martedì 7 maggio 2013

Le bici nella Calabria caleidoscopio di Bertarelli



Il Giro dal divano
Luigi ha 38 anni quando in bicicletta trascorre cinque giorni tra la Calabria e la Basilicata. Luigi Vittorio Bertarelli, milanese, imprenditore tessile . E' tra i fondatori del Touring Club, il suo mezzo di trasporto preferito rimane la bici anche quando in Italia stanno cominciando a circolare le prime auto. "Cinque giorni di escursioni cinematografati da un ciclista". E' questo il sottotitolo del suo reportage in bici al sud, Calabria e Basilicata. Viene pubblicato dal giornale "La Bicicletta". Ed è una piccola rivoluzione.
E' lo stravolgimento del canone del viaggiatore classico, del Gran Tour, dell'elogio della lentezza. Bertarelli corre. Impone una percezione dinamica della realtà. Lascia intuire la fatica che c'è dietro. Senza lamentarsene mai. Mostra i fiori, gli animali. Mostra soprattutto la sua curiosità. Il ciclismo non è uno sport, il ciclismo è un pretesto. 
Finisce che la sua incursione nell'Italia meridionale diventa una prima mappatura della nazione. Il direttore della Bicicletta, Augusto Guido Bianchi, nella prefazione scriverà: "Non vi è alcuno che conosca così poco il proprio paese quanto l'italiano [...] Cosicché il settentrionale in Calabria assume il carattere di qualche cosa di raro, di un mondo così diverso che non si può formarsene un'idea, e l'Alta Italia nel linguaggio popolare calabrese diventa l'Altra Italia".
Cos'è invece la Calabria agli occhi del milanese Bertarelli. "E' un caleidoscopio", scrive. Racconta chilometri di spiagge basse e di dune sabbiose, piante, chiazze di acque stagnanti, canneti sterminati. "Dal Capo Vaticano al Capo Subero sono 50 km di spiaggia ove acqua e terra sono dipinte di tali luci che nessuna tavolozza saprebbe riprodurre [...] Splendidi convolvoli dalle rosee corolle pensano come liane dai sugheri contorti, si allacciano a lentischi impenetrabili, cespugli di camomilla quasi arborea mescono le loro mille margherite al verde dei quercioli; grandi cardi selvatici monocromi, e fichi d'India assiepano il ciglio della strada; rilucono come occhi felini sui frassini le cantaridi; armenti di montoni neri, più sporchi del possibile, le ricurve corna spesso rotte, pascolano sulla scogliera, guardati da cani ringhiosi". E' un viaggio che taglia i pregiudizi, a questo serve viaggiare. L'Unità d'Italia è fresca. Ha trentasei anni appena. Due in più di Luigi, che nasce mentre lo stato piemontese si sta annettendo il regno lombardo-veneto, insomma nasce in terra d'Asburgo (3 giorni prima della battaglia di Solferino) e subito si ritrova italiano. Scrive: "Racconti paurosi di briganti vengono in mente in quel paesaggio, che ne fu un tempo classica cornice. Qui ebbero nido inespugnabile capi di fama terribile: oggi ne restano solo le tradizioni. Ragazze che tornano dal lavoro mi salutano francamente; i lavoratori fermano le zappe e mi stanno a guardare, e sempre mi apostrofano con un inesprimibile garbuglio di suoni che vuol dire: d'onde vieni? dove vai? Nessuno è mai armato, né qui né altrove, in Calabria". 
E' il 1897. La maglia rosa sarebbe arrivata una dozzina d'anni dopo, per il primo arrivo di tappa in Calabria bisognerà aspettare il 1929 (Potenza-Cosenza, vittoria di Binda). 
"Ritorno sulla strada: il sole è vincitore".

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