sabato 1 novembre 2014

Eduardo De Filippo e l'Inghilterra / 3 - Cronaca di un successo


   Metto qui, il terzo capitolo di uno studio che feci nel 1993 sulla traduzione in inglese dei lavori di Eduardo De Filippo: le scelte linguistiche, i motivi del successo. Sperando che possa essere utile a qualche studente. Lo studio fu reso possibile dalla gentilezza e dalla collaborazione della signora Isabella Quarantotti, che mi aprì l'archivio di Eduardo presente nella casa di via Aquileia, a Roma.
[Capitolo 2; Tradurre il teatro]


3.   Eduardo e l'Inghilterra: cronaca di un successo

"In generale, se un'idea non ha significato e utilità sociale non m'interessa lavorarci sopra"
(Eduardo De Filippo)

   L'Inghilterra incontra il teatro di Eduardo già nel 1958, quando all'Oxford Playhouse va in scena Questi fantasmi. Soltanto due anni dopo, tocca alla commedia forse più celebre, Filumena Marturano, attraversare la Manica. Così com'era accaduto ai napoletani la sera del 7 novembre 1946, al teatro Politeama, l'amara storia della tenace prostituta affascina subito pure gli inglesi. Il critico di The New Statesman, ad esempio, scrive: "I came away from the Belgrade Theatre, Coventry, last night with the feeling that it was a pity hat a satellite could not be put into orbit round the earth to commemorate Wanda Rotha's performance in the British premiere of the Italian comedy, Filumena, by Eduardo De Filippo. This red-haired Austrian actress of international repute finds the perfect vehicole for her tempestuous talent in Filumena, which is more sophisticated tha traditional France farce yet more broad-humoured than English drawing-room comedies"1.

     
   Eppure, resta un successo parziale, circoscritto cioè agli ambienti di provincia. Un'affermazione ancora incompleta, insomma.Gli studiosi, quelli che già avevano avuto modo di conoscere attraverso strade alternative il teatro vernacolare di De Filippo, s'erano innamorati di lui. Dalle colonne di The London magazine, Harold Acton si augurava che "Eduardo's company will soon bring Napoli to London. The portents would seem to favour a triumphant visit"2.
   Dopo gli elogi per gli allestimenti di Io, l'erede e di Natale in casa Cupiello, al Castle Theatre di Farnham, rispettivamente nel 1967 e 1970, il vero trionfo si concretizza nel giro di cinque anni. Siamo nel 1972, quando Eduardo porta personalmente all'Aldwych Theatre la sua Napoli milionaria!, il cui copione, sin dal '47, aveva attirato l'attenzione del regista Elia Kazan, desideroso di elaborarne una versione da lanciare sui palcoscenici di Broadway. Le "stelle" dello spettacolo inglese corrono a rendere omaggio a Eduardo: John Dexter, Vanessa Redgrave, Joan Plowright, Laurence Olivier. Le critiche grondano entusiasmo.
     La stampa inglese si scatena in paragoni e confronti. Irving Wardle, che recensisce la commedia per The Times, osserva che "lo spettacolo ci offre una collezione di tipi delineati con amore, mai più apparsi su nessun palcoscenico dai tempi dell'Abbey Theatre"3. Il riferimento è al teatro di Dublino, fondato nel 1904 da Annie Horniman che, con le opere inserite in cartellone, aveva sostenuto la rinascita della drammaturgia nazionale. Diventò subito un importante punto di riferimento e soprattutto ospitò la Compagnia della società del teatro nazionale irlandese, messa in piedi da Yeats, lady Gregory ed i fratelli Fay. Fedele al suo programma che mirava alla formazione di un repertorio nazionale d'alto valore estetico e formativo, l'Abbey presentava opere dello stesso Yeats, di John Millington Synge, Padraic Colum, Sean O' Casey, Lennox Robinson, T.C. Murray. Le sue iniziative furono stroncate da un incendio, che nel 1951 lo distrusse. Il ricordo dell'atmosfera dell'Abbey suscitata da Napoli milionaria! viene sottolineato pure da The Observer: "E' una commedia scritta da un uomo che conosce e ama il popolo d'una città, ed è scritta con quel misto di farsa di gran classe e di sentimento vittoriano che caratterizzò i grandi anni dell'Abbey Theatre"4.
   Di Eduardo, colpisce soprattutto la recitazione, così lontana dal cliché italiano: "Al centro della sua recitazione c'è l'oasi serena di una totale sicurezza dell'artista nelle sue capacità: una recitazione che sarebbe la stessa, e lo si sente, anche se l'attore fosse solo in teatro"5.
   Il Manchester Guardian aggiunge: "Sebbene, in genere, si insista sul fatto che le sue opere sono strettamente legate alla vitalità brulicante, da formicaio, di Napoli, quello che colpisce in Napoli milionaria! è la sua umanità universale, espressa in una gamma che va dal tragico al comico. Fa pensare a O'Casey, al suo stile"6. Arrivato tardi al teatro, dopo essere cresciuto negli slums dublinesi, il drammaturgo irlandesi - anch'egli autodidatta come De Filippo - aveva dato voce nelle sue prime opere alla vita del proletariato ed ai suoi tentativi di rivolta anti inglese. Il suo teatro è caratterizzato da un atteggiamento molto critico verso la realtà sociale irlandese, le sue convenzioni e le sue superstizioni conservatrici, oppressive dello spirito popolare, basato sulla saggezza spontanea e l'amore per la vita.
   Un anno ancora, ed arriva Franco Zeffirelli a fare da mediatore tra le commedie di De Filippo ed i londinesi: "In forza di questa verità assoluta che va oltre i confini delle lingue, delle culture diverse, io cominciai a concepire il sogno di portare Eduardo nel mondo anglosassone, dove era stato sì presentato, ma non ancora capito; restava un fatto di colore, di folklore. Nessuno aveva ancora
tentato il lavoro di trasposizione dell'assunto reale; si era rimasti ad osservarlo come un felice macchiettista"7. Zeffirelli trova un prezioso alleato in Kenneth Tynan, il numero uno della critica inglese. Quindi, s'assicura la complicità dell'attrice Joan Plowright. Successivamente, riuscirà perfino a coinvolgere nel progetto Laurence Olivier, direttore artistico del National Theatre, il più illustre palcoscenico inglese degli ultimi anni, modernità e sperimentazione. Ricorda Zeffirelli: "Arrivammo alla decisione di rappresentare Sabato, domenica e lunedì dopo non poche perplessità. Dapprima s'era pensato a un Goldoni, ma io volevo Eduardo; poi ci si orientò su Filumena Marturano che sarebbe stata più facile, più recepibile per il successo di pubblico data la sua struttura drammatica così avvincente. E infatti lavorammo, con gli inglesi Waterhouse e Hall, alla versione ed all'adattamento di entrambi i testi, il che non fu facile, perché si trattava di travasare tutte le assonanze, le equivalenze, le trasposizioni del napoletano, cioè di un linguaggio che è fatto di reiterazioni, a un altro, l'inglese, sintetico, asciutto, essenziale"8.
   Il regista fiorentino riesce a vincere le piccole resistenze. Nella sua autobiografia, invece, Olivier rivela che la scelta cadde su Sabato, domenica e lunedì semplicemente perché "aveva più personaggi, una considerazione sempre importante per una grande compagnia"9. In scena, comunque, va Saturday, Sunday, Monday. Una scelta rischiosa, che alla fine si rivelerà vincente. "Ma a me piaceva questa sfida d'alto rango; se l'avessi perduta, pensavo, avrei avuto sempre di riserva Filumena per imporre Eduardo"10.
   Non ce ne sarebbe stato bisogno. La commedia resta in scena a Londra per due anni, prima al National poi al Queen's, aggiudicandosi nel 1973 l'Evening standard, il prestigioso premio riservato alla migliore rappresentazione della stagione in Inghilterra. Ed è per tutti una rivelazione. Scrive il critico di The Times: "Andai dunque a teatro con l'idea di vedere una commedia napoletana d'atmosfera, di non grande rilievo ma con situazioni divertenti. Mi sbagliavo. Accidenti se mi sbagliavo!"11.
   Il ruolo di Rosa Priore, la protagonista femminile della commedia, tocca a Joan Plowright. Frank Finlay è suo marito Peppino. Una gustosa particina se la ritaglia perfino Laurence Olivier: è Antonio, il nonno capriccioso. L'esito è sorprendente, la critica italiana si meraviglia nello scoprire come un testo così apparentemente lontano dalla realtà britannica, si riveli intenso ed affascinante anche dopo la sua traduzione. "Trasferire tutto questo su un palcoscenico inglese, una parola. Come si fa a dire, qui, "Io debbo mangiare scaldato"? Come si fa a dire, qui, "Dove c'è gusto non c'è perdenza"? Come si fa a dire, qui, "Mannaggia la capa del ciuccio" Non è soltanto, tuttavia, un problema di traduzione; piuttosto, di recitazione e di gesto"12.
   Tutte le perplessità affiorate sulla carta in fase di ideazione, peraltro non completamente risolte in fase di traduzione, scompaiono sul palcoscenico. E come sottolineato dalle colonne de Il Corriere della Sera, "non si trattava di perplessità riguardanti il testo in se stesso. Sabato, domenica e lunedì, che è tra le più belle commedie di Eduardo, era già stata collaudata dal tempo. E la versione inglese di Keith Waterhouse e Willis Hall, Saturday, Sunday, Monday, sottoposta a non poche verifiche dal regista, Franco Zeffirelli, tirate le somme appariva fedele anche laddove la ricerca di modi gergali equivalenti non consentiva di rispettare alla lettera il testo originale: talune parole del quale, del resto, sono state benissimo assimilate dagli attori inglesi"13.
   La critica inglese, se possibile, si spinge oltre. Così, finisce per distribuire elogi in quantità un po' a tutti gli attori, alla regia, alla qualità della traduzione. "It was an excellent idea to entrust the translation and adaptation of Saturday, Sunday, Monday to Keith Waterhouse e Willis Hall. They are too genuine folk laywrights, deeply rooted in a local tradition. They have brilliantly coped with producing a text that is actable, speakable and vernacular enough to be accepted as the ordinary speech of simple people without ever falling into the trap of becoming localised in England"14.
   Lo stesso Eduardo volle seguire da vicino, per quanto possibile, le varie fasi della preparazione e della realizzazione, finendo per essere prodigo di consigli. "Mind those maccaroni, the Neapolitan actor and playwright Eduardo De Filippo is said to have warned Franco Zeffirelli when the director brought Saturday, Sunday, Monday to London ten years ago. "They're very important, you know. They have to arrive on the stage steaming, you have to be able to smell the aroma. Do they know how to make ragu sauce in London?". It turned out that they did, and British audiences drooled pleasurably over the slizzing onions, basil and tomatoes for many months"15. Poi, una sera, Eduardo si mescolò al pubblico in sala, sprofondato in una poltrona, per verificare di persona l'effetto ottenuto: "Mi sono abbandonato al piacere di ascoltare un insieme di attori davvero eccezionale. Da questa compagnia fusa così bene, così armoniosamente dalla regia di Franco Zeffirelli, da questa orchestrazione esemplare si levavano ora la voce solista del grande Laurence Olivier, ora quella dell'ottimo Frank Finlay, ora quella della Plowright che per me, lo confesso, è la grande rivelazione di questo spettacolo... Joan Plowright è stata talmente scattante, talmente brava e vera che gli occhi mi si sono riempiti di lacrime"16.
   Per lei, protagonista in un ruolo completamente diverso da quelli che aveva interpretato nel corso della sua carriera, i consensi sono unanimi. "Joan Plowright is a marvel as this touchy lady, obsessively proud of her cooking"17. Ed ancora: "Joan Plowright right plays Rosa not as a blowzy matron but as a neat and tender woman for whom meal-times are a secular Mass (...). Rosa' loving preparation of a ragu at curtain rise not only shows that cooking is for her an assertion of male dignity but also explains her ferocious gastronomic jealousy"18. L'interpretazione della Plowright piace parecchio pure ai crtici italiani: "Recitava, sodo e vibrato, la moglie di Laurence Olivier, in un inglese che come quello di tutti gli altri interpreti, cercava di recuperare una impossibile, remota coloritura italiana"19.
   Per qualcuno, addirittura, la prova di Joan Plowright relega in secondo piano tutto quanto il resto: "She is bellegerently fortified in her pride in her cooking, and her performance dominates Franco Zeffirelli's admirably realistic production"20.
   E Martin Esslin aggiunge: "She is the mother-hen who carries on with the domestic ritual even when everything seems to be collapsing around her, grumbling, nagging and yet even thinking of abandoning her sacred trust. Joan Plowright is fully at the height of this performance from her partner"21. Il partner è Frank Finlay, costretto addirittura a misurarsi a distanza con lo stesso Eduardo, il Peppino Priore della versione originale. Se la cava benissimo, gli elogi arrivano copiosi anche per lui. "Frank Finlay's Peppino adopts Eduardo's own technique (seen at the Aldwych last year in Napoli milionaria) of providing a still centre in a whirl pool of activity: dapper, grave and trim, his very quietness makes the eventual eruption of emotion seen like a bolt from the sky"22.
   Approvazione incondizionata, e non poteva essere altrimenti, anche per il grande Laurence Olivier, l'eroe di tanti drammi shakespeariani (Otello, Riccardo III, Enrico V, Amleto, per la cui versione cinematografica s'aggiudicò nel '49 anche il premio Oscar come miglior attore protagonista). Per una volta, gli tocca infilarsi nei panni di un semplice nonnino borghese, napoletano e capriccioso. Riuscendo ugualmente credibile. "Olivier, round backed, slithering about the stage with an old man's walk has once again achieved his abitual miracle of changing his physical shape. The subtle timing with which he commits his surreptitious peccadilloes is something to remember forever (...). Laurence Olivier, carrying mischief into real life, has made the image of Eduardo De Filippo, down to the last wrinkle"23. E' l'ennesimo trionfo personale, per lui: "Laurence Olivier is quietly superb in the small role of the naughty grandfather"24. La stampa inglese si lascia andare ad una delirante ammirazione: "In my life", he says, "I have seen too few sunrises". Laurence Olivier speaks this with a rare regret, so that, in his beautiful performance, it hangs over the whole play, in some strange manner, like a benediction"25.
   E' un cast meraviglioso, quello che porta in palcoscenico Saturday, Sunday, Monday 26. "Be', questi straordinari attori del National Theatre sono riusciti a rendere perfettamente lo spirito e, per quel che abbiamo potuto capirne, anche il testo della commedia. Zeffirelli fa pronunciare ogni tanto qualche breve frase italiana, alcune formule di saluto ("Buonciorno", donna Rosina", "Ciaou Rocco", oppure "Caneloni alla siceliana") che mettono qua e là strani fiocchi di colore. L'unico appunto che potremmo fare al regista si riferisce a quell'accompagnamento di celebri canzonette napoletane al principio e alla fine degli atti. Non ce n'era alcun bisogno. Ma forse è stata un'indulgenza necessaria, la concessione al back-ground tradizionale del pubblico di qui nei confronti di Napoli"27.
   La scelta di ricreare sulla scena londinese non solo l'atmosfera napoletana, ma anche gli atteggiamenti, le espressioni e la gestualità tipica dei personaggi eduardiani, è particolarmente apprezzata dalla critica inglese. "To create an effervescent houseful of contemporary Neapolitan, the director, Franco Zeffirelli, ha snot only endowed English actors with Italian mannerisms and excitability. He communicates the passionate integrity and wideawake humanity of the author"28.
   Spesso criticato, stavolta Zeffirelli fa centro: "Tutte queste cose, questi equilibri e queste certezze sono afferrate con perfetta simpatia e comprensione dalla regia di Franco Zeffirelli. A mio tempo, sono stato uno dei suoi critici più severi, ma di fronte alla recitazione, il critico deve tacere e limitarsi a ringraziare per un'esperienza che sicuramente accresce la qualità della vita di coloro che l'hanno goduta"29. In Inghilterra scrivono: "And Franco Zeffirelli's production is the first since his own Romeo and Juliet to transform a company of English actors into plausible, pasta-eating Italians"30. Sulla bontà del lavoro svolto dal regista fiorentino, per una volta, non c'è nemmeno una voce discorde: "The director avoids easy caricatures of Latin in a flap. For the play shows a touching understating not og Italian merely, but of the comic, complex predicaments of family life everywhere"31. Se ne lodano le finezze stilistiche: "Zeffirelli's production also reinforces the Chekovish impression by its rapt attention to detail: the multifarious pots and pans, evoking a religious devotion to the gut, Peppino wiping a chair before gracing it with his bottom, the gawping, sluttish maid (Anna Carteret) with the bandaged leg and eternally visible underwear"32.
   Piacciono le indicazioni che ha saputo trasmettere al cast : "He can imbue British players with an extrovert spirit which a British audience will immediatly dub Italian"33. Ed ancora: "Zeffirelli has certainly galvanised the National Theatre Company into shedding their restraint without destroying their control"34. Viene addirittura invocato come unico garante possibile dell'autenticità all'operazione: "It was an equally fortunate hand that chose, or succeeded to catch Franco Zeffirelli as the director and designer of the piece. Here was another guarantee of authenticity. And the National Theatre did Eduardo proud with an excellent cast"35. Un cast che riuscì a superare la convenzione inglese che "demands that all foreigners should speak broken English even if they speak their own
language"36. Solo Louise Purnell e Maggie Riley, rispettivamente impegnate nei ruoli di Giulianella e Maria, cadono nella trappola di parlare "with exaggerated Italian accents"37.
     Secondo Martin Esslin, è un altro grande merito da attribuire al regista, che "has managed to make his actors speak English not with an Italian accent - ... - but with an intonation which very subtly suggests an Italian colouring"38. Insomma, è un trionfo completo. "Forse questi attori inglesi e il pubblico che si diverte e applaude e riempie il teatro ogni sera si stanno accorgendo che c'è qualcosa in comune fra certe commedie di Eduardo ed alcuni estri remoti e recenti della drammaturgia inglese. Non so, mi è parso che, sul filo di una gentile follia e dell'humour, nei panni di quei personaggi si trovassero benissimo. Zeffirelli è riuscito a darci questa impressione: di una compagnia italiana andata in Inghilterra a recitare, in un inglese tinteggiato di italiano, un testo del nostro maggior commediografo vivente"39.
   "Di fronte a Sabato, domenica e lunedì, che tratta solamente della gelosia (...), ho visto gli inglesi piangere. Per me è stata una vittoria enorme"40, disse un giorno Eduardo. Una delle differenze principali con le rappresentazioni italiane, però, consiste nel fatto che la critica inglese ha individuato il filo conduttore della commedia nel tema del tempo libero e della sua invivibilità, sostituendolo così a quello, forse più minimalista, della gelosia e della mancanza di comunicazione nell'ambito della famiglia. "The linking idea here (not confined in Italy) is the curse of the weekend; the way we slog through the working week hoping for some reward at the end of it, only to run into festering rows and black depressions on the days of rest"41.
   Un argomento, questo, tipicamente britannico, come rileva pure Anna Barsotti, la quale sottolinea "il contrasto fra l'occasione e l'avvenimento"42, ricollegando ciò che accade nel giorno di festa in casa Priore ad un dialogo fra Poirot ed il colonnello Johnson nel giallo di Agatha Christie Murder for Christmas. Il detective belga, infatti, osserva che "a Natale impera lo spirito di buona volontà (...) dovete ammettere che i nervi possono venir sottoposti a dura prova (...) lo sforzo di essere buoni e amabili crea un malessere che può riuscire in definitiva pericoloso. Chiudete le valvole di sicurezza del vostro contegno naturale e presto o tardi la caldaia scoppierà provocando un disastro"43.
   Si tratta proprio della situazione scenica che Eduardo costruisce intorno a Peppino e Rosa Priore, nei quali moltissimi spettatori inglesi hanno inevitabilmente finito per identificarsi. La domenica partenopeo-londinese, quindi, come il Natale di Poirot. "L'umore ambientale, presente già nel titolo, evoca quella particolare attesa della domenica (con la relativa preparazione del ragù) che spinge l’animo di ogni napoletano, di qualsiasi classe o ceto, verso una parabola la quale tocca nella sera del sabato il suo vertice e raggiunge nella mattinata del lunedì la sua caduta. Senza le domeniche un napoletano non potrebbe vivere: il suo animo festoso, anche se carico d'amarezze, resterebbe soffocato. La domenica non è più che una sosta nel corso dei giorni, il termine ambito della settimana, che con i suoi ritorni puntuali, sembra riassumere il vero scopo dell'esistenza"44.
   Prima che il teatro di Eduardo giungesse in Inghilterra, Harold Acton spiegava che il titolo Saturday, Sunday, Monday "is explained by one of the protagonists: business men incapable of relaxing were inclined to fish for trouble on a Sunday when they had nothing else to do"45, cogliendo sin da allora l'aspetto che undici dopo la critica avrebbe finito per sottolineare.
   Infine, il ragù. Per Acton è soltanto uno degli elementi della commedia, magari trascurabile. "The lyricism evoked by humble things is one of the charms of this comedy, but substituting roast beef or some other local dish for the ragu it might happen almost anywhere"46. Mentre la critica italiana, giustamente, ne ribadisce l'indispensabilità, la centralità: "Ora, il teatro d'ambiente è inevitabilmente descrittivo. Mettete un pasticcio di fegato grasso al posto del ragù e avrete polverizzato tre quarti di Sabato, domenica e lunedì"47.
   Il successo della commedia rende più solido anche il legame d'amicizia tra gli attori inglesi ed Eduardo. Nel '76 Olivier, reduce da una lunga malattia, cura la regia dell'edizione televisiva. E subito dopo, prende corpo l'ipotesi di un ritorno del teatro di De Filippo sulle scene londinesi. Nei piani Laurence Olivier c'è Natale in casa Cupiello, con l'esecuzione delle canzoni natalizie affidata alla Nuova Compagnia di Canto Popolare, il gruppo musicale di Roberto De Simone. La crisi economica del National manda all'aria il progetto. Così, si torna a parlare di Filumena Marturano. Olivier ne aveva acquistato i diritti. Aveva intenzione di alternare la commedia a Questi fantasmi, sera dopo sera. Intanto, s'erano incrinati i rapporti tra Eduardo e Zeffirelli. Colpa del tonfo americano di Saturday, Sunday, Monday e delle polemiche del regista fiorentino su giornali americani, inglesi ed anche italiani. Il vero ostacolo alla produzione di Filumena furono i loro vicendevoli rancori. Gli amici inglesi favorirono la difficile riappacificazione, al sole di Positano. Filumena venne rappresentata nel 1977 al Royal Theatre di Norwich ed al Lyric Theatre di Londra, adattata in inglese dagli stessi traduttori di Saturday, Sunday, Monday.  Eppure, non si può non cogliere una notevole differenza rispetto al primo lavoro. La versione di Filumena, alla lettura, non convince mai del tutto, sembra appiattirsi in un inglese grigio, a tratti addirittura d'epoca, e non si sforza nemmeno di provare a riprodurre alcuni degli effetti comici, che vanno così smarriti. La maggior parte dei dialoghi, inoltre, è contrassegnata da un'essenzialità formale poco partenopea. Probabilmente, tutto ciò deve spiegarsi col fatto che Sabato, domenica e lunedì è una commedia scritta prevalentemente in italiano, con battute in napoletano. Contrariamente a Filumena Marturano, in cui l'estrazione popolare della stragrande maggioranza dei personaggi si riflette pesantemente sul linguaggio adoperato da eduardo, che sceglie lessico, strutture morfologiche e sintattiche popolari.
   L'esito non brillantissimo dell'adattamento di Waterhouse e Hall viene messo in rilievo con decisione dal solo Bernard Levin: "I do not care for the growing practice of engaging writers who do not know the language of the original to put foreign plays on to the English stage; how can they, working from a crib, get into the mind of the author? And the decision is even odder in this case, for there is an excellent translation of Filumena by Carlo Ardito"48.
   Il critico di The Times si riferisce al volume pubblicato dallo studioso italo inglese per la casa editrice Hamish Hamilton e St.George Press, e presentato all'Istituto italiano di cultura di Londra, il 18 ottobre 1976. Il libro di Ardito comprende, oltre a Filumena, anche La grande magia ed Il sindaco del rione Sanità. La traduzione di Ardito che arriva, non richiesta, tra le mani di Olivier viene rispedita al mittente, senza essere neanche letta. Ciò che rovina invece l'adattamento di Waterhouse e Hall è la sensazione che ci sia stato un mediatore tra il testo originale e quello inglese, un evitabile passaggio attraverso l'italiano. Quest'anello in più nella catena potrebbe essere la causa della minore efficacia della versione rispetto a Saturday, Sunday, Monday.
   Luca De Filippo, il figlio di Eduardo, sembrerebbe confermare tale ipotesi con le sue parole: "Filumena io penso che difficilmente si possa tradurre in italiano. Filumena, donna dura, forse cattiva, ha la sua giustificazione all'interno della sua estrazione, che è popolare. Se tu la traduci in italiano e le togli le origini, rimane una donna crudele e basta"49. Lo stesso Eric Bentley sostiene che il ritratto di Filumena Marturano "deve buona parte della sua gigantesca vitalità al linguaggio, che, tradotto, non rende altrettanto il personaggio"50.
   Anche sulla qualità della recitazione pesa una "italianizzazione" estranea alle interpretazioni fornite in Saturday, Sunday, Monday. "The most idiotic of all English theatrical conventions had to be brought in, namely that these Italians in Italy have to speak English with an Italian accent, as though they were not just speaking their native tongue (albeit in translation) but as though they were all Italian waiters just arrived in England and trying to communicate with English customers. The basis of this convention is the English audience's supposed inhability (in which I do not believe for a single moment) to imagine that Italians can speak their, and that therefore Italians are foreigners even in their own country"51.
   Tuttavia, anche Filumena fu accolta con successo, al punto che la sua rappresentazione fornì il pretesto all'Università di Birmingham per conferire la laurea in Lettere honoris causa ad Eduardo, il secondo italiano dopo lo scrittore abruzzese Ignazio Silone. Nel ruolo che era stato di tre napoletane "doc" come Titina De Filippo, Regina Bianchi e Pupella Maggio, c'è ancora Joan Plowright, stregata da Filumena al punto di dire: "Amo il personaggio di Eduardo perché riassume tutto ciò che una donna vorrebbe essere: madre, moglie, amante..."52.
   Ancora una volta, per lei, com'era accaduto ai tempi della sua interpretazione di Rosa Priore, elogi in quantità, sia in Italia sia in Inghilterra. Le colonne dell'Eastern Daily Press proclamano che "Joan Plowright è Filumena. Ripeto: è Filumena. La sua partecipazione trascende dalla semplice recitazione. Nasce dall'anima e penetra altrettanto profondamente nelle sensazioni di coloro che guardano e ascoltano. Pochi secondi prima ridevamo. E ora, di colpo, siamo sospesi in una immobilità piena di tensione al centro della quale sta, in un quadro fisso di personaggi, una figura magra, sorretta da un orgoglio sorprendente"53.
   Mentre il Corriere della Sera osserva: "D'inglese, quando calca le scene, ma anche quando ne è lontana, ha ben poco. Estroversa, gesticolosa, scoppiettante, trasuda argento vivo e un contagiosissimo buonumore"54. Eppure, il suo tentativo, come quello di Colin Blakely/Domenico Soriano di proporsi come ineccepibili napoletani dei Quartieri non si compie fino in fondo. E non è da tutti apprezzato. "As Filumena and Domenico, Joan Plowright and Colin Blakely, two of the most distinctively-accented players on the English stage, are called upon to assume the speech-tones of Naples. She occasionally waves a hand in that direction, but for the most part sticks to her native Scunthorpian. He struggles somewhat harder. (Patricia Hayes, as a duenna, is the only member of the cast who gets anywhere near the right accent)"55. Il suo secondo incontro col teatro eduardiano induce De Filippo a rivelare che ha nel cassetto un copione nuovo, incentrato su "un altro personaggio femminile adatto alle corde della Plowright"56.
   Al di là della comunque ottima interpretazione della Plowright, il tempo dirà che è soprattutto la "vis dramatica" del testo eduardiano ad emozionare la platea inglese. All'Yvonne Arnaud Theatre di Guildford, nel '79, arriva un altro trionfo.  La coppia di attori protagonisti, stavolta, è composta da Diana Coupland e Patrick O'Connell. Il Daily Advertiser ammette: "You would need a heart of
stone to leave Filumena without a lum in your throat and a s,mile on your face... In short, it's a gem!"57. Mentre il Farnham Herald aggiunge: "Filumena is magic. It really is. It is a personal triumph for Diana Coupland in the title role"58. Stavolta, da parte dei critici, non c'è alcuna titubanza nemmeno per quel che concerne la bontà della traduzione, nonostante il copione sia esattamente lo stesso del '77. "Keith Waterhouse e Willis Hall clearly enjoyed adapting this tempetuous piece of Italian theatre... The only real critical carp is that the running time could have been with advantage to all concerned"59. Non c'è neanche traccia di quel dubbio manifestato due anni prima da Bernard Levin nell'approvare l'adattamento dei due drammaturghi. La versione inglese, malgrado i suoi difetti, viene anzi esaltata dal critico del Wokingham Times, che scrive: "The play is enriched with the razor sharp wit of Keith Waterhouse and Willis Hall, who adapted the script and is still fresh after its two years run in the west End"60.
   La commedia di Eduardo, dopo anni di repliche, sembra aver catturato a tal punto critica e pubblico inglese da potersi reggere perfettamente anche senza tutte le sue componenti iniziali. "Three cheers for Eduardo De Filippo, whose robust and earthy play Filumena is the best thing that has happened to Guildford playgoers for far too long. (...) It could have been written by an Italian. In De Filippo's Neapolitan world woman is supreme, and although men fight, they know there is little chance of emerging as victors"61.
   Se Waterhouse e Hall erano stati abili nel trasporre in chiave londinese i valori ed il lessico borghese di casa Priore, non riescono a fare altrettanto per Filumena Marturano. In effetti, l'evidente discontinuità con Saturday, Sunday, Monday risiede proprio in questa mancata riproduzione del linguaggio del ceto popolare napoletano. Probabilmente, l'errore di fondo è stato quello di tradurre Filumena considerandola in qualche modo imparentata con i personaggi di Sabato, domenica e lunedì, per il solo fatto che d'essere nata dalla mente dello stesso autore. Invece, Filumena "is an even more tremendous, direct and life-filled play. The other was wider, but this is deeper; the tapestry is less varied, but richer, and the truth is more penetrating, the vision more noble"62.
   La rappresentazione di Filumena non ha mai tradito le attese del pubblico, indipendentemente dalla maggiore o minore statura delle sue interpreti, le quali hanno tutte colto un soddisfacente successo personale nei panni dell'esaltante personaggio eduardiano. E' stato così nel 1980 per Zeph Gladstone al Teatro del festival di Pitlorchy; nel 1982 per Ann Godfrey all'Octagon Theatre di Bolton; e nel 1986 per Janet Amsden al Forum di Manchester. Un'ulteriore dimostrazione, questa, del valore e dell'universalità del testo di De Filippo in sé, che ha fatto addirittura esultare la stampa inglese: "For my part, I can only offer in conclusion the words which Beethoven wrote at the end of the Missa Solemnis: "From the heart it comes; to the heart let it go". May it fill the Lyric for a hundred years, and may its author live for  thousand"63.
   Dopo il successo di Saturday, Sunday, Monday e di Filumena, la popolarità di Eduardo in Inghilterra tocca l'apice. E' ampiamente giustificata, quindi, l'attesa che circonda l'arrivo di Natale in casa Cupiello sulle scene londinesi. "Non ci sembrano sussistere dubbi sull'accoglienza che il pubblico e la critica britanniche tributeranno al dramma natalizio della famiglia Cupiello"64, scrive il Corriere della Sera. Invece sarà una grossa delusione. La commedia viene presentata col titolo Ducking out, nella versione di Mike Stott. Si tratta di un'operazione audace, al limite della sfrontatezza. Stavolta, non ci troviamo di fronte ad una traduzione, ma ad una vera e propria trasposizione. L'azione non si svolge a Napoli, bensì nel Lancashire. La commedia viene stravolta, il suo senso reale è deviato. Un tradimento. Dall'Italia piovono bocciature categoriche. L'inviato del Giornale è scandalizzato: "Filumena Marturano e Sabato, domenica e lunedì avevano mantenuto la napoletanità originale ed avevano avuto molto successo. Che cosa abbia spinto Mike Stott ad ambientare la famiglia Cupiello in una provincia dell'Est inglese, per tradizioni storiche un centro di cattolicesimo e quindi di cultura del presepio ma con costumi ben diversi dalle abitudini napoletane, è impossibile stabilire, se non forse un tentativo di rendere più comprensibile al pubblico inglese la commedia. Ma l'identificazione con una piccola minoranza di cattolici, che comunque vivono e pensano come tutti gli inglesi, è ancora più improbabile per il pubblico londinese che la comprensione delle poetiche sfumature di casa Cupiello a Napoli"65.
   Ed ancora: "Improbabile è anche l'arredamento della scena: crocefissi al muro, madonne e candele sui cassettoni, ritratti del papa Wojtyla e di santi alle pareti non sono tanto una caratteristica degli interni inglesi e appena in qualche caso lo sarebbero in Irlanda. La recitazione esalta la farsa e il vero significato di Eduardo, è davvero un peccato constatarlo, si perde. (...) Questa trasposizione dei Cupiello e dei loro problemi nel Lancashire non ha niente a che vedere con il lavoro di De Filippo. (...) Peccato. La traduzione di Mike Stott è fra l'altro eccellente, perché mai non ha lasciato i Cupiello a Napoli? De Filippo sarebbe stato certamente più felice"66. Luca è interpretato da Warren Mitchell, che in qualche modo tiene in piedi la rappresentazione. Sono rarissime le voci di approvazione per l'allestimento di Ducking out. Più numerose sono le perplessità della stessa critica inglese. Ecco il Daily Telegraph: "Thanks to the immense skill of De Filippo, and of his director Mike Ockrent, we are not merely amused by all this. But I would have responded to the play more, I suspect, if the family had remained Italian"67.
   Questo, invece, è il commento di Variety: "The Eduardo De Filippo's play has been adapted and re-set in Britain by Mike Stott, and may well have lost some of its original punch in the process"68.
   The Sunday Times scrive: "The difficulty of transferring plays of this kind from one highly specific local setting (Naples) to another is extreme"69. Ed ancora: "Mike Stott took the bold step of transporting De Filippo's Natale in casa Cupiello to Lancashire; and although it's a little odd to imagine an extended family Catholic and prone to mariolatry, up north, it isn't as strange as it would be elsewhere in England. You do however miss the typicality of the scene. Whereas in Naples, the father who devotes himself to building a crib for Christmas is a plausible eccentric, in Lancashire he would be un unlikely character, a rebel perhaps, which Len Coppell in Ducking out is not supposed to be. (...) Ducking out deserves its West End transfer; but I suspect that we will have to wait a little longer for that exact blend of talents which will properly establish De Filippo's work in Britain. It will come in time"70.
   Nel 1983, un'altra sorpresa. L'Inghilterra si trova di fronte un Eduardo che non conosceva. E ne resta scossa. Arriva a Londra, al Duke of York, Inner voices, cioè Le voci di dentro. Una commedia che finisce addirittura per mettere in discussione l'analisi che del teatro di De Filippo era stata fatta fino a quel momento. "The four plays of Eduardo De Filippo already seen in London ought to have familiarized us with his view of Neapolitan family life, but with his piece we have to start again from scratch"71.
   La traduzione è di Simpson, che con Inner voices torna al teatro dopo anni di lontananza. "In a translation by N.F.Simpson vastly more eery and sinister than the two cosy Waterhouse-Hall jobs of the recent past, we have a thoroughly mysterious black comedy dating from 1948 and offering an altogether less lovable view of Neapolitan family tradition"72. Lo stesso Eduardo, in un'intervista rilasciata a The Times aveva chiarito agli inglesi cosa si sarebbero dovuti attendere da questa nuova commedia. "It is extremely important to me that the English understand my intentions when I wrote this play", De Filippo explains. "The war was only just over, with its terror, confusion and continual bombing. The English know all about that. We were at last ready for a new life. After 20 years of fascism, we were able to speak of liberation. Everywhere in Italy there was enthusiasm, a readiness to make sacrifices. But nothing happened. Every character in the play carries within himself the fear of war and the fear of the future"73.
   Un Eduardo inedito, dunque, per gli inglesi: "The sadness and disgust with which De Filippo views post-war Italian politics is not usual in a man often spoken as the Italian Charlie Chaplin, a slight, affable figure, with very large brown eyes and the look of a melancholy and intelligent clown"74. Anche stavolta, com'era accaduto ai tempi della Napoli milionaria, la critica s'affanna a cercare riferimenti che appartengano alla tradizione letteraria inglese. The Guardian, ad esempio, accosta Inner voices ad An inspector calls, di Priestley. Le due commedie, peraltro, hanno in comune l'interprete principale: Ralph Richardson.
   "It would be fascinating to know whether Eduardo, who wrote the play in a white neat in the late 1940s, had ever seen the Priestley; for in exactly the same way he uses the moral guilt of a family to condemn a conscienceless society"75.
   La tematica de La grande magia, la successiva commedia eduardiana che giunge in Gran Bretagna, avrebbe invece fatto sostenere a qualcuno derivazioni di Eduardo da Cocktail party, di T.S.Eliot, "per il dilemma se l'uomo debba difendersi dalla dura realtà con  illusione o affrontarla a viso aperto"76.
   La grande magia, che arriva sui palcoscenici britannici soltanto nel 1988 col titolo Grand magic, aveva già avuto una lettura alla BBC nel 1975, così annunciata da  The Observer: "The gift of illusion, a lovely, alarming play by Eduardo De Filippo about what's real and what isn't, was the only drama in the weekend, with Hugh Griffith as the travelling conjuror whose audience gets more than it bargains for"77.
   Il debutto avviene al Glasgow Theatre Ensamble, la sera del 30 agosto, con la regia di John Retallock. Nel ruolo di Calogero Di Spelta c'è John Lawrence. "What is original, and particularly sombre, in De Filippo's development, is that he does not follow the line that a certain measure of illusion is necessary to save us from unacceptable truths"78.
   L'ultimo anello di congiunzione fra la carriera di Eduardo De Filippo e l'Inghilterra è rappresentato dalla traduzione de La Tempesta shakespeariana in dialetto napoletano seicentesco. Una scelta meditata a lungo, dopo l'iniziale proposta dell'editore Giulio Einaudi, che ad Eduardo aveva suggerito Sogno di una notte di mezza estate. "It will be my final tribute to Shakespeare", he says, "both an account of his love of Italy and of mine for England"79. De Filippo morì nel novembre dell'84, con un rammarico che è gigantesco per un uomo che aveva fatto del teatro la sua vita: "My one regret was that I never did Moliere or Shakespeare. I would have liked to have done Hamlet"80.

NOTE
1    I.S., Fine acting in Filumena, , 23 agosto 1960. (Trad. it.: Ieri sera, venni via dal Belgrade
      Theatre di Coventry con la sensazione che fosse un peccato che un satellite non potesse essere mandato in
      orbita intorno alla terra, in modo da rendere onore all'interpretazione di Wanda Rotha nella "prima"
      britannica della commedia italiana "Filumena" di Eduardo de Filippo. Questa attrice austriaca dai capelli rossi,
      di fama internazionale, trova il veicolo perfetto per il suo talento tempestoso in "Filumena", che è più sofisticata
      di una tradizionale farsa francese e decisamente più comica delle commedie inglesi da salotto).
2    Harold Acton, art. cit., pag. 55 (Trad. it.: La compagnia di Eduardo porti presto Napoli a Londra. Gli auspici
      sembrerebbero favorire una visita trionfale).
3    Irving Wardle, Napoli milionaria, , 9 maggio 1972, trad. it. in AA.VV., op. cit., pag. 11
4    John Mortimer, Napoli milionaria, , 14 maggio 1972, trad. it. in AA.VV., op. cit., pag. 12
5     John Mortimer, art. cit.  in op. cit.
6     Michael Billington, Napoli milionaria, , 9 maggio 1972, trad. it. in AA.VV., op. cit.,
     pag. 12
7    Franco Zeffirelli, Eduardo, l'artefice magico, , 2 novembre 1984, pag. 3
8    Franco Zeffirelli, art. cit.
9     Laurence Olivier, Confessioni di un peccatore, Rizzoli, Milano 1983
10    Franco Zeffirelli, art. cit
11    Bernard Levin, Sabato, domenica e lunedì, , 27 dicembre 1973, trad. it. in AA.VV, op. cit.
12    Roberto De Monticelli, Profuma di  Londra il ragù di Eduardo, , 27 ottobre 1973, pag. 15
13    Raul Radice, Olivier "comico" napoletano, , 27 ottobre 1973
14    Martin Esslin, Saturday, Sunday,. Monday, , dicembre 1973, pag. 41. (Trad. it..: E' stata un'idea eccellente affidare la traduzione di "Sabato, domenica e lunedì" a Keith Waterhouse e Willis Hall. Anch'essi sono drammaturghi genuini e popolari, profondamente radicati in una tradizione locale. Sono arrivati brillantemente a produrre
un testo che è recitabile, leggibile e abbastanza dialettale da essere accettato come il linguaggio comune di gente semplice, senza mai cadere nella trappola di localizzarlo in Inghilterra).15    Caroline Moorhead, Black comedy al dente, , 24 giugno 1983. (Trad. it.: "Attento a quei maccheroni",
        pare che l'attore e drammaturgo napoletano Eduardo De Filippo abbia avvertito Franco Zeffirelli, quando il
        regista portò "Sabato, domenica e lunedì" a Londra dieci anni fa. "Sono importantissimi, lo sai. Devono
        arrivare fumanti sulla scena, si deve sentire l'odore. Ma lo sanno a Londra come si fa il ragù?". Si scoprì che
        sapevano farlo ed il pubblico inglese provò una stuzzicante acquolina in bocca per mesi, sentendo l'odore
        delle cipolle sfrigolanti, del basilico e dei pomodori).
16    Eduardo De Filippo, Eduardo spettatore di se stesso, , 27 ottobre 1973, pag. 16
17    John Barber, Saturday, Sunday, Monday, , 2 novembre 1973, pagg. 70-71 (Trad. it.:
        Joan Plowright è una meraviglia nel ruolo di questa signora permalosa, orgogliosa della sua cucina
        fino all'ossessione).
18    Michael Billington, Saturday, Sunday, Monday, , 2 novembre 1973. (Trad. it.:
        Joan Plowright interpreta giustamente Rosa non come una matrona trasandata, ma come una donna
        tenera ed ordinata, per la qaule il momento dei pasti è come una Messa laica. L'amorevole preparazione
        del ragù di Rosa a sipario alzato non solo mostra che il cucinare è per lei un'affermazione di dignità
        femminile, ma spiega pure la sua feroce gelosia gastronomica).
19    Roberto De Monticelli, art. cit.
20    Hugh Hudson, Saturday, Sunday, Monday, , 4 novembre 1973, pag. 76 (Trad. it.:
        La Plowright è guerrescamente rinforzata dall'orgoglio della sua cucina, e la sua prestazione domina
        l'ottima produzione realistica di Franco Zeffirelli).
21    Martin Esslin, Saturday, Sunday, Monday, , dicembre 1973, pag. 42 (Trad. it.: Lei è
        la matrona che manda avanti il rituale domestico anche quando tutto pare crollarle intorno, brontolando,
        mugugnando, perfino meditando di abbandonare il suo sacro rito. Joan Plowright è precisamente al 
        vertice di questa rappresentazione, come il suo partner).
22    Michael Billington, art. cit. (Trad. it.: Il Peppino di Frank Finlay adotta la stessa tecnica di Eduardo
        (visto lo scorso anno all'Aldwych in "Napoli milionaria") di offrire un centro immobile in un vortice di
        attività: azzimato, serio ed ordinato, la sua grande calma rende l'eventuale scoppio di emozione come
        un fulmine dal cielo).23    B.A.Young, Saturday, Sunday, Monday, , 2 novembre 1973, pagg. 76-77 (Trad. it.: Olivier,
        con la schiena curva, strisciando sul palcoscenico con l'andatura  da vecchio, ancora una volta ha
        ottenuto il suo solito miracolo di cambiare il proprio aspetto fisico. Il sottile calcolo con cui commette i
        suoi peccatucci è qualcosa da ricordare per sempre. Laurence Olivier, portando la malizia nella vita reale,
        ha reso l'immagine di Eduardo De Filippo fino all'ultima grinza).
24    John Barber, art. cit. (Trad. it.: Laurence Olivier  è semplicemente superbo nella particina del nonno
        impertinente).
25    Hugh Hudson, art. cit. (Trad. it.: "Nella mia vita", dice, "ho visto troppe poche albe". Laurence Olivier
        pronuncia quelle parole con un rammarico unico, tanto che nella sua bellissima prova, queste sovrastano
        l'intera commedia, in uno strano modo, da sembrare una benedizione).
26    Questo il cast di Saturday, Sunday, Monday : Laurence Olivier (Antonio), Joan Plowright (Rosa Priore), Frank
        Finlay (Peppino), Mary Griffiths (Aunt Meme), Martin Shaw (Attilio), David Healy (Raffaele), Gawn Grainger
        (Roberto), Nicholas Clay (Rocco), Louise Purnell (Giulianella), Clive Morrison (Federico), Maggie Riley
        (Maria), Denis Qilley (Luigi Janniello), Keanne Watts (Elena), Anna Carteret (Virginia), Desmond Mc Namara
        (Michele), Harry Lomax (Catiello), David Graham (dr. Cefercola).
27    Roberto De Monticelli, art. cit.
28    John Barber, art. cit. (Trad. it.: Per creare un'effervescente casa piena di napoletani d'oggi, il regista Franco
        Zeffirelli non solo ha dotato gli attori inglesi di maniere e vivacittà italiane. Egli comunica l'appassionata
        integrità e la vigile umanità dell'autore).29    Bernard Levin, art. cit. in  AA.VV., op. cit.
30    Michael Billington, art. cit. (Trad. it.: Quella di Franco Zeffirelli è la prima produzione dai tempi del suo
        "Romeo e Giulietta" capace di trasformare una compagnia di attori inglesi in credibili mangiatori di pasta
        italiani).
31    John Barber, art. cit. (Trad. it.: Il regista evita le facili caricature di latini in agitazione. Perchè la commedia
        non mette in scena una commovente rappresentazione di tipici italiani, ma i comici e complessi dilemmi
        della vita familiare di tutti).
32    Michael Billington, art. cit. (Trad. it.: La produzione di Zeffirelli rinforza anche l'impressione cechoviana con
        la sua meticolosa attenzione ai dettagli: le svariate pentole e padelle, che vocano una religiosa devozione allo
        stomaco; Peppino che pulisce una sedia prima di onorarla col suo fondo schiena, la sciatta domestica
        (Anna Carteret) con la gamba fasciata e la biancheria intima eternamente in vista).33    R. Cushman, Saturday, Sunday, Monday, , 4 novembre 1973, pag. 74  (Trad. it.: Egli sa
        impregnare gli attori inglesi di uno spirito estroverso, che un pubblico inglese immediatamente riconoscerà
        come italiano).
34    F. Marcus, Saturday, Sunday, Monday, , 4 novembre 1973, pag. 75 (Trad. it. : Zeffirelli
        ha certamente esortato la compagnia del National Theatre a disfarsi delle loro limitazioni senza però perdere
        il controllo).
35    Martin Esslin, art. cit. (Trad. it.: Fu una mano fortunata a scegliere o ad afferrare Franco Zeffirelli come regista
        e scenografo della commedia. Era un altro garante dell'autenticità. E il National Theatre inorgoglì Eduardo
        con un cast eccellente).
36    Martin Esslin, art. cit.  (Trad. it.: Esige che tutti gli stranieri parlino un inglese scorretto anche quando parlano
        la propria lingua).
37    Martin Esslin, art. cit.  (Trad. it.: Con esagerati accenti italiani).
38    Martin Esslin, art. cit.  (Trad. it.: Zeffirelli è riuscito a far parlare i suoi attori un inglese non con un accento
        italiano, ma con un'intonazione che dell'italiano suggerisce un lieve accento).
39    Roberto De Monticelli, art. cit.
40    Eduardo De Filippo, Il teatro di Eduardo. Eduardo: lezioni segrete, II parte, ed. VideoRai, registrazione delle
        lezioni tenute per il Centro teatro Ateneo e l'Istituto del teatro dell'Università di Roma.
41    Irving Wardle, Fortunate choice from Naples, , 2 novembre 1973. (Trad. it.: L'idea dominante qui (e
        non circoscritta all'Italia) è la maledizione del fine settimana, il modo in cui sfacchiniamo attraverso la settimana
        lavorativa con la speranza di trovare una ricompensa alla fine di essa, per incorrere invece in liti avvelenate
        e nella nera depressione dei giorni di riposo).
42    Anna Barsotti, Eduardo drammaturgo: fra mondo del teatro e teatro del mondo, Bulzoni, Roma 1988, pag. 363
43    Agatha Christie, Il Natale di Poirot, Mondadori, Milano 1977, pagg. 64-65
44    Nicola Ciarletta, Eduardo, , febbraio 1975, pag. 17
45    Harold Acton, art. cit.  (Trad. it.: L'ultimo titolo è spiegato da uno dei protagonisti: lavoratori incapaci di riposarsi
        tendevano a cercarsi problemi di domenica, quando non avevano nient'altro da fare).
46    Harold Acton, art. cit. (Trad. it.: Il liricismo evocato dalle umili cose è uno dei fascini di questa commedia
        ma sostituendo il ragù con un roast beef o qualche altro piatto locale, la storia può accadere quasi dovunque).
47    Nicola Ciarletta, art. cit.
48    Bernard Levin, From the heart and to the heart, , 4 novembre 1977. (Trad. it.: Non mi piace
        l'abitudine crescente di assumere scrittori che non conoscono la lingua dell'originale per mettere sulla
        scena inglese commedie straniere; come possono questi, lavorando da una copia, entrare nella mente
        dell'autore? E la decisione è ancora più strana, in questo caso, poichè esiste un'eccellente traduzione di
        "Filumena" di Carlo Ardito).
49    Luigi Vaccari, art. cit.
50    Eric Bentley, Eduardo De Filippo e il teatro napoletano, in AA.VV., op. cit., pag. 49
51    Martin Esslin, Filumena, , gennaio 1978, pag. 28 (Trad. it.: La più stupida di tutte le
        convenzioni teatrali inglesi doveva essere introdotta, vale a dire che questi italiani in Italia devono
        parlare inglese con un accento italiano, come se non stessero parlando la loro madre lingua nel loro modo
        nativo (sebbene in traduzione), ma come se fossero tutti camerieri italiani appena arrivati in
        Inghilterra che cercano di comunicare con clienti inglesi. Alla base di questa convenzione c'è la
        presupposta incapacità del pubblico inglese (a cui io non credo affatto) di immaginare che gli italiani
        non sappiano parlare la loro lingua tanto bene e tanto naturalmente quanto gli inglesi la propria, e che
        quindi gli italiani siano stranieri anche nel loro stesso paese).
52    Roberto Gervaso, Filumena versione Londra, , 15 novembre 1978, pag. 3
53    C.V.R., Filumena, , 8 ottobre 1977, in AA.VV. op. cit.
54    Roberto Gervaso, art. cit.
55    Bernard Levin, art. cit. (Trad. it.: Nei panni di Filumena e Domenico, Joan Plowright e Colin Blakely, due
        degli attori dall'accento più chiaro sulla scena inglese, sono invitati ad assumere il modo di parlare di
        Napoli. Lei, occasionalmente, agita una mano in quella direzione, ma per la maggior parte si attacca al suo
        nativo scunthorpiano*. Lui si sforza piuttosto duramente. Patricia Hayes, la governante, è il solo membro
        del cast che dovunque ci fa sentire il giusto accento).
        * da Scunthorpe, situata a circa 20 km a sud dell'estuario Humber, sulla costa orientale della Gran Bretagna.
        E' lì che è nata Joan Plowright.
56    Carlo Filosa, Eduardo De Filippo, poeta comico del tragico quotidiano. Saggio su napoletanità e decadentismo
        nel teatro di Eduardo De Filippo, Nuova Cultura, Napoli 1978, pag. 45
57    Charles Spencer, Filumena, , 22-23 agosto 1979 (Trad. it.: Occorrerebbe un cuore di
        pietra per lasciare Filumena senza un groppo in gola ed un sorriso sul volto... In breve, è una gemma!).
58    S.G.P., Vigorous slice of Italian life, , 24 agosto 1979 (Trad. it.: Filumena è magica.
        lo è davvero. E' un trionfo personale per Diana Coupland nel ruolo principale).
59    J.F. Turner, Filumena, , 24 agosto 1979 (Trad. it.: A Keith Waterhouse e
        Willis Hall è chiaramente piaciuto adattare questo turbolento pezzo di teatro italiano... La sola piccola
        critica è che il tempo poteva essere tagliato, con il vantaggio che implica).
60    Anonimo, Filumena full of sharp wit, , 30 agosto 1979 (Trad. it.: La commedia è
        arricchita dall'acutezza tagliente come un rasoio di Keith Waterhouse e Willis Hall, che hanno adattato
        il copione, ed è ancora fresca dopo i suoi due anni di turnè nel West End).
61    June Wood, At last - la dolce vita in Guildford, , 30 agosto 1979. (Trad. it.: Triplo
        hurrà per Eduardo De Filippo, la cui robusta e popolare commedia "Filumena" è la cosa migliore che sia
        giunta a Guildford da tempo. Non potrebbe che essere stata scritta da un italiano. Nel mondo napoletano di
        De Filippo, la donna è a un punto supremo, e sebbene gli uomini combattano, essi sanno di avere una
        piccolissima possibilità di uscire vincitori).
62    Bernard Levin, art. cit. (Trad. it.: E' una commedia ancora più tremenda, sincera e piena di vita. L'altra
        aveva un più ampio respiro, ma questa è più profonda; la scenografia è meno varia ma più ricca e la verità
        è più penetrante, la visione più nobile).63    Bernard Levin, art. cit. (Trad. it.: Per concludere, da parte mia, posso solo aggiungere le parole che scrisse Beethoven alla fine della Missa Solemnis: "Dal cuore essa proviene, al cuore lasciatela andare". Che possa
        riempire il Lyric per cento anni e possa il suo autore vivere per mille).
64    Antonio Perrini, Natale in casa Cupiello sulle scene londinesi, , 6 novembre 1982
65    Aridea Fezzi Price, La famiglia Cupiello? Abita nel Lancashire, , 31 dicembre 1982
66    Aridea Fezzi Price, art. cit.
67    John Barber, Crisis at Christmas, , 11 novembre 1982. (Trad. it.: Grazie all'immensa
        abilità di De Filippo e del regista Mike Ockrent, tutto ciò ci diverte. Ma sospetto che la commedia mi avrebbe
        colito maggiormente se la famiglia fosse rimasta italiana).
68    Anonimo, Ducking out, , 5 gennaio 1983 (Trad. it.: Conosciuta in Italia come "Natale in casa
        Cupiello", la commedia di Eduardo De Filippo è stata adattata e riambientata in Gran Bretagna da
        Mike Stott, e potrebbe aver perso molta della sua energia originale nel processo).
69    James Fenton, Going by the book, , 14 novembre 1982 (Trad. it.: La difficoltà di
        trasferire commedie di questo genere da un'ambientazione precisamente localizzata (Napoli) ad
        un'altra è enorme).
70    John Elsom, Ducking out, , dicembre 1982 (Trad. it.: Mike Stott compie il passo audace
        di trasporre il "Natale in casa Cupiello" di De Filippo in Lancashire; e sebbene sia bizzarro immaginare
        una famiglia cattolica e propensa alle ruberie, su al nord, non è così strano come sembrerebbe in
        altri posti dell'Inghilterra. Comunque, non potete cogliere la tipicità della scena. Mentre a Napoli, il
        papà che si dedica alla costruzione di un presepe per  il Natale è un eccentrico, nel Lancashire egli
        sarebbe un tipo improbabile, forse un ribelle, cosa che il Len Coppel di "Ducking out" non sembra
        essere),
71     Irving Wardle, Neapolitan vices, , 17 giugno 1983. (Trad.it.: Le quattro commedie di Eduardo
        De Filippo già viste a Londra dovrebbero averci reso familiare il suo punto di vista sulla vita familiare
        a Napoli, ma con questo dramma dobbiamo ricominciare dal punto di partenza).
72    Sheridan Morley, Inner voices is enthra..., , 29 giugno 1983 (Trad. it.: Nella
        traduzione di N.F.Simpson, di gran lunga più irreale e sinistra dei due intimistici lavori firmati dalla
        coppia Waterhouse-Hall nel recente passato, ritroviamo una misteriosa black comedy del 1948, che ci offre
        un punto di vista decisamente meno gradevole della tradizione familiare napoletana).
73    Caroline Moorehead, art. cit. (Trad. it.: "E' molto importante per me che gli inglesi capiscano le intenzioni
        che avevo quando scrissi questa commedia", spiega De Filippo. "La guerra era appena finita, con il suo
        terrore, la confusione e i bombardamenti continui. Gli inglesi conoscono bene tutto ciò. Noi eravamo pronti
        finalmente per una vita nuova. Dopo 20 anni di fascismo, eravamo in grado di parlare di liberazione. Dovunque
        in Italia c'era entusiasmo, disponibilità a sostenere sacrifici. Ma non successe nulla. Ogni personaggio
        della commedia porta con sè la paura della guerra e quella del futuro).
74    Caroline Moorehead, art. cit. (Trad. it.: La tristezza ed il disgusto con cui De Filippo guarda i politici italiani
        del dopoguerra non è usuale in un uomo spesso indicato come il Charlie Chaplin italiano, una figura
        sottile e affabile, con grandi occhi marroni e lo sguardo di un malinconico e intelligente clown).
75     Michael Billington, Inner voices, , 16 giugno 1983. (Trad. it.: Sarebbe interessante sapere se
         Eduardo, che scrisse la commedia nei tardi anni '40, abbia mai visto quella di Priestley; perchè egli adopera
         esattamente allo stesso modo la colpevolezza morale di una famiglia per condannare una società senza
         coscienza).
76     Federico Frascani, Le due Napoli di Corrado Alvaro, Berisio, Napoli 1969, pag. 77
77     Paul Ferris, Weekend with the Italians, , 19 gennaio 1975. (Trad. it.: "The gift of illusion",
         un'amabile ed inquietante commedia di Eduardo De Filippo su ciò che è reale e cosa non lo è, era l'unico
         dramma del weekend, con Hugh Griffith nel ruolo dello stregone viaggiatore il cui pubblico ottiene più
         di quanto si pattuisca).78    Harry Eyres, Grand magic assembly rooms, , 3 settembre 1988. (Trad. it.: Di particolarmente
        originale e cupo, nello sviluppo di De Filippo, c'è che egli non segue la linea secondo la quale una certa
        misura d'illusione sarebbe necessaria per salvare noi stessi da verità scomode).
79    Caroline Moorehead, art. cit. (Trad. it.: "Sarà il mio tributo finale a Shakespeare", dice, "sia per il suo amore
        verso l'Italia, sia per il mio verso l'Inghilterra").
80    Caroline Moorehead, art. cit. (Trad. it.: Il mio unico rammarico è non aver mai fatto Moliere o Shakespeare.

        Mi sarebbe piaciuto Amleto).

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