lunedì 6 maggio 2013

Le bici davanti al mare di Hemingway



Il Giro dal divano
Santiago si chiamava Antonio. Antonio Masarone. Questo vi raccontano se passate da Acciaroli, uno dei gioielli del Cilento, dove la Campania si impasta con il resto del sud. Vi raccontano del pescatore che ispirò Hemingway, vi raccontano del vecchio e del suo mare, altro che Cuba, altro che Gregorio Fuentes, il vecchio era Antonio, "'u viecchiu", perché già da giovane aveva i capelli bianchi. 
Vi raccontano che qui, nell'estate del '51, lo scrittore americano si fermò per dieci giorni. S'era invaghito all'epoca di una ragazza italiana.


La moglie Mary intuisce il motivo della sua improvvisa partenza per Venezia e lo segue, s'imbarca con lui. Allora Hemingway lascia perdere, punta verso Napoli dove ha degli amici, rinuncia a visitare Pompei e si spinge in Cilento. E là si ferma. Attratto dai pescatori locali, dai loro racconti di mare, dalla "morca" d'olio che attaccavano alla barca per perlustrare meglio i fondali. Vi raccontano ad Acciaroli che Hemingway si fermava con loro a chiacchierare, con Ciccio Prota, Tanino ’u Ndilliano di Scario, Peppe Vassallo di San Marco, Miniello di Agropoli. Poi riempiva taccuini e taccuini di appunti, di parole, e dicono che qualche volta sul gozzo di Antonio Masarone sia salito pure lui.
"Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce". 
Perciò Il vecchio e il mare sarebbe nato qui, davanti al mare del Cilento, dove oggi passano le bici del Giro. Volete le prove? E cosa contano le prove, se conta la leggenda? Giuseppe Recchia ci ha scritto un libro "Hemingway for Cuba", ha raccolto testimonianze su quel soggiorno cilentano. La moglie che abbandona Ernst perché lo scopre invaghito di una ragazza del posto. Lui che insegna a un barista come si prepara il Martini alla Hemingway, senza oliva, il vermut che appena appena accarezza il ghiaccio. Lui che si dà alle casse di Amarone, portato con sé perché al sud non se ne trovava. Dicono sia ripartito per quello, perché il vino era finito. 
Qualche anno fa il Mattino rintracciò un altro testimone, Achille Di Matteo, 85enne, dava interviste sull'argomento pure ai giapponesi. ”Se ne stava tutto il giorno sulla darsena, in attesa dell’ arrivo di noi pescatori". E poi un giorno Sean Hemingway, nipote di Ernst, in Cilento ci è tornato. A zi' Achille ha regalato un libro di memorie di guerra del nonno, con dedica e firma. Solo che non c'è traccia di un'incursione di Hemingway in Cilento negli studi da filologa della materia di Fernanda Pivano. Cosa importa? I cultori della leggenda hanno spiegazioni anche per questo, il mito non esige filologia. I lavori della Pivano sono basati sui ricordi di Mary, e la moglie Mary figurarsi se ha voglia di ricordare Acciaroli, e il mare, e quell'altra. Questo replicano. Non è più bello semmai ricordare che Hemingway dormiva alla Scogliera? Un albergo-ristorante sulla spiaggia di Pollica. Ultima finestra a sinistra, dormiva lì. Oggi l'albergo è in disuso, non ci sono fotografie dell'epoca, non ci sono ricevute del pernottamento dello scrittore. Ma a Verona ne avrebbero fatto lo stesso un altro balcone di Giulietta. Il marketing non bagna Acciaroli. O forse al marketing basta il mistero.

Il Giro dal divano

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