[Capitolo 1: L'universalità del suo teatro]
[Capitolo 2; Tradurre il teatro]
3.
Eduardo e l'Inghilterra: cronaca di un successo
"In generale, se
un'idea non ha significato e utilità sociale non m'interessa lavorarci sopra"
(Eduardo De Filippo)
L'Inghilterra incontra il teatro di Eduardo già nel 1958, quando
all'Oxford Playhouse va in scena Questi fantasmi. Soltanto due anni
dopo, tocca alla commedia forse più celebre, Filumena Marturano,
attraversare la Manica. Così com'era accaduto ai napoletani la sera del 7
novembre 1946, al teatro Politeama, l'amara storia della tenace prostituta
affascina subito pure gli inglesi. Il critico di The New Statesman,
ad esempio, scrive: "I came away from the Belgrade Theatre, Coventry, last
night with the feeling that it was a pity hat a satellite could not be put into
orbit round the earth to commemorate Wanda Rotha's performance in the British
premiere of the Italian comedy, Filumena, by Eduardo De Filippo. This
red-haired Austrian actress of international repute finds the perfect vehicole
for her tempestuous talent in Filumena, which is more sophisticated tha
traditional France farce yet more broad-humoured than English drawing-room
comedies"1.
Eppure, resta un successo parziale,
circoscritto cioè agli ambienti di provincia. Un'affermazione ancora incompleta,
insomma.Gli studiosi, quelli che già avevano avuto modo di conoscere attraverso
strade alternative il teatro vernacolare di De Filippo, s'erano innamorati di
lui. Dalle colonne di The London magazine, Harold Acton si augurava che "Eduardo's company will soon
bring Napoli to London. The portents would seem to favour a triumphant
visit"2.
Dopo gli elogi per gli allestimenti di Io,
l'erede e di Natale in casa Cupiello, al Castle Theatre di Farnham,
rispettivamente nel 1967 e 1970, il vero trionfo si concretizza nel giro di
cinque anni. Siamo nel 1972, quando Eduardo porta personalmente all'Aldwych
Theatre la sua Napoli milionaria!, il cui copione, sin dal '47, aveva
attirato l'attenzione del regista Elia Kazan, desideroso di elaborarne una
versione da lanciare sui palcoscenici di Broadway. Le "stelle" dello
spettacolo inglese corrono a rendere omaggio a Eduardo: John Dexter, Vanessa
Redgrave, Joan Plowright, Laurence Olivier. Le critiche grondano entusiasmo.
La stampa inglese si scatena in paragoni e
confronti. Irving Wardle, che recensisce la commedia per The Times,
osserva che "lo spettacolo ci offre una collezione di tipi delineati con
amore, mai più apparsi su nessun palcoscenico dai tempi dell'Abbey Theatre"3. Il riferimento è al teatro di Dublino, fondato nel 1904 da
Annie Horniman che, con le opere inserite in cartellone, aveva sostenuto la
rinascita della drammaturgia nazionale. Diventò subito un importante punto di
riferimento e soprattutto ospitò la Compagnia della società del teatro nazionale
irlandese, messa in piedi da Yeats, lady Gregory ed i fratelli Fay. Fedele al
suo programma che mirava alla formazione di un repertorio nazionale d'alto
valore estetico e formativo, l'Abbey presentava opere dello stesso Yeats, di
John Millington Synge, Padraic Colum, Sean O' Casey, Lennox Robinson, T.C.
Murray. Le sue iniziative furono stroncate da un incendio, che nel 1951 lo
distrusse. Il ricordo dell'atmosfera dell'Abbey suscitata da Napoli
milionaria! viene sottolineato pure da The Observer: "E' una
commedia scritta da un uomo che conosce e ama il popolo d'una città, ed è
scritta con quel misto di farsa di gran classe e di sentimento vittoriano che
caratterizzò i grandi anni dell'Abbey Theatre"4.
Di Eduardo, colpisce soprattutto la
recitazione, così lontana dal cliché italiano: "Al centro della sua
recitazione c'è l'oasi serena di una totale sicurezza dell'artista nelle sue
capacità: una recitazione che sarebbe la stessa, e lo si sente, anche se
l'attore fosse solo in teatro"5.
Il Manchester Guardian aggiunge: "Sebbene, in genere, si insista sul fatto che le sue opere sono strettamente
legate alla vitalità brulicante, da formicaio, di Napoli, quello che colpisce
in Napoli milionaria! è la sua umanità universale, espressa in una gamma
che va dal tragico al comico. Fa pensare a O'Casey, al suo stile"6. Arrivato tardi al teatro, dopo essere cresciuto negli slums
dublinesi, il drammaturgo
irlandesi - anch'egli autodidatta come De Filippo - aveva dato voce nelle sue
prime opere alla vita del proletariato ed ai suoi tentativi di rivolta anti
inglese. Il suo teatro è caratterizzato da un atteggiamento molto critico verso
la realtà sociale irlandese, le sue convenzioni e le sue superstizioni
conservatrici, oppressive dello spirito popolare, basato sulla saggezza
spontanea e l'amore per la vita.
Un anno ancora, ed arriva Franco Zeffirelli
a fare da mediatore tra le commedie di De Filippo ed i londinesi: "In forza
di questa verità assoluta che va oltre i confini delle lingue, delle culture
diverse, io cominciai a concepire il sogno di portare Eduardo nel mondo
anglosassone, dove era stato sì presentato, ma non ancora capito; restava un
fatto di colore, di folklore. Nessuno aveva ancora
tentato
il lavoro di trasposizione dell'assunto reale; si era rimasti ad osservarlo
come un felice macchiettista"7. Zeffirelli
trova un prezioso alleato in Kenneth Tynan, il numero uno della critica
inglese. Quindi, s'assicura la complicità dell'attrice Joan Plowright.
Successivamente, riuscirà perfino a coinvolgere nel progetto Laurence Olivier,
direttore artistico del National Theatre, il più illustre palcoscenico inglese
degli ultimi anni, modernità e sperimentazione. Ricorda Zeffirelli: "Arrivammo alla decisione di rappresentare Sabato, domenica e lunedì dopo
non poche perplessità. Dapprima s'era pensato a un Goldoni, ma io volevo
Eduardo; poi ci si orientò su Filumena Marturano che sarebbe stata più
facile, più recepibile per il successo di pubblico data la sua struttura
drammatica così avvincente. E infatti lavorammo, con gli inglesi Waterhouse e
Hall, alla versione ed all'adattamento di entrambi i testi, il che non fu
facile, perché si trattava di travasare tutte le assonanze, le equivalenze, le
trasposizioni del napoletano, cioè di un linguaggio che è fatto di reiterazioni,
a un altro, l'inglese, sintetico, asciutto, essenziale"8.
Il regista fiorentino riesce a vincere le
piccole resistenze. Nella sua autobiografia, invece, Olivier rivela che la
scelta cadde su Sabato, domenica e lunedì semplicemente perché "aveva
più personaggi, una considerazione sempre importante per una grande
compagnia"9. In scena, comunque, va Saturday,
Sunday, Monday. Una scelta rischiosa, che alla fine si rivelerà vincente. "Ma a me piaceva questa sfida d'alto rango; se l'avessi perduta, pensavo,
avrei avuto sempre di riserva Filumena per imporre Eduardo"10.
Non ce ne sarebbe stato bisogno. La commedia
resta in scena a Londra per due anni, prima al National poi al Queen's,
aggiudicandosi nel 1973 l'Evening standard, il prestigioso premio riservato
alla migliore rappresentazione della stagione in Inghilterra. Ed è per tutti
una rivelazione. Scrive il critico di The Times: "Andai dunque a
teatro con l'idea di vedere una commedia napoletana d'atmosfera, di non grande
rilievo ma con situazioni divertenti. Mi sbagliavo. Accidenti se mi
sbagliavo!"11.
Il ruolo di Rosa Priore, la protagonista
femminile della commedia, tocca a Joan Plowright. Frank Finlay è suo marito
Peppino. Una gustosa particina se la ritaglia perfino Laurence Olivier: è Antonio,
il nonno capriccioso. L'esito è sorprendente, la critica italiana si meraviglia
nello scoprire come un testo così apparentemente lontano dalla realtà
britannica, si riveli intenso ed affascinante anche dopo la sua traduzione. "Trasferire tutto questo su un palcoscenico inglese, una parola. Come si fa
a dire, qui, "Io debbo mangiare scaldato"? Come si fa a dire, qui,
"Dove c'è gusto non c'è perdenza"? Come si fa a dire, qui,
"Mannaggia la capa del ciuccio" Non è soltanto, tuttavia, un problema
di traduzione; piuttosto, di recitazione e di gesto"12.
Tutte le perplessità affiorate sulla carta
in fase di ideazione, peraltro non completamente risolte in fase di traduzione,
scompaiono sul palcoscenico. E come sottolineato dalle colonne de Il
Corriere della Sera, "non si trattava di perplessità riguardanti il
testo in se stesso. Sabato, domenica e lunedì, che è tra le più belle
commedie di Eduardo, era già stata collaudata dal tempo. E la versione inglese
di Keith Waterhouse e Willis Hall, Saturday, Sunday, Monday, sottoposta
a non poche verifiche dal regista, Franco Zeffirelli, tirate le somme appariva
fedele anche laddove la ricerca di modi gergali equivalenti non consentiva di
rispettare alla lettera il testo originale: talune parole del quale, del resto,
sono state benissimo assimilate dagli attori inglesi"13.
La critica inglese, se possibile, si spinge
oltre. Così, finisce per distribuire elogi in quantità un po' a tutti gli
attori, alla regia, alla qualità della traduzione. "It was
an excellent idea to entrust the translation and adaptation of Saturday,
Sunday, Monday to Keith Waterhouse e Willis Hall. They are too genuine folk
laywrights, deeply rooted in a local tradition. They have
brilliantly coped with producing a text that is actable, speakable and
vernacular enough to be accepted as the ordinary speech of simple people
without ever falling into the trap of becoming localised in England"14.
Lo stesso Eduardo volle seguire da vicino,
per quanto possibile, le varie fasi della preparazione e della realizzazione,
finendo per essere prodigo di consigli. "Mind
those maccaroni, the Neapolitan actor and playwright Eduardo De Filippo
is said to have warned Franco Zeffirelli when the director brought Saturday,
Sunday, Monday to London ten years ago. "They're very important, you
know. They have to arrive on the stage steaming, you have to be able to smell
the aroma. Do they know how to make ragu sauce in London?". It turned out
that they did, and British audiences drooled pleasurably over the slizzing
onions, basil and tomatoes for many months"15.
Poi, una sera, Eduardo
si mescolò al pubblico in sala, sprofondato in una poltrona, per verificare di
persona l'effetto ottenuto: "Mi sono abbandonato al piacere di ascoltare un
insieme di attori davvero eccezionale. Da questa compagnia fusa così bene, così
armoniosamente dalla regia di Franco Zeffirelli, da questa orchestrazione
esemplare si levavano ora la voce solista del grande Laurence Olivier, ora
quella dell'ottimo Frank Finlay, ora quella della Plowright che per me, lo
confesso, è la grande rivelazione di questo spettacolo... Joan Plowright è
stata talmente scattante, talmente brava e vera che gli occhi mi si sono
riempiti di lacrime"16.
Per lei, protagonista in un ruolo
completamente diverso da quelli che aveva interpretato nel corso della sua
carriera, i consensi sono unanimi. "Joan Plowright is a marvel as this
touchy lady, obsessively proud of her cooking"17.
Ed ancora: "Joan Plowright right plays Rosa not as a blowzy matron but as a
neat and tender woman for whom meal-times are a secular Mass (...). Rosa'
loving preparation of a ragu at curtain rise not only shows that cooking is for
her an assertion of male dignity but also explains her ferocious gastronomic
jealousy"18. L'interpretazione della Plowright piace parecchio pure ai crtici
italiani: "Recitava, sodo e vibrato, la moglie di Laurence Olivier, in un
inglese che come quello di tutti gli altri interpreti, cercava di recuperare
una impossibile, remota coloritura italiana"19.
Per qualcuno, addirittura, la prova di Joan
Plowright relega in secondo piano tutto quanto il resto: "She is
bellegerently fortified in her pride in her cooking, and her performance
dominates Franco Zeffirelli's admirably realistic production"20.
E Martin
Esslin aggiunge: "She is the mother-hen who carries on with the domestic
ritual even when everything seems to be collapsing around her, grumbling,
nagging and yet even thinking of abandoning her sacred trust. Joan Plowright is
fully at the height of this performance from her partner"21.
Il partner è Frank
Finlay, costretto addirittura a misurarsi a distanza con lo stesso Eduardo, il
Peppino Priore della versione originale. Se la cava benissimo, gli elogi
arrivano copiosi anche per lui. "Frank Finlay's Peppino adopts Eduardo's
own technique (seen at the Aldwych last year in Napoli milionaria) of
providing a still centre in a whirl pool of activity: dapper, grave and trim,
his very quietness makes the eventual eruption of emotion seen like a bolt from
the sky"22.
Approvazione incondizionata, e non poteva
essere altrimenti, anche per il grande Laurence Olivier, l'eroe di
tanti drammi shakespeariani (Otello, Riccardo III, Enrico V, Amleto, per
la cui versione cinematografica s'aggiudicò nel '49 anche il premio Oscar come
miglior attore protagonista). Per una volta, gli tocca infilarsi nei panni di
un semplice nonnino borghese, napoletano e capriccioso. Riuscendo ugualmente
credibile. "Olivier, round backed, slithering about the stage
with an old man's walk has once again achieved his abitual miracle of changing
his physical shape. The subtle timing with which he commits his surreptitious
peccadilloes is something to remember forever (...). Laurence Olivier, carrying
mischief into real life, has made the image of Eduardo De Filippo, down to the
last wrinkle"23. E' l'ennesimo trionfo personale, per
lui: "Laurence Olivier is quietly superb in the small role of the naughty
grandfather"24. La stampa inglese si lascia andare ad una delirante ammirazione: "In my life", he says, "I have seen too few sunrises". Laurence
Olivier speaks this with a rare regret, so that, in his beautiful performance,
it hangs over the whole play, in some strange manner, like a benediction"25.
E' un cast meraviglioso, quello che porta in
palcoscenico Saturday, Sunday, Monday 26. "Be', questi straordinari attori del National Theatre sono riusciti a
rendere perfettamente lo spirito e, per quel che abbiamo potuto capirne, anche
il testo della commedia. Zeffirelli fa pronunciare ogni tanto qualche breve
frase italiana, alcune formule di saluto ("Buonciorno", donna
Rosina", "Ciaou Rocco", oppure "Caneloni alla
siceliana") che mettono qua e là strani fiocchi di colore. L'unico appunto
che potremmo fare al regista si riferisce a quell'accompagnamento di celebri
canzonette napoletane al principio e alla fine degli atti. Non ce n'era alcun
bisogno. Ma forse è stata un'indulgenza necessaria, la concessione al
back-ground tradizionale del pubblico di qui nei confronti di Napoli"27.
La scelta di
ricreare sulla scena londinese non solo l'atmosfera napoletana, ma anche gli
atteggiamenti, le espressioni e la gestualità tipica dei personaggi eduardiani,
è particolarmente apprezzata dalla critica inglese. "To
create an effervescent houseful of contemporary Neapolitan, the director,
Franco Zeffirelli, ha snot only endowed English actors with Italian mannerisms
and excitability. He communicates the passionate integrity and wideawake
humanity of the author"28.
Spesso criticato, stavolta Zeffirelli fa
centro: "Tutte queste cose, questi equilibri e queste certezze sono
afferrate con perfetta simpatia e comprensione dalla regia di Franco
Zeffirelli. A mio tempo, sono stato uno dei suoi critici più severi, ma di
fronte alla recitazione, il critico deve tacere e limitarsi a ringraziare per
un'esperienza che sicuramente accresce la qualità della vita di coloro che
l'hanno goduta"29. In
Inghilterra scrivono: "And Franco Zeffirelli's production is the first since
his own Romeo and Juliet to transform a company of English actors into
plausible, pasta-eating Italians"30. Sulla bontà del lavoro svolto dal
regista fiorentino, per una volta, non c'è nemmeno una voce discorde: "The
director avoids easy caricatures of Latin in a flap. For the play
shows a touching understating not og Italian merely, but of the comic, complex
predicaments of family life everywhere"31.
Se ne lodano le finezze stilistiche: "Zeffirelli's production also
reinforces the Chekovish impression by its rapt attention to detail: the multifarious
pots and pans, evoking a religious devotion to the gut, Peppino wiping a chair
before gracing it with his bottom, the gawping, sluttish maid (Anna Carteret)
with the bandaged leg and eternally visible underwear"32.
Piacciono le
indicazioni che ha saputo trasmettere al cast : "He can imbue British
players with an extrovert spirit which a British audience will immediatly dub
Italian"33. Ed ancora: "Zeffirelli has certainly galvanised
the National Theatre Company into shedding their restraint without destroying
their control"34. Viene addirittura invocato come unico
garante possibile dell'autenticità all'operazione: "It was an equally fortunate
hand that chose, or succeeded to catch Franco Zeffirelli as the director and
designer of the piece. Here was another guarantee of authenticity. And the
National Theatre did Eduardo proud with an excellent cast"35.
Un cast che riuscì a superare la convenzione inglese che "demands that all
foreigners should speak broken English even if they speak their own
language"36. Solo Louise Purnell e Maggie Riley, rispettivamente impegnate
nei ruoli di Giulianella e Maria, cadono nella trappola di parlare "with
exaggerated Italian accents"37.
Secondo
Martin Esslin, è un altro grande merito da attribuire al regista, che "has
managed to make his actors speak English not with an Italian accent - ... - but
with an intonation which very subtly suggests an Italian colouring"38.
Insomma, è un trionfo
completo. "Forse questi attori inglesi e il pubblico che si diverte e applaude e
riempie il teatro ogni sera si stanno accorgendo che c'è qualcosa in comune fra
certe commedie di Eduardo ed alcuni estri remoti e recenti della drammaturgia
inglese. Non so, mi è parso che, sul filo di una gentile follia e dell'humour,
nei panni di quei personaggi si trovassero benissimo. Zeffirelli è riuscito a
darci questa impressione: di una compagnia italiana andata in Inghilterra a
recitare, in un inglese tinteggiato di italiano, un testo del nostro maggior
commediografo vivente"39.
"Di fronte a Sabato, domenica e lunedì,
che tratta solamente della gelosia (...), ho visto gli inglesi piangere. Per me
è stata una vittoria enorme"40, disse un
giorno Eduardo. Una delle differenze principali con le rappresentazioni
italiane, però, consiste nel fatto che la critica inglese ha individuato il
filo conduttore della commedia nel tema del tempo libero e della sua
invivibilità, sostituendolo così a quello, forse più minimalista, della gelosia
e della mancanza di comunicazione nell'ambito della famiglia. "The
linking idea here (not confined in Italy) is the curse of the weekend; the way
we slog through the working week hoping for some reward at the end of it, only
to run into festering rows and black depressions on the days of rest"41.
Un argomento, questo, tipicamente
britannico, come rileva pure Anna Barsotti, la quale sottolinea "il contrasto fra l'occasione e l'avvenimento"42,
ricollegando ciò che accade nel giorno di festa in casa Priore ad un dialogo
fra Poirot ed il colonnello Johnson nel giallo di Agatha Christie Murder for
Christmas. Il detective belga, infatti, osserva che "a Natale impera lo
spirito di buona volontà (...) dovete ammettere che i nervi possono venir
sottoposti a dura prova (...) lo sforzo di essere buoni e amabili crea un
malessere che può riuscire in definitiva pericoloso. Chiudete le valvole di
sicurezza del vostro contegno naturale e presto o tardi la caldaia scoppierà
provocando un disastro"43.
Si tratta proprio della situazione scenica
che Eduardo costruisce intorno a Peppino e Rosa Priore, nei quali moltissimi
spettatori inglesi hanno inevitabilmente finito per identificarsi. La domenica
partenopeo-londinese, quindi, come il Natale di Poirot. "L'umore ambientale,
presente già nel titolo, evoca quella particolare attesa della domenica (con la
relativa preparazione del ragù) che spinge l’animo di ogni napoletano, di
qualsiasi classe o ceto, verso una parabola la quale tocca nella sera del
sabato il suo vertice e raggiunge nella mattinata del lunedì la sua caduta.
Senza le domeniche un napoletano non potrebbe vivere: il suo animo festoso,
anche se carico d'amarezze, resterebbe soffocato. La domenica non è più che una
sosta nel corso dei giorni, il termine ambito della settimana, che con i suoi
ritorni puntuali, sembra riassumere il vero scopo dell'esistenza"44.
Prima che il teatro di Eduardo giungesse in
Inghilterra, Harold Acton spiegava che il titolo Saturday, Sunday, Monday "is explained by one of the protagonists: business men incapable of relaxing
were inclined to fish for trouble on a Sunday when they had nothing else to
do"45, cogliendo sin da allora l'aspetto
che undici dopo la critica avrebbe finito per sottolineare.
Infine, il ragù. Per Acton è soltanto uno
degli elementi della commedia, magari trascurabile. "The lyricism
evoked by humble things is one of the charms of this comedy, but substituting
roast beef or some other local dish for the ragu it might happen almost
anywhere"46. Mentre la critica italiana, giustamente, ne ribadisce l'indispensabilità, la centralità: "Ora, il teatro d'ambiente è inevitabilmente descrittivo. Mettete un
pasticcio di fegato grasso al posto del ragù e avrete polverizzato tre quarti
di Sabato, domenica e lunedì"47.
Il successo della commedia rende più solido
anche il legame d'amicizia tra gli attori inglesi ed Eduardo. Nel '76 Olivier,
reduce da una lunga malattia, cura la regia dell'edizione televisiva. E subito
dopo, prende corpo l'ipotesi di un ritorno del teatro di De Filippo sulle scene
londinesi. Nei piani Laurence Olivier c'è Natale in casa Cupiello, con
l'esecuzione delle canzoni natalizie affidata alla Nuova Compagnia di Canto
Popolare, il gruppo musicale di Roberto De Simone. La crisi economica del
National manda all'aria il progetto. Così, si torna a parlare di Filumena
Marturano. Olivier ne aveva acquistato i diritti. Aveva intenzione di
alternare la commedia a Questi fantasmi, sera dopo sera. Intanto,
s'erano incrinati i rapporti tra Eduardo e Zeffirelli. Colpa del tonfo
americano di Saturday, Sunday, Monday e delle polemiche del regista fiorentino su
giornali americani, inglesi ed anche italiani. Il vero ostacolo alla produzione
di Filumena furono i loro vicendevoli rancori. Gli amici inglesi
favorirono la difficile riappacificazione, al sole di Positano. Filumena
venne rappresentata nel 1977 al Royal Theatre di Norwich ed al Lyric Theatre di
Londra, adattata in inglese dagli stessi traduttori di Saturday, Sunday,
Monday. Eppure, non si può non
cogliere una notevole differenza rispetto al primo lavoro. La versione di Filumena,
alla lettura, non convince mai del tutto, sembra appiattirsi in un inglese
grigio, a tratti addirittura d'epoca, e non si sforza nemmeno di provare a
riprodurre alcuni degli effetti
comici, che vanno così smarriti. La maggior parte dei dialoghi, inoltre, è
contrassegnata da un'essenzialità formale poco partenopea. Probabilmente, tutto
ciò deve spiegarsi col fatto che Sabato, domenica e lunedì è una
commedia scritta prevalentemente in italiano, con battute in napoletano.
Contrariamente a Filumena Marturano, in cui l'estrazione popolare della
stragrande maggioranza dei personaggi si riflette pesantemente sul linguaggio
adoperato da eduardo, che sceglie lessico, strutture morfologiche e sintattiche
popolari.
L'esito non
brillantissimo dell'adattamento di Waterhouse e Hall viene messo in rilievo con
decisione dal solo Bernard Levin: "I do not care for the growing practice of
engaging writers who do not know the language of the original to put foreign
plays on to the English stage; how can they, working from a crib, get into the
mind of the author? And the decision is even odder in this case, for there is
an excellent translation of Filumena by Carlo Ardito"48.
Il critico di The Times si riferisce
al volume pubblicato dallo studioso italo inglese per la casa editrice Hamish
Hamilton e St.George Press, e presentato all'Istituto italiano di cultura di
Londra, il 18 ottobre 1976. Il libro di Ardito comprende, oltre a Filumena,
anche La grande magia ed Il sindaco del rione Sanità. La
traduzione di Ardito che arriva, non richiesta, tra le mani di Olivier viene
rispedita al mittente, senza essere neanche letta. Ciò che rovina invece
l'adattamento di Waterhouse e Hall è la sensazione che ci sia stato un
mediatore tra il testo originale e quello inglese, un evitabile passaggio attraverso
l'italiano. Quest'anello in più nella catena potrebbe essere la causa della
minore efficacia della versione rispetto a Saturday, Sunday, Monday.
Luca De Filippo, il figlio di Eduardo,
sembrerebbe confermare tale ipotesi con le sue parole: "Filumena io
penso che difficilmente si possa tradurre in italiano. Filumena, donna dura,
forse cattiva, ha la sua giustificazione all'interno della sua estrazione, che
è popolare. Se tu la traduci in italiano e le togli le origini, rimane una
donna crudele e basta"49. Lo stesso
Eric Bentley sostiene che il ritratto di Filumena Marturano "deve buona
parte della sua gigantesca vitalità al linguaggio, che, tradotto, non rende
altrettanto il personaggio"50.
Anche sulla qualità della recitazione pesa
una "italianizzazione" estranea alle interpretazioni fornite in Saturday,
Sunday, Monday. "The most idiotic of all English theatrical
conventions had to be brought in, namely that these Italians in Italy have to
speak English with an Italian accent, as though they were not just speaking
their native tongue (albeit in translation) but as though they were all Italian
waiters just arrived in England and trying to communicate with English
customers. The basis of this convention is the English audience's supposed
inhability (in which I do not believe for a single moment) to imagine that
Italians can speak their, and that therefore Italians are foreigners even in
their own country"51.
Tuttavia, anche Filumena fu accolta
con successo, al punto che la sua rappresentazione fornì il pretesto
all'Università di Birmingham per conferire la laurea in Lettere honoris causa
ad Eduardo, il secondo italiano dopo lo scrittore abruzzese Ignazio Silone. Nel
ruolo che era stato di tre napoletane "doc" come Titina De Filippo, Regina
Bianchi e Pupella Maggio, c'è ancora Joan Plowright, stregata da Filumena al
punto di dire: "Amo il personaggio di Eduardo perché riassume tutto ciò che
una donna vorrebbe essere: madre, moglie, amante..."52.
Ancora una volta, per lei, com'era accaduto
ai tempi della sua interpretazione di Rosa Priore, elogi in quantità, sia in
Italia sia in Inghilterra. Le colonne dell'Eastern Daily Press proclamano che "Joan Plowright è Filumena. Ripeto: è Filumena. La sua
partecipazione trascende dalla semplice recitazione. Nasce dall'anima e penetra
altrettanto profondamente nelle sensazioni di coloro che guardano e ascoltano.
Pochi secondi prima ridevamo. E ora, di colpo, siamo sospesi in una immobilità
piena di tensione al centro della quale sta, in un quadro fisso di personaggi,
una figura magra, sorretta da un orgoglio sorprendente"53.
Mentre il Corriere della Sera osserva: "D'inglese, quando calca le scene, ma anche quando ne è lontana, ha
ben poco. Estroversa, gesticolosa, scoppiettante, trasuda argento vivo e un
contagiosissimo buonumore"54. Eppure, il
suo tentativo, come quello di Colin Blakely/Domenico Soriano di proporsi come
ineccepibili napoletani dei Quartieri non si compie fino in fondo. E non è da
tutti apprezzato. "As Filumena and Domenico, Joan Plowright and Colin
Blakely, two of the most distinctively-accented players on the English stage,
are called upon to assume the speech-tones of Naples. She occasionally waves a
hand in that direction, but for the most part sticks to her native
Scunthorpian. He struggles somewhat harder. (Patricia Hayes, as a duenna, is
the only member of the cast who gets anywhere near the right accent)"55.
Il suo secondo incontro
col teatro eduardiano induce De Filippo a rivelare che ha nel cassetto un
copione nuovo, incentrato su "un altro personaggio femminile adatto alle
corde della Plowright"56.
Al di là della comunque ottima
interpretazione della Plowright, il tempo dirà che è soprattutto la "vis
dramatica" del testo eduardiano ad emozionare la platea inglese.
All'Yvonne Arnaud Theatre di Guildford, nel '79, arriva un altro trionfo. La coppia di attori protagonisti, stavolta, è
composta da Diana Coupland e Patrick O'Connell. Il Daily
Advertiser ammette: "You would need a heart of
stone to leave Filumena without a lum in your throat
and a s,mile on your face... In short, it's a gem!"57. Mentre il Farnham Herald aggiunge: "Filumena is magic. It really is. It is a personal triumph
for Diana Coupland in the title role"58.
Stavolta, da parte dei
critici, non c'è alcuna titubanza nemmeno per quel che concerne la bontà della
traduzione, nonostante il copione sia esattamente lo stesso del '77. "Keith
Waterhouse e Willis Hall clearly enjoyed adapting this tempetuous piece of
Italian theatre... The only real critical carp is that the running time could
have been with advantage to all concerned"59.
Non c'è neanche traccia
di quel dubbio manifestato due anni prima da Bernard Levin nell'approvare
l'adattamento dei due drammaturghi. La versione inglese, malgrado i suoi
difetti, viene anzi esaltata dal critico del Wokingham Times, che
scrive: "The play is enriched with the razor sharp wit of Keith Waterhouse
and Willis Hall, who adapted the script and is still fresh after its two years
run in the west End"60.
La commedia di Eduardo, dopo anni di
repliche, sembra aver catturato a tal punto critica e pubblico inglese da
potersi reggere perfettamente anche senza tutte le sue componenti iniziali. "Three
cheers for Eduardo De Filippo, whose robust and earthy play Filumena is
the best thing that has happened to Guildford playgoers for far too long. (...)
It could have been written by an Italian. In De Filippo's Neapolitan world
woman is supreme, and although men fight, they know there is little chance of
emerging as victors"61.
Se Waterhouse e Hall erano stati abili nel
trasporre in chiave londinese i valori ed il lessico borghese di casa Priore,
non riescono a fare altrettanto per Filumena Marturano. In effetti,
l'evidente discontinuità con Saturday, Sunday, Monday risiede proprio in
questa mancata riproduzione del linguaggio del ceto popolare napoletano.
Probabilmente, l'errore di fondo è stato quello di tradurre Filumena considerandola
in qualche modo imparentata con i personaggi di Sabato, domenica e lunedì,
per il solo fatto che d'essere nata dalla mente dello stesso autore. Invece,
Filumena "is an even more tremendous, direct and life-filled play.
The other was wider, but this is deeper; the tapestry is less varied, but
richer, and the truth is more penetrating, the vision more noble"62.
La rappresentazione di Filumena non
ha mai tradito le attese del pubblico, indipendentemente dalla maggiore o
minore statura delle sue interpreti, le quali hanno tutte colto un
soddisfacente successo personale nei panni dell'esaltante personaggio eduardiano.
E' stato così nel 1980 per Zeph Gladstone al Teatro del festival di Pitlorchy;
nel 1982 per Ann Godfrey all'Octagon Theatre di Bolton; e nel 1986 per Janet
Amsden al Forum di Manchester. Un'ulteriore dimostrazione, questa, del valore e
dell'universalità del testo di De Filippo in sé, che ha fatto addirittura
esultare la stampa inglese: "For
my part, I can only offer in conclusion the words which Beethoven wrote at the
end of the Missa Solemnis: "From the heart it comes; to the heart let it
go". May it fill the Lyric for a hundred years, and may its
author live for thousand"63.
Dopo il successo di Saturday, Sunday,
Monday e di Filumena, la popolarità di Eduardo in Inghilterra tocca
l'apice. E' ampiamente giustificata, quindi, l'attesa che circonda l'arrivo di Natale
in casa Cupiello sulle scene londinesi. "Non ci sembrano sussistere
dubbi sull'accoglienza che il pubblico e la critica britanniche tributeranno al
dramma natalizio della famiglia Cupiello"64,
scrive il Corriere della Sera. Invece sarà una grossa delusione. La
commedia viene presentata col titolo Ducking out, nella versione di Mike
Stott. Si tratta di un'operazione audace, al limite della sfrontatezza.
Stavolta, non ci troviamo di fronte ad una traduzione, ma ad una vera e propria
trasposizione. L'azione non si svolge a Napoli, bensì nel Lancashire. La
commedia viene stravolta, il suo senso reale è deviato. Un tradimento.
Dall'Italia piovono bocciature categoriche. L'inviato del Giornale è
scandalizzato: "Filumena Marturano e Sabato, domenica e lunedì
avevano mantenuto la napoletanità originale ed avevano avuto molto successo.
Che cosa abbia spinto Mike Stott ad ambientare la famiglia Cupiello in una
provincia dell'Est inglese, per tradizioni storiche un centro di cattolicesimo
e quindi di cultura del presepio ma con costumi ben diversi dalle abitudini
napoletane, è impossibile stabilire, se non forse un tentativo di rendere più
comprensibile al pubblico inglese la commedia. Ma l'identificazione con una
piccola minoranza di cattolici, che comunque vivono e pensano come tutti gli
inglesi, è ancora più improbabile per il pubblico londinese che la comprensione
delle poetiche sfumature di casa Cupiello a Napoli"65.
Ed ancora: "Improbabile è anche
l'arredamento della scena: crocefissi al muro, madonne e candele sui
cassettoni, ritratti del papa Wojtyla e di santi alle pareti non sono tanto una
caratteristica degli interni inglesi e appena in qualche caso lo sarebbero in
Irlanda. La recitazione esalta la farsa e il vero significato di Eduardo, è
davvero un peccato constatarlo, si perde. (...) Questa trasposizione dei
Cupiello e dei loro problemi nel Lancashire non ha niente a che vedere con il
lavoro di De Filippo. (...) Peccato. La traduzione di Mike Stott è fra l'altro
eccellente, perché mai non ha lasciato i Cupiello a Napoli? De Filippo sarebbe
stato certamente più felice"66. Luca è
interpretato da Warren Mitchell, che in qualche modo tiene in piedi la
rappresentazione. Sono rarissime le voci di approvazione per l'allestimento di Ducking
out. Più numerose sono le perplessità della stessa critica inglese. Ecco
il Daily Telegraph: "Thanks to the immense skill of De Filippo, and
of his director Mike Ockrent, we are not merely amused by all this. But I would
have responded to the play more, I suspect, if the family had remained
Italian"67.
Questo,
invece, è il commento di Variety: "The Eduardo De Filippo's play has
been adapted and re-set in Britain by Mike Stott, and may well have lost some of
its original punch in the process"68.
The
Sunday Times scrive: "The difficulty of transferring plays of this kind
from one highly specific local setting (Naples) to another is extreme"69.
Ed ancora: "Mike Stott took the bold step of transporting De Filippo's Natale
in casa Cupiello to Lancashire; and although it's a little odd to imagine
an extended family Catholic and prone to mariolatry, up north, it isn't as
strange as it would be elsewhere in England. You do however miss the typicality
of the scene. Whereas in Naples, the father who devotes himself to building a
crib for Christmas is a plausible eccentric, in Lancashire he would be un
unlikely character, a rebel perhaps, which Len Coppell in Ducking out is
not supposed to be. (...) Ducking out deserves its West End transfer;
but I suspect that we will have to wait a little longer for that exact blend of
talents which will properly establish De Filippo's work in Britain. It will
come in time"70.
Nel 1983, un'altra sorpresa. L'Inghilterra
si trova di fronte un Eduardo che non conosceva. E ne resta scossa. Arriva a
Londra, al Duke of York, Inner voices, cioè Le voci di dentro.
Una commedia che finisce addirittura per mettere in discussione l'analisi che
del teatro di De Filippo era stata fatta fino a quel momento. "The
four plays of Eduardo De Filippo already seen in London ought to have
familiarized us with his view of Neapolitan family life, but with his piece we
have to start again from scratch"71.
La traduzione è di Simpson, che con Inner
voices torna al teatro dopo anni di lontananza. "In a
translation by N.F.Simpson vastly more eery and sinister than the two cosy
Waterhouse-Hall jobs of the recent past, we have a thoroughly mysterious black
comedy dating from 1948 and offering an altogether less lovable view of
Neapolitan family tradition"72. Lo stesso Eduardo, in un'intervista
rilasciata a The
Times aveva chiarito agli inglesi cosa si sarebbero dovuti attendere da
questa nuova commedia. "It
is extremely important to me that the English understand my intentions when I
wrote this play", De Filippo explains. "The war was only just over,
with its terror, confusion and continual bombing. The English know all about
that. We were at last ready for a new life. After 20 years of fascism, we were
able to speak of liberation. Everywhere in Italy there was enthusiasm, a
readiness to make sacrifices. But nothing happened. Every character in the play
carries within himself the fear of war and the fear of the future"73.
Un Eduardo
inedito, dunque, per gli inglesi: "The sadness and disgust with which De
Filippo views post-war Italian politics is not usual in a man often spoken as
the Italian Charlie Chaplin, a slight, affable figure, with very large brown
eyes and the look of a melancholy and intelligent clown"74.
Anche stavolta, com'era
accaduto ai tempi della Napoli milionaria, la critica s'affanna a
cercare riferimenti che appartengano alla tradizione letteraria inglese. The Guardian, ad esempio, accosta Inner voices ad An
inspector calls, di Priestley. Le due commedie, peraltro, hanno in comune
l'interprete principale: Ralph Richardson.
"It would
be fascinating to know whether Eduardo, who wrote the play in a white neat in
the late 1940s, had ever seen the Priestley; for in
exactly the same way he uses the moral guilt of a family to condemn a
conscienceless society"75.
La tematica de La grande magia, la
successiva commedia eduardiana che giunge in Gran Bretagna, avrebbe invece
fatto sostenere a qualcuno derivazioni di Eduardo da Cocktail party, di
T.S.Eliot, "per il dilemma se l'uomo debba difendersi dalla dura realtà
con illusione o affrontarla a viso
aperto"76.
La grande
magia, che arriva sui palcoscenici britannici soltanto nel
1988 col titolo Grand magic, aveva già avuto una lettura alla BBC nel
1975, così annunciata da The Observer: "The gift of illusion,
a lovely, alarming play by Eduardo De Filippo about what's real and what isn't,
was the only drama in the weekend, with Hugh Griffith as the travelling
conjuror whose audience gets more than it bargains for"77.
Il debutto avviene al Glasgow Theatre
Ensamble, la sera del 30 agosto, con la regia di John Retallock. Nel ruolo di
Calogero Di Spelta c'è John Lawrence. "What is original, and particularly
sombre, in De Filippo's development, is that he does not follow the line that a
certain measure of illusion is necessary to save us from unacceptable
truths"78.
L'ultimo anello di congiunzione fra la
carriera di Eduardo De Filippo e l'Inghilterra è rappresentato dalla traduzione
de La Tempesta shakespeariana in dialetto napoletano seicentesco. Una
scelta meditata a lungo, dopo l'iniziale proposta dell'editore Giulio Einaudi,
che ad Eduardo aveva suggerito Sogno di una notte di mezza estate. "It
will be my final tribute to Shakespeare", he says, "both an account
of his love of Italy and of mine for England"79.
De Filippo morì nel
novembre dell'84, con un rammarico che è gigantesco per un uomo che aveva fatto
del teatro la sua vita: "My one regret was that I never did Moliere or
Shakespeare. I would have liked to have done Hamlet"80.
NOTE
1 I.S., Fine
acting in Filumena, , 23 agosto 1960. (Trad. it.: Ieri
sera, venni via dal Belgrade
Theatre di Coventry con la sensazione che
fosse un peccato che un satellite non potesse essere mandato in
orbita intorno alla terra, in modo da
rendere onore all'interpretazione di Wanda Rotha nella "prima"
britannica della commedia italiana
"Filumena" di Eduardo de Filippo. Questa attrice austriaca dai
capelli rossi,
di fama internazionale, trova il veicolo
perfetto per il suo talento tempestoso in "Filumena", che è più
sofisticata
di una tradizionale farsa francese e
decisamente più comica delle commedie inglesi da salotto).
2 Harold Acton, art. cit., pag. 55
(Trad. it.: La compagnia di Eduardo porti presto Napoli a Londra. Gli
auspici
sembrerebbero favorire una visita
trionfale).
3 Irving
Wardle, Napoli milionaria, , 9 maggio 1972, trad. it.
in AA.VV., op. cit., pag. 11
4 John Mortimer, Napoli milionaria, , 14 maggio 1972, trad. it. in AA.VV., op. cit., pag. 12
5 John
Mortimer, art. cit. in op. cit.
6 Michael Billington, Napoli milionaria,
, 9 maggio 1972, trad. it. in AA.VV., op. cit.,
pag. 12
7 Franco Zeffirelli, Eduardo, l'artefice
magico, , 2 novembre 1984, pag. 3
8 Franco Zeffirelli, art. cit.
9 Laurence Olivier, Confessioni di un
peccatore, Rizzoli, Milano 1983
10 Franco Zeffirelli, art. cit
11 Bernard Levin, Sabato, domenica e lunedì,
, 27 dicembre 1973, trad. it. in AA.VV, op. cit.
12 Roberto De Monticelli, Profuma di Londra il ragù di Eduardo, , 27 ottobre 1973, pag. 15
13 Raul Radice, Olivier "comico"
napoletano, , 27 ottobre 1973
14 Martin
Esslin, Saturday, Sunday,. Monday, , dicembre
1973, pag. 41. (Trad.
it..: E' stata un'idea eccellente affidare la traduzione di "Sabato,
domenica e lunedì" a Keith Waterhouse e Willis Hall. Anch'essi sono
drammaturghi genuini e popolari, profondamente radicati in una tradizione
locale. Sono arrivati brillantemente a produrre
un
testo che è recitabile, leggibile e abbastanza dialettale da essere accettato
come il linguaggio comune di gente semplice, senza mai cadere nella trappola di
localizzarlo in Inghilterra).15 Caroline
Moorhead, Black comedy al dente, , 24 giugno 1983.
(Trad. it.: "Attento a quei maccheroni",
pare che l'attore e drammaturgo
napoletano Eduardo De Filippo abbia avvertito Franco Zeffirelli, quando il
regista portò "Sabato, domenica e
lunedì" a Londra dieci anni fa. "Sono importantissimi, lo sai. Devono
arrivare fumanti sulla scena, si deve
sentire l'odore. Ma lo sanno a Londra come si fa il ragù?". Si scoprì che
sapevano farlo ed il pubblico inglese
provò una stuzzicante acquolina in bocca per mesi, sentendo l'odore
delle cipolle sfrigolanti, del basilico
e dei pomodori).
16 Eduardo De Filippo, Eduardo spettatore
di se stesso, , 27 ottobre 1973, pag. 16
17 John
Barber, Saturday, Sunday, Monday, , 2 novembre
1973, pagg. 70-71 (Trad. it.:
Joan Plowright è una
meraviglia nel ruolo di questa signora permalosa, orgogliosa della sua cucina
fino all'ossessione).
18 Michael Billington, Saturday, Sunday,
Monday, , 2 novembre 1973. (Trad. it.:
Joan Plowright interpreta
giustamente Rosa non come una matrona trasandata, ma come una donna
tenera ed ordinata, per la qaule il
momento dei pasti è come una Messa laica. L'amorevole preparazione
del ragù di Rosa a sipario alzato non
solo mostra che il cucinare è per lei un'affermazione di dignità
femminile, ma spiega pure la sua feroce
gelosia gastronomica).
19 Roberto De Monticelli, art. cit.
20 Hugh
Hudson, Saturday, Sunday, Monday, , 4 novembre 1973,
pag. 76 (Trad. it.:
La Plowright è
guerrescamente rinforzata dall'orgoglio della sua cucina, e la sua prestazione
domina
l'ottima produzione realistica di
Franco Zeffirelli).
21 Martin
Esslin, Saturday, Sunday, Monday, , dicembre
1973, pag. 42 (Trad. it.: Lei è
la matrona che manda avanti il rituale
domestico anche quando tutto pare crollarle intorno, brontolando,
mugugnando, perfino meditando di
abbandonare il suo sacro rito. Joan Plowright è precisamente al
vertice di questa rappresentazione,
come il suo partner).
22 Michael Billington, art. cit. (Trad.
it.: Il Peppino di Frank Finlay adotta la stessa tecnica di Eduardo
(visto lo scorso anno all'Aldwych in
"Napoli milionaria") di offrire un centro immobile in un vortice di
attività: azzimato, serio ed ordinato,
la sua grande calma rende l'eventuale scoppio di emozione come
un
fulmine dal cielo).23 B.A.Young, Saturday, Sunday, Monday,
, 2 novembre 1973, pagg. 76-77 (Trad. it.: Olivier,
con la schiena curva, strisciando sul
palcoscenico con l'andatura da vecchio,
ancora una volta ha
ottenuto il suo solito miracolo di
cambiare il proprio aspetto fisico. Il sottile calcolo con cui commette i
suoi peccatucci è qualcosa da ricordare
per sempre. Laurence Olivier, portando la malizia nella vita reale,
ha reso l'immagine di Eduardo De
Filippo fino all'ultima grinza).
24 John
Barber, art. cit. (Trad.
it.: Laurence Olivier è semplicemente
superbo nella particina del nonno
impertinente).
25 Hugh
Hudson, art. cit. (Trad.
it.: "Nella mia vita", dice, "ho visto troppe poche
albe". Laurence Olivier
pronuncia quelle parole con un
rammarico unico, tanto che nella sua bellissima prova, queste sovrastano
l'intera commedia, in uno strano modo,
da sembrare una benedizione).
26 Questo il cast di Saturday, Sunday,
Monday : Laurence Olivier (Antonio), Joan Plowright (Rosa Priore), Frank
Finlay (Peppino), Mary Griffiths (Aunt
Meme), Martin Shaw (Attilio), David Healy (Raffaele), Gawn Grainger
(Roberto), Nicholas Clay (Rocco), Louise
Purnell (Giulianella), Clive Morrison (Federico), Maggie Riley
(Maria), Denis Qilley (Luigi
Janniello), Keanne Watts (Elena), Anna Carteret (Virginia), Desmond Mc Namara
(Michele), Harry Lomax (Catiello),
David Graham (dr. Cefercola).
27 Roberto De Monticelli, art. cit.
28 John
Barber, art. cit. (Trad.
it.: Per creare un'effervescente casa piena di napoletani d'oggi, il regista
Franco
Zeffirelli non solo ha dotato gli
attori inglesi di maniere e vivacittà italiane. Egli comunica l'appassionata
integrità e la vigile umanità
dell'autore).29 Bernard Levin, art. cit. in AA.VV., op. cit.
30 Michael Billington, art. cit. (Trad.
it.: Quella di Franco Zeffirelli è la prima produzione dai tempi del suo
"Romeo e Giulietta" capace di
trasformare una compagnia di attori inglesi in credibili mangiatori di pasta
italiani).
31 John
Barber, art. cit. (Trad.
it.: Il regista evita le facili caricature di latini in agitazione. Perchè
la commedia
non mette in scena una commovente
rappresentazione di tipici italiani, ma i comici e complessi dilemmi
della vita familiare di tutti).
32 Michael Billington, art. cit. (Trad.
it.: La produzione di Zeffirelli rinforza anche l'impressione cechoviana con
la sua meticolosa attenzione ai
dettagli: le svariate pentole e padelle, che vocano una religiosa devozione
allo
stomaco; Peppino che pulisce una sedia
prima di onorarla col suo fondo schiena, la sciatta domestica
(Anna Carteret) con la gamba fasciata e
la biancheria intima eternamente in vista).33
R. Cushman, Saturday, Sunday, Monday, , 4
novembre 1973, pag. 74 (Trad. it.: Egli
sa
impregnare gli attori inglesi di uno
spirito estroverso, che un pubblico inglese immediatamente riconoscerà
come
italiano).
34 F. Marcus,
Saturday, Sunday, Monday, , 4 novembre 1973,
pag. 75 (Trad. it. : Zeffirelli
ha certamente esortato la compagnia del
National Theatre a disfarsi delle loro limitazioni senza però perdere
il controllo).
35 Martin Esslin, art. cit. (Trad. it.:
Fu una mano fortunata a scegliere o ad afferrare Franco Zeffirelli come
regista
e scenografo della commedia. Era un
altro garante dell'autenticità. E il National Theatre inorgoglì Eduardo
con un cast eccellente).
36 Martin Esslin, art. cit. (Trad. it.: Esige che tutti gli stranieri
parlino un inglese scorretto anche quando parlano
la propria lingua).
37 Martin Esslin, art. cit. (Trad. it.: Con esagerati accenti italiani).
38 Martin Esslin, art. cit. (Trad. it.: Zeffirelli è riuscito a far
parlare i suoi attori un inglese non con un accento
italiano, ma con un'intonazione che
dell'italiano suggerisce un lieve accento).
39 Roberto De Monticelli, art. cit.
40 Eduardo De Filippo, Il teatro di
Eduardo. Eduardo: lezioni segrete, II parte, ed. VideoRai, registrazione
delle
lezioni tenute per il Centro teatro
Ateneo e l'Istituto del teatro dell'Università di Roma.
41 Irving
Wardle, Fortunate choice from Naples, , 2 novembre 1973. (Trad. it.: L'idea
dominante qui (e
non circoscritta all'Italia) è la
maledizione del fine settimana, il modo in cui sfacchiniamo attraverso la
settimana
lavorativa con la speranza di trovare
una ricompensa alla fine di essa, per incorrere invece in liti avvelenate
e nella nera depressione dei giorni di
riposo).
42 Anna Barsotti, Eduardo drammaturgo: fra
mondo del teatro e teatro del mondo, Bulzoni, Roma 1988, pag. 363
43 Agatha Christie, Il Natale di Poirot,
Mondadori, Milano 1977, pagg. 64-65
44 Nicola Ciarletta, Eduardo, , febbraio 1975, pag. 17
45 Harold
Acton, art. cit. (Trad. it.: L'ultimo
titolo è spiegato da uno dei protagonisti: lavoratori incapaci di riposarsi
tendevano a cercarsi problemi di
domenica, quando non avevano nient'altro da fare).
46 Harold
Acton, art. cit. (Trad.
it.: Il liricismo evocato dalle umili cose è uno dei fascini di questa
commedia
ma sostituendo il ragù con un roast
beef o qualche altro piatto locale, la storia può accadere quasi dovunque).
47 Nicola Ciarletta, art. cit.
48 Bernard
Levin, From the heart and to the heart, , 4 novembre
1977. (Trad.
it.: Non mi piace
l'abitudine crescente di assumere
scrittori che non conoscono la lingua dell'originale per mettere sulla
scena inglese commedie straniere; come
possono questi, lavorando da una copia, entrare nella mente
dell'autore? E la decisione è ancora
più strana, in questo caso, poichè esiste un'eccellente traduzione di
"Filumena" di Carlo Ardito).
49 Luigi Vaccari, art. cit.
50 Eric Bentley, Eduardo De Filippo e il
teatro napoletano, in AA.VV., op. cit., pag. 49
51 Martin Esslin, Filumena, , gennaio 1978, pag. 28 (Trad. it.: La più stupida di tutte
le
convenzioni teatrali inglesi doveva
essere introdotta, vale a dire che questi italiani in Italia devono
parlare inglese con un accento
italiano, come se non stessero parlando la loro madre lingua nel loro modo
nativo (sebbene in traduzione), ma come
se fossero tutti camerieri italiani appena arrivati in
Inghilterra che cercano di comunicare
con clienti inglesi. Alla base di questa convenzione c'è la
presupposta incapacità del pubblico
inglese (a cui io non credo affatto) di immaginare che gli italiani
non sappiano parlare la loro lingua
tanto bene e tanto naturalmente quanto gli inglesi la propria, e che
quindi gli italiani siano stranieri
anche nel loro stesso paese).
52 Roberto Gervaso, Filumena versione
Londra, , 15 novembre 1978, pag. 3
53 C.V.R., Filumena,
, 8 ottobre 1977, in AA.VV. op. cit.
54 Roberto Gervaso, art. cit.
55 Bernard
Levin, art. cit. (Trad.
it.: Nei panni di Filumena e Domenico, Joan Plowright e Colin Blakely, due
degli attori dall'accento più chiaro
sulla scena inglese, sono invitati ad assumere il modo di parlare di
Napoli. Lei, occasionalmente, agita una
mano in quella direzione, ma per la maggior parte si attacca al suo
nativo scunthorpiano*. Lui si sforza
piuttosto duramente. Patricia Hayes, la governante, è il solo membro
del cast che dovunque ci fa sentire il
giusto accento).
* da Scunthorpe, situata a circa 20 km
a sud dell'estuario Humber, sulla costa orientale della Gran Bretagna.
E' lì che è nata Joan Plowright.
56 Carlo Filosa, Eduardo De Filippo, poeta
comico del tragico quotidiano. Saggio su napoletanità e decadentismo
nel teatro di Eduardo De Filippo,
Nuova Cultura, Napoli 1978, pag. 45
57 Charles Spencer, Filumena, , 22-23 agosto 1979 (Trad. it.: Occorrerebbe un cuore di
pietra per lasciare Filumena senza un
groppo in gola ed un sorriso sul volto... In breve, è una gemma!).
58 S.G.P., Vigorous
slice of Italian life, , 24 agosto 1979 (Trad. it.: Filumena
è magica.
lo è davvero. E' un trionfo personale
per Diana Coupland nel ruolo principale).
59 J.F.
Turner, Filumena, , 24 agosto 1979
(Trad. it.: A Keith Waterhouse e
Willis Hall è chiaramente piaciuto
adattare questo turbolento pezzo di teatro italiano... La sola piccola
critica è che il tempo poteva essere
tagliato, con il vantaggio che implica).
60 Anonimo, Filumena
full of sharp wit, , 30 agosto 1979 (Trad. it.: La
commedia è
arricchita
dall'acutezza tagliente come un rasoio di Keith Waterhouse e Willis Hall, che
hanno adattato
il copione, ed è ancora fresca dopo i
suoi due anni di turnè nel West End).
61 June Wood,
At last - la dolce vita in Guildford, , 30
agosto 1979. (Trad.
it.: Triplo
hurrà per Eduardo De Filippo, la cui
robusta e popolare commedia "Filumena" è la cosa migliore che sia
giunta a Guildford da tempo. Non
potrebbe che essere stata scritta da un italiano. Nel mondo napoletano di
De Filippo, la donna è a un punto
supremo, e sebbene gli uomini combattano, essi sanno di avere una
piccolissima possibilità di uscire
vincitori).
62 Bernard
Levin, art. cit. (Trad.
it.: E' una commedia ancora più tremenda, sincera e piena di vita. L'altra
aveva un più ampio respiro, ma questa è
più profonda; la scenografia è meno varia ma più ricca e la verità
è più penetrante, la visione più nobile).63 Bernard Levin, art. cit. (Trad. it.:
Per concludere, da parte mia, posso solo aggiungere le parole che scrisse
Beethoven alla fine della Missa Solemnis: "Dal cuore essa proviene, al
cuore lasciatela andare". Che possa
riempire il Lyric per cento anni e
possa il suo autore vivere per mille).
64 Antonio Perrini, Natale in casa Cupiello
sulle scene londinesi, , 6 novembre 1982
65 Aridea Fezzi Price, La famiglia
Cupiello? Abita nel Lancashire, , 31 dicembre 1982
66 Aridea
Fezzi Price, art. cit.
67 John
Barber, Crisis at Christmas, , 11 novembre 1982. (Trad. it.: Grazie
all'immensa
abilità di De Filippo e del regista
Mike Ockrent, tutto ciò ci diverte. Ma sospetto che la commedia mi avrebbe
colito maggiormente se la famiglia
fosse rimasta italiana).
68 Anonimo, Ducking out,
, 5 gennaio 1983 (Trad. it.: Conosciuta in Italia come
"Natale in casa
Cupiello", la commedia di Eduardo
De Filippo è stata adattata e riambientata in Gran Bretagna da
Mike Stott, e potrebbe aver perso molta
della sua energia originale nel processo).
69 James
Fenton, Going by the book, , 14 novembre 1982
(Trad. it.: La difficoltà di
trasferire commedie di questo genere da
un'ambientazione precisamente localizzata (Napoli) ad
un'altra è enorme).
70 John
Elsom, Ducking out, , dicembre 1982 (Trad. it.: Mike
Stott compie il passo audace
di trasporre il "Natale in casa
Cupiello" di De Filippo in Lancashire; e sebbene sia bizzarro immaginare
una famiglia cattolica e propensa alle
ruberie, su al nord, non è così strano come sembrerebbe in
altri posti dell'Inghilterra. Comunque,
non potete cogliere la tipicità della scena. Mentre a Napoli, il
papà che si dedica alla costruzione di
un presepe per il Natale è un
eccentrico, nel Lancashire egli
sarebbe un tipo improbabile, forse un
ribelle, cosa che il Len Coppel di "Ducking out" non sembra
essere),
71 Irving
Wardle, Neapolitan vices, , 17 giugno 1983. (Trad.it.: Le
quattro commedie di Eduardo
De Filippo già viste a Londra
dovrebbero averci reso familiare il suo punto di vista sulla vita familiare
a Napoli, ma con questo dramma dobbiamo
ricominciare dal punto di partenza).
72 Sheridan
Morley, Inner voices is enthra..., ,
29 giugno 1983 (Trad. it.: Nella
traduzione di N.F.Simpson, di gran
lunga più irreale e sinistra dei due intimistici lavori firmati dalla
coppia Waterhouse-Hall nel recente passato,
ritroviamo una misteriosa black comedy del 1948, che ci offre
un punto di vista decisamente meno
gradevole della tradizione familiare napoletana).
73 Caroline
Moorehead, art. cit. (Trad. it.: "E' molto importante per me che gli
inglesi capiscano le intenzioni
che avevo quando scrissi questa
commedia", spiega De Filippo. "La guerra era appena finita, con il
suo
terrore, la confusione e i
bombardamenti continui. Gli inglesi conoscono bene tutto ciò. Noi eravamo
pronti
finalmente per una vita nuova. Dopo 20
anni di fascismo, eravamo in grado di parlare di liberazione. Dovunque
in Italia c'era entusiasmo,
disponibilità a sostenere sacrifici. Ma non successe nulla. Ogni personaggio
della commedia porta con sè la paura
della guerra e quella del futuro).
74 Caroline
Moorehead, art. cit. (Trad. it.: La tristezza ed il disgusto con cui De
Filippo guarda i politici italiani
del dopoguerra non è usuale in un uomo spesso
indicato come il Charlie Chaplin italiano, una figura
sottile e affabile, con grandi occhi
marroni e lo sguardo di un malinconico e intelligente clown).
75 Michael Billington, Inner voices,
, 16 giugno 1983. (Trad. it.: Sarebbe interessante
sapere se
Eduardo, che scrisse la commedia nei
tardi anni '40, abbia mai visto quella di Priestley; perchè egli adopera
esattamente allo stesso modo la
colpevolezza morale di una famiglia per condannare una società senza
coscienza).
76 Federico Frascani, Le due Napoli di
Corrado Alvaro, Berisio, Napoli 1969, pag. 77
77 Paul
Ferris, Weekend with the Italians, , 19 gennaio
1975. (Trad. it.: "The gift of illusion",
un'amabile ed inquietante commedia di
Eduardo De Filippo su ciò che è reale e cosa non lo è, era l'unico
dramma del weekend, con Hugh Griffith
nel ruolo dello stregone viaggiatore il cui pubblico ottiene più
di quanto si pattuisca).78 Harry Eyres, Grand magic
assembly rooms, , 3 settembre 1988. (Trad. it.: Di
particolarmente
originale e cupo, nello sviluppo di De
Filippo, c'è che egli non segue la linea secondo la quale una certa
misura d'illusione sarebbe necessaria
per salvare noi stessi da verità scomode).
79 Caroline
Moorehead, art. cit. (Trad. it.: "Sarà il mio tributo finale a
Shakespeare", dice, "sia per il suo amore
verso l'Italia, sia per il mio verso
l'Inghilterra").
80 Caroline
Moorehead, art. cit. (Trad. it.: Il mio unico rammarico è non aver mai
fatto Moliere o Shakespeare.
Mi sarebbe piaciuto Amleto).
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