martedì 16 marzo 2010

E non ce lo possiamo permettere

C'è stato un momento in cui un sorriso verso un bambino, un pizzicotto su una guancia, una carezza sulla testa erano il segno di una tenerezza verso il piccolo e di una simpatia per l'adulto che l'accompagnava.

- Maro' comm'è bbello 'stu criaturo
- Grazie assaje signo'
- Nennì, viene ccà, damme 'nu vaso 'a nonna, 'a vuò 'na caramella?

Non c'erano barriere fra i bambini e i corpi degli estranei. Poi abbiamo cominciato a diffidare delle caramelle degli estranei e la cronaca ci ha infine spinto lentamente a guardare con sospetto quelli che rivolgono un sorriso al nostro bambino, quelli che gli danno un pizzicotto su una guancia o una carezza sulla testa. Fino al passo successivo: frenare la nostra stessa espansività verso i bambini degli altri, verso tutti i piccoli che stanno al mondo. Sono finiti i sorrisi, i pizzicotti e le carezze.

Perdiamo tanto, noi e i bambini, ora che su un autobus o su una metro, in fila alla posta o in un negozio, abbiamo smesso di fare loro una smorfia per farli sorridere, di accovacciarci alla loro altezza per chiedergli ehi che fine ha fatto il tuo dentino, o cacciargli la lingua per vedere con che faccia rispondono, come tanto piaceva fare a mio zio Michele, ché figli non aveva.
E' il prezzo che si paga a tempi pieni di paure.
Perciò c'è da incazzarsi quando una notizia come quella di oggi, viene accompagnata su corriere.it da una foto come questa. E' chiaro che la foto nulla c'entra con la notizia. E' una foto d'archivio. Quando una notizia non ha una foto sua, se ne cerca allora una che in gergo si chiama "di contesto", scattata cioè in circostanze estranee all'episodio che viene raccontato, ma che comunque veleggia in quei mari e in quelle onde.
Ora. Questa foto che c'entra con il contesto?
La mano dietro la schiena della bambina è una mano delicata, non una mano morbosa. E' una foto che non c'entra proprio niente. Fa leva sulla paura degli estranei. E dei corpi. E dei corpi degli estranei.
Una foto così ci spinge a sospettare dei pochi gesti di tenerezza che sono rimasti in giro, e non ce lo possiamo permettere.

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