martedì 23 marzo 2010

Arzano e i bambini che se la volevano cavare

La scuola ce la fece. Sei anni fa. La De Filippo-Vico ebbe 21 classi nuove, un laboratorio di informatica con 11 postazioni, due palestre, un campetto di calcio, una pista d'atletica, l'auditorium e la biblioteca. Fu la terza in tutta la Campania a essere adeguata agli standard europei, lasciandosi alle spalle una vita da scuola sgarrupata.
Il professore della scuola, il maestro Marcello D'Orta ha pubblicato altri 11 libri, provando inizialmente a ripetere la stessa formula del suo primo successo, "Io speriamo che me la cavo", sia con "Dio ci ha creato gratis", sia con "Romeo e Giulietta si fidanzarono dal basso".
Domenico Rea scrisse:
La non-borghesia napoletana, che non compra mai un libro o un quadro, che non va a teatro se non per vedere il varietà e belle cosce, dedita al solo denaro e ai suoi prodotti allo stato bruto (barche-villette-vacanze), che acquista un HF per ascoltare Lambade, assai più lontana dalla plebe e dal popolazzo della vecchia aristocrazia, quando è apparso il libro Io speriamo che me la cavo si è scatenata negli acquisti.
La scuola ce l'ha fatta, il maestro ce l'ha fatta, nulla si sa di chi era bambino ad Arzano nella primavera del '90, quando uscì "Io speriamo che me la cavo". Fanno vent'anni in questi giorni. Non sappiamo se alla fine se la sono cavata, fra i 40mila abitanti addossati uno sull'altro in quei tre chilometri quadrati.
A Arzano non c'è nessuno che chiede la limosina perché sa che nessuno gliela può dare.

Sappiamo che un milione di copie dopo, nel giugno del '91, cinque bambini fra i 3 e i 5 anni furono presi in ostaggio ad Arzano da un bandito inseguito dalla polizia per più di venti minuti, nel pulmino dell'asilo. Sappiamo che in questi anni Arzano è stata esempio di altissima specializzazione sartoriale italiana col marchio Kiton, ma allo stesso tempo con le aziende legate della camorra anche una centrale della contraffazione, dove si falsificano Valentino, Ferrè, Versace. Un giaccone in finta pelle costa ad Arzano 15 euro e viene venduto a 500 all'estero. E' così che Arzano è finita dentro "Gomorra": la storia del sarto, i cinesi, il vestito di Angelina Jolie e tutto il resto. Dicono che Arzano abbia cambiato "controllo" dopo la faida di Secondigliano, il quartiere di Napoli che si trova lì, a poche centinaia di metri dalla rotonda che conduce nel paese sgarrupato.

Mia madre dice che il Terzo Mondo non tiene neanche la casa sgarrupata, e perciò non ci dobbiamo lagniare: il Terzo Mondo è molto più terzo di noi.

La gente la chiama Rotonda Maradona. Le donne di Scampia, ogni sabato, portano cibo e coperte agli immigrati che si accampano a dormire laggiù. I pibe de niente.

La fame nel mondo brulica come i vermi, come i lombrichi. Ci sono popoli ricchissimi, che non sanno neanche dove sta di casa la fame, ma c'è l'India, l'Africa e la Basilicata che lo sanno dove sta di casa, la fame.

Arzano ha avuto il consiglio comunale sciolto per condizionamento esterno della camorra e le scuole chiuse durante l'emergenza rifiuti. Ha avuto giovani vite finite con una pallottola. Spesso ragazzi della Generazione D'Orta. Ha avuto una squadra di pallavolo femminile in serie A con due stelle vere, Maurizia Cacciatori e l'americana Bachman.

A me io lo sport che preferisco è il calcio, perché si segnano molti gol, mentre nello sci e nel cavallo non si segna neanche un gol.

Le ragazze della squadra, un giorno, decisero di adottare tutte insieme un bambino a distanza, César, 5 anni, brasiliano. Poi arrivarono i 59 miliardi e 421 milioni di lire del jackpot ottobre 2000 ad adottare i sogni di Arzano, ché sogni è una parola che sprechiamo spesso.

L'hanno scorso io mi sono vestita da Cenerentola, e pure quest'anno mi vestirò da Cenerentola, perché il vestito è facile, basta che prendi delle pezze.

Bar Luciano, via Roma, una schedina da 1.600 lire. Ciro, 18 anni, quel giorno raccontò: "Se li avessi vinti io, andrei in tutto il mondo assieme ai miei amici, andrei fino in Australia a vedere i canguri e le belle donne". Sembra uno di loro, uno degli alunni del maestro. Gianni, che ne aveva 25, disse che "una decina di miliardi la darei in beneficenza, poi con il resto mi sposerei Megan Gale". E Maria, 28 anni e madre di un bambino, ne aveva un altro, di sogno: "Me ne andrei via di qui, lontano, magari in America, comprerei un ranch e alleverei puledri".
Erano passati dieci anni. Oggi sono venti. Ed è rimasta la solita fissazione di volersela cavare.

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