venerdì 1 marzo 2013

Grazie, buonanotte

Ho detto così. Ho detto: Grazie, buona notte. Poi ho chiuso la finestra e tutto è finito. Tutto è compiuto. Come sul Golgota. Neanch'io sono sceso dalla croce. Non dite che l'ultima parola del papa è stata notte. La notte rimuove l'abituale sensazione di una vita comunitaria: quando non brilla luce, né si ode voce umana, chi ancora veglia, prova un senso di solitudine. Cosa ha a che fare la notte con il sonno? Dite la verità, allora, voi che siete rimasti lì, fuori dal mio portone. La verità è che l'ultima parola del papa non è stata notte. E' stata Buonanotte. Non è la stessa cosa. Separarsi è stato un sì dolce dolore, che avrei detto buonanotte finché non fosse stata mattina. Ed eccola, ora: la mattina è qui.


Ho fatto colazione davanti al lago, ho fumato una sigaretta, stavolta meno di nascosto delle altre volte. E' toccato a me, tutto questo. A me che avete chiamato il gendarme della Chiesa, il custode arcigno della dottrina della fede. Come una vendetta della vita. Io che ho compiuto tutto il mio cammino dentro i rassicuranti steccati dell'ortodossia, io che ho fatto da guardiano contro la teologia della liberazione, padre Leonardo Boff, e poi contro il vescovo Marcel Lefebvre. Io che negli anni '90 ammonii i vescovi americani di non andare in televisione, che in televisione deve andarci solo il papa. Wojtyla mi disse grazie, quel giorno disse Meno male, la Chiesa veglia sulla verità.
Oggi che mi sveglio in questo piccolo letto, mi vengono in mente le parole che di me disse all'epoca Gadamer. Che ero presente, ero troppo presente. Me ne sono ricordato e m'è scappato un sorriso. Ingravescente aetate. Il papa assente. La faccia che oggi farebbe Gadamer. E' cosa buona e giusta che sparisca anch'io. Preferirei essere lasciato solo. Non cerchiamo di capire. Il destino di certi santi, da vivi, è tra i misteri più oscuri della Chiesa. Vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate e il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa e il Signore sembrava dormire. Anche questo ho detto, anche questo ha detto il papa arcigno custode della dottrina della fede: Il Signore sembrava dormire. Ma la barca della Chiesa non è mia, è sua, e lui non la lascia affondare. L'ingenuità perduta però difficilmente si recupera e neanche può essere rimpianta. Mi sono chiesto: la si può simulare? Sarebbe come sopraffare la ragione, violare la coscienza, mentire a sé e agli altri, sarebbe offendere Dio. Nessuno ce lo può chiedere, nessuno me lo può chiedere. Nessuna lusinga o violenza, nessuno sforzo di buona volontà, nessun dogma può imporcelo. Fortunatamente Cristo è più grande della Chiesa.
Ho imparato a mie spese che è difficile essere papa e rimanere un buon cristiano. Ne ho parlato a lungo con il mio confessore e sto eseguendo la penitenza. Sono venuto dopo Karol, e sapevo di non essere lui. Sapevo che il popolo amava i suoi gesti candidi, il suo Se sbaglio mi corrigerete. Io amo il popolo, ma non si vede. Perché non lo amo d'un amore cieco. Giacché non è vero che il popolo sia sempre voce di Dio. Fu il popolo a chiedere la liberazione di Barabba e la crocefissione di Cristo. Che ne può sapere il popolo di certi terribili esami di coscienza? Il popolo non ne fa. Il popolo acclama e getta nella polvere. Bisogna amare il popolo, ma nessuno schiamazzo di folla deve mai prevalere sulla voce della coscienza. Per questo il poco tempo che mi resta vorrei passarlo in pace, lontano dagli intrighi, dalle rivalità, dalle invidie, dalle cupidigie. Le cupidigie. Le strutture del peccato. I pesci cattivi. Impropriam influentiam. Tacerò sul fondo della questione, su quello che penso cioè della situazione della Chiesa nel mondo d'oggi, poiché non è questione che si possa risolvere oggi, né io ho avuto la possibilità di affrontarla. Ma quanti anni durerà questa notte che la Chiesa di Cristo adesso attraversa? Come posso saperlo. Ne passarono tanti di anni prima che Cristo nascesse. Forse, per poter risorgere, la Chiesa dovrà prima integralmente imputridire.

Eppure è stato bello congedarsi dalla folla. La folla commossa. La folla che ama. Un privilegio unico nella storia. De mortuisi nisi bene, ma uscire così da San Pietro e sentire la folla, giungere a Castel Gandolfo e sentire la folla, ecco, mi lascia compiere l'ultimo tratto del mio cammino in pace, con serenità. La Chiesa ha dovuto mettere mano a riti e consuetudini dopo le mie dimissioni da papa, e non vi siete accorti che pure da papa emerito mi sono già dimesso, nell'istante in cui mi sono detto un pellegrino. Che poi in realtà un papa non si dimette, un papa abdica.
Andiamo, allora, ho detto a chi doveva accompagnarmi. L'idea di sparire in elicottero, ve lo confesso, mi dava ansia. Mi ha sempre messo agitazione, l'elicottero. Fosse stato per me sarei salito in macchina. Ma forse era davvero troppo. Non si può sempre dire preferisco di no.


[pensieri e parole liberamente attribuiti al pellegrino Joseph Ratzinger sono stati tratti da vecchie interviste all'allora cardinale e dalle opere di Shakespeare, Milton, Hesse, Melville e soprattutto da L'avventura di un povero cristiano di Ignazio Silone]

Nessun commento: