venerdì 4 ottobre 2013

Le anteultime / Django Unchained


i film visti quando li hanno visti tutti
Sessantaquattro morti. Più un cane. Non li ho contati. L'avevo letto da qualche parte. Ma se non avessi avuto il cocco ammonnato e buono, forse mi sarei davvero messo a contare le persone che Quentin Tarantino fa ammazzare in Django Unchained. Una per una. Ho letto pure che in Bastardi senza gloria furono 396, stavolta s'è mantenuto. Vanno contati, quei morti ammazzati, per capire di cosa questo film parla, cosa davvero vuole dirci. Nella sua esibita esplosione di corpi, Django è paradossalmente un film che mette a nudo le reticenze del cinema. Disvela le sue frequenti omissioni. La sua omertà. Guardiamo le pistole scatenate di Django e mettiamo in fila nella nostra mente tutti i morti ammazzati da Jamie Foxx per arrivare dalla sua Broomhilda, per ridarle la dignità e restituirle la libertà, e allora spara Django, uccidili tutti, fallo per lei, fallo per Kerry Washington. Nel darle un'altra vita, Django le regalerà alla fine anche i passi di danza del suo cavallo, e lei gli sorriderà, consapevole, grata, innamorata. Dopo 64 morti lasciati lungo la via. Uccisi per lei. Ma dopo 64 morti è facile amare Django. Troppo facile, Taranti'. Tu invece mi devi raccontare cosa resta di questo amore quando Django torna a casa e una sera fa bruciare i piselli sul fuoco.

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