Treviso e Trento. I fenicotteri di Molentargius. Ogni città ha un suo punto di partenza, l’indicazione di cinque luoghi dove vale la pena fare una sosta, un piatto e una bevanda consigliata, un libro da cui farsi accompagnare durante il viaggio, una citazione letteraria, il mezzo ideale per girarla: a piedi a Trieste, in risciò a Palermo, la bici a Ferrara. E dove fermarsi a dormire, ostelli o agriturismi biologici, hotel gestiti da cooperative sociali. Dove pranzare. Dove trovare un circolo o un teatro inusuale per una serata di cultura. E le librerie per i viaggiatori. E i mercatini dell’usato. Massimo Acanfora, editor di Altreconomia e curatore con Silvia Leone: “E’ una guida ai valori che fanno parte delle città e a chi la vuole rendere migliore”. Ci sono le sedi della finanza etica e la città narrata dal punto di vista dei movimenti. “Luoghi inconsueti ma anche quelli turistici che si coniugano con questo spirito”. Tutto su carta riciclata.

Da 10 anni Altreconomia riflette sui temi del consumo critico e della sostenibilità. “All'eco e al solidale – dice Acanfora - ma in un senso un pochino più ampio, più politico, un insieme di attenzioni all’ambiente, al territorio e a quello che Langer avrebbe chiamato il viaggiare leggero”. La guida si apre con L’Aquila, a cui vengono dedicate le prime 12 pagine. La descrizione dello spirito della città è affidato alle parole di Hemingway: “D’estate, la notte faceva fresco e la primavera degli Abruzzi era la più bella d’Italia. Ma quel che era bello era l’autunno per andare a caccia nei boschi di castagni”. I luoghi di partenza indicati sono la basilica di Collemaggio voluta da papa Celestino V e il comitato 3e32, che da settembre 2009 vigila sulle speculazioni del dopo terremoto. E poi, certo, gli gnocchi allo zafferano, gli arrosticini e il Montepulciano. Spiega Acanfora che “nessun luogo più dell’Aquila merita di aprire una guida al turismo responsabile in Italia, perché è un luogo che ha bisogno di una ricostruzione non solo fisica e perché deve riprendere contatto con il resto d’Italia. L’Aquila sta diventando un laboratorio importante per chi crede che l’economia solidale possa essere il fondamento di modalità di gestione del territorio”. A giugno ospiterà il raduno di Sbarcogas, la rete dei gruppi d’acquisto solidale.

L’altro nucleo dell’Italia ecologica e solidale sta in Sicilia. “Esiste lì una capacità di creare un movimento forte e consistente”, racconta ancora Acanfora, “con un filo rosso della legalità che per noi è un decisivo segnale di speranza”. L’Emporio Punto Pizzo free, per esempio. Nasce dall’idea di due giovani, Fabio Messina e Valeria Di Leo, che vendono esclusivamente prodotti di agricoltori o artigiani o commercianti che si sono ribellati al racket. Ora esiste una mappa, curata da Addio Pizzo (500 adesioni), che tiene insieme produttori e negozi che hanno detto no all'estorsione: alimentari, libri, abbigliamento. E’ la stessa Palermo in cui sorgono b&b che destinano una percentuale dei guadagni a progetti di solidarietà; dove l’editore trapanese Coppola ha inventato i “pizzini” della legalità, libriccini che possono essere indossati con un laccio di cuoio; la città che ha confiscato alla mafia 11.152 beni, di cui 5mila già destinati ad associazioni presenti sul territorio. La guida alle città invisibili dice che se una notte di primavera un viaggiatore volesse starsene in giro per Palermo, dovrebbe partire dal cippo di Capaci che ricorda il martirio di Falcone.

(Il Venerdì, 29 aprile 2011)

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