giovedì 27 marzo 2014

A proposito di Chris Martin e Gwyneth Paltrow


Puoi essere uno che sa dire Your skin and bones turn into something beautiful. Puoi scrivere le più apprezzate canzoni d'amore del nostro tempo, raccontando di sentirti preso, catturato, come al centro della tela di un ragno. Puoi essere il più strafico delle stelle del pop mondiale, e non sarai comunque al riparo. Anche se cento canzoni le hai scritte tutte per lei. Lei che era stata Wendy con Spielberg e la Emma di Jane Austen, lei che ha vinto un Oscar con Shakespeare e sa come si può parlare d'amore, lei di cui si invaghisce pure Iron Man. Pensa un po'. Il riparo da una storia d'amore che finisce, non esiste neppure per chi l'amore ha dimostrato di saperlo maneggiare. Se Chris Martin e Gwyneth Paltrow si lasciano, possiamo sentirci un pochino più leggeri e rilassati anche noi, con le nostre vite normali e i nostri banali fallimenti.
Senza arrivare alla solita considerazione che quando fra due persone è finita la colpa è sempre di tutti e tre, possiamo intascare questa rottura glamour e viverla come un alibi. Se perfino uno che sa parlare d'amore come Chris Martin non riesce a tenere vivo il suo, allora la nostra colpa non c'è. La colpa è dell'amore. C'è davvero qualcosa di sbagliato nell'amore. Come diceva Nabokov in La Vera Vita di Sebastian Knight.
Non posso fare a meno di sentire che c'è qualcosa di profondamente errato nell'amore. Degli amici possono bisticciare o lasciarsi, anche delle vecchie e salde amicizie, ma non c'è mai questo spasimo, questo pathos, questa fatalità che avvinghia l'amore. L'amicizia non ha mai quest'aria di condanna. Perché, quale ne è la causa? Non ho cessato di amarti, ma poiché non posso continuare a baciare la tua seria cara faccia, dobbiamo separarci, dobbiamo separarci. Perché ciò? Cos'è questa misteriosa esclusività? Si possono avere migliaia di amici, ma soltanto una amata. Gli harem sono un'altra cosa: sto parlando di danza e non di ginnastica. O ci si può immaginare un terribile turco che ami tutte le sue quattrocento mogli come io amo te? Se avessi detto "due" avrei cominciato a contare, e non si finirebbe più. C'è un solo numero vero: Uno. E l'amore, in apparenza, è il migliore esponente di questa unicità. Arrivederci, mio povero amore. Non ti dimenticherò mai, né mai ti rimpiazzerò. Sarebbe grottesco s'io cercassi di persuaderti che tu fosti il puro amore, e che quest'altra passione non sia che una commedia della carne. Tutto è carne e tutto è purezza. (...) Vivrò suppergiù come ho sempre vissuto. Ma non vuol dire che sarò felice senza di te. (...) Arrivederci. Vattene, vattene. Non scrivermi. Sposa Charlie o qualsiasi altro onest'uomo con una pipa tra i denti. Dimenticami ora, ma ricordami poi, quando l'amaro si sarà sciolto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E se l'amore fosse solo un sostantivo che cela dietro di sé parole più complicate quali ormoni, neurotrasmettitori, noradrenalina, adrenalina, dopamina, serotonina, ossitocina, feromoni e testosterone?
Siamo sicuri che è solo un sentimento?

ac ha detto...

No, figurati. Io non sono sicuro di niente.