lunedì 22 marzo 2010

"Il portiere caduto alla difesa"

La gente vuole il gol. Quando vede una partita di calcio, la gente vuole vedere il gol. Meglio se più di uno. Già questo rende il portiere un uomo solo. L'unico che ostacola i desideri della massa. Uno che sta di qua, perché le sedie di là sono tutte occupate. E' quello che "su e giù cammina come sentinella" (Saba). Quello a cui si può dedicare più di una  poesia, magari un romanzo (Handke) che diventa un film d'autore (Wenders), difficilmente una cosa più popolare, che so, una canzone. Nella canzone, semmai, un gol "il portiere lo fece passare" (De Gregori, a proposito del famoso tiro di Nino che aveva le spalle strette e non doveva avere paura di tirare un calcio di rigore perché eccetera eccetera). E al limite al portiere si dedica uno sketch (Alberto Sordi).


Ma il portiere è un uomo solo che spesso è stato un ragazzo solo. Quello della mia squadra alle feste ci veniva per mettere i dischi. Per dire. Se non c'era un portiere vero, allora in porta ci andavano i più scarsi. Anche se avevano gli occhiali. Il trucco, se eri scarso e avevi gli occhiali, stava nel portare tu il pallone. Era l'arma del ricatto. In porta io? Allora ciao, e te ne andavi sottraendo a tutti il pallone. Per sentirsi meno soli qualche volta si giocava a portiere volante, tipo che tu sei il portiere ma puoi anche andare in attacco (in realtà non c'è nessuna regola che lo impedisca in nessun caso). Oppure a porta americana. A Napoli si chiama porta 'mericana. E' una sorta di soluzione obbligata nel caso ci sia un numero dispari di persone. Il portiere è uno, il dispari, ed entrambe le squadre devono fare gol a lui. Più solo che mai, il più solo fra i soli.
Amare i portieri è scegliere di stare all'opposizione. Una cosa di sinistra. Anzi no. Una cosa anarchica. E' amare quello che ha la maglia diversa dagli altri. E' amare l'unico che possa toccare la palla con le mani. Giocava portiere Josè Saramago.
Mi attirava quella posizione solitaria, lontana da tutti, costretto ad una sorta di incomunicabilità, il portiere è l’uomo sul quale ricadono tutte le angustie del calcio. Chi occupa quel ruolo deve avere rispetto degli altri, una gran forza d’animo e molta sicurezza.
Di portieri ha scritto Cesare Pavese:
Il mestiere del portiere sviluppa le attitudini meditative. Si vede il mondo arrabbattarsi davanti e si fa niente. Qualche volta ti para un colpo dell'avversa fortuna. (L'acqua del Po)
Giocava portiere Albert Camus. Diceva:
Tutto quello che ho imparato dalla vita l'ho saputo dal calcio.
Giocava in porta, raccontano, perché aveva un solo paio di scarpe, e la nonna lo convinse che in porta si sarebbero consumate di meno.
E amavano giocare in porta Vladimir Nabokov e Che Guevara. Una voce dal fondo dice: se è per questo pure Julio Iglesias. Ma adesso non è che dovete stare a sottilizzare.
Domani mancheranno 80 giorni ai mondiali di calcio. E ottanta belle storie di portieri che hanno giocato al mondiale si trovano. Una al giorno. Qui.

       A Robert, un bambino che si sentiva solo a Jena

1 commento:

Athaualpa ha detto...

Effettivamente il portiere é lui contro la gioia delle masse, quello che puó far abbassare un pugno giá mezzo alzato e far rimare in 'ulo un tiro scarso. Ma é anche l'ultima speranza, la mano della provvidenza, la certezza di avere tutti i santi in squadra.