lunedì 21 marzo 2016

Quanto pesano i gol di Higuaín


Ventinove gol in trenta partite potrebbero chiudere in partenza ogni discorso. Sono da soli un indicatore che non meriterebbe altre parole. A otto partite dalla fine, Higuain è a sei gol di distanza da un record che resiste dal 1950 (i trentacinque del milanista Nordahl) e già questo racconta il carattere straordinario del campionato: suo e del Napoli.
La scena diventa ancora più eccezionale quando questi gol andiamo a pesarli. Se Higuaín non avesse mai segnato, il Napoli di Sarri avrebbe 44 punti anziché 67. I gol di Higuaín hanno portato finora 23 punti. Se vogliamo continuare sulla strada di questo giochino, significa che Higuaín da solo ha fatto più punti del Verona e si sta giocando la salvezza con Palermo e Carpi.
Un dato sorprendente è che i 35 gol segnati sessantasei anni fa da Nordahl fruttarono a quel Milan appena tre punti: tre pareggi che divennero vittorie (ogni vittoria valeva due punti, con il sistema attuale sarebbero sei punti in più). Quasi tutti i gol di Nordahl furono ininfluenti sui risultati, di certo non decisivi per lo scudetto, che andò comunque alla Juventus, alla fine prima con cinque punti di vantaggio. Perciò i gol si devono pesare, i gol da soli non raccontano quasi niente. Nell'anno che ancora oggi ricordiamo per il record dello svedese, Giampiero Boniperti si fermò per esempio a 21: ma i suoi gol portarono alla Juve 7 punti, e dunque lo scudetto.
Dentro i numeri bisogna andare a leggere. A pesare i gol di Higuaín, spunta una sbalorditiva capacità di incidere sulla classifica, sbalorditiva e a queste cifre nuova. L’anno scorso i suoi gol pesarono per 12 punti, al primo anno di Napoli per 14, non pochi, in linea con il contributo di un grande attaccante a una grande squadra. Tèvez pesò per 12 punti sia nella Juve 13/14 sia in quella successiva. L’ultimo Ibra da scudetto portò al Milan 11 punti, il Milito dell’Inter Triplete ne aveva prodotti 15 per Mourinho. Ma proprio per questo l’eccezionalità di Higuaín non ha un volume di 23 punti, casomai di una dozzina: la differenza cioè che esiste fra il rendimento attuale e lo standard, suo e in genere dei campioni.
Quel che proprio non si può dire è che senza Higuaín, senza questo Higuaín, il Napoli sarebbe sesto o settimo, quarto o quinto. La dipendenza di una squadra da un fenomeno non è materia degna di scandalo. Vale per un attaccante scatenato o per un portiere imbattibile. Nel caso di Higuaín, questa dipendenza del Napoli da un centravanti formidabile non è neppure inedita. Tutt’altro. Higuaín arriva a Napoli nell’estate del 2013 perché gli sceicchi del Psg si presentano in Italia e lasciano un assegno da 65 milioni di euro sul tavolo di De Laurentiis: il valore della clausola di Cavani. Quando il Napoli compra Higuaín dal Real Madrid, in molti pensano e in tanti scrivono che sia stato pagato parecchio: uno dei motivi è che la Juve s’era fermata con la sua offerta a 25 milioni, mentre il Napoli si spinge a 38. E' la seconda beffa di fila ad Agnelli. Tre anni prima il Napoli aveva preso Cavani per 18 milioni, alla stessa cifra con cui Marotta comprava Quagliarella.
Nel primo anno del dopo-Cavani, il Napoli di Benítez segnerà 104 gol. “Non dobbiamo per forza trovare uno che sostituisca Cavani. Possiamo anche segnare con il resto della squadra gli stessi gol che garantiva lui”, spiegò lo spagnolo in una delle sue prime apparizioni napoletane, chiudendo con una frase che fece sorridere: “Callejon può fare venti gol”. Callejon farà venti gol. Nelle ultime tre giornate di quel campionato, dopo la vittoria in Coppa Italia contro la Fiorentina, Higuaín restò fuori per un infortunio. Il Napoli le vinse tutte, segnando 13 gol. Segno che si può avere Higuaín e si può avere una squadra intorno a Higuaín.
La dipendenza da Higuaín di cui si parla è la stessa di cui si parlava quando a Napoli c’era Cavani, argomento che faceva infuriare Mazzarri, il quale sentiva in quel modo deprezzato il suo lavoro di allenatore sui meccanismi generali. I numeri napoletani di Cavani sono stati incredibili, ed è incredibile che siano già stati dimenticati. Nel triennio sono perfino migliori di quelli di Higuaín. Dal 2010 al 2013 Cavani ha segnato 104 gol in 138 partite. Dal 2013 a oggi Higuaín è a 84 gol in 141 partite. Tre partite in più, venti gol in meno. Anche i gol di Cavani vanno sottoposti alla prova della bilancia. Ebbene, il Cavani del primo anno porta al Napoli 19 punti. Nel secondo scende 10. Ma il Cavani del terzo e ultimo anno, quello che lascerà il posto a Higuaín, risale a livelli d'eccellenza e al Napoli offre la bellezza di 21 punti. Più dei Tèvez, degli Ibra e dei Milito da scudetto. Non bastarono a Mazzarri per arrivare al titolo, come non erano bastati nel 2006 i 25 punti di dote portati dai gol di Luca Toni alla Fiorentina, né per lo scudetto, né per il secondo posto (poi Calciopoli riscrisse la classifica): nelle ultime dieci giornate peraltro il contributo personale di Toni si limitò a 2 punti in tutto. Anche il “quando” di un gol conta su una classifica.
"Eh, ma se togli Higuaín a questo Napoli..."
Quel che in definitiva mi preme dire è che Higuaín non è arrivato in una squadra che aspettava da anni un giocatore così. Higuaín è arrivato in una squadra che un giocatore così ce l’aveva già. Non mancava un cannoniere da cui dipendere, non è l’arrivo di Higuaín a portare il Napoli in un’altra dimensione. L’arrivo di Higuaín compensa la partenza di Cavani. Se vogliamo fare il giochino di togliere il miglior Higuaín del triennio al Napoli per capire dove si troverebbe, d’accordo, ma allora al Napoli dovremmo restituire il miglior Cavani del triennio. E forse Sarri non sarebbe molto distante da dove si trova adesso.

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