venerdì 25 maggio 2012

L'ultima notte da culè

Preferisco così. Non ho detto di no: ho detto così. Se uno se ne va, non lo fa per mettersi ad aspettare di tornare. Me voy. L'avevo detto, stasera lo faccio. Se vinciamo la Coppa del re, chissà i ragazzi che fanno. Mica possono sempre gettarmi in aria. Prima o poi mi scappa il portafogli dalla tasca e non lo trovo più. Lo prende qualcuno, infila il mio documento in tasca e diventa me stesso. Ma forse è proprio quello che voglio. Essere un altro. E' questo che voglio? Oppure voglio che un altro sia me? Che un altro prenda il posto mio. Preferisco così. Forse.

lunedì 21 maggio 2012

Lettera di un bambino di 7 anni a Pocho Lavezzi

Pocho, allora te ne vai. Te ne vai davvero. Te ne vai e io ho solo sette anni, non so cosa sia una clausola di rescissione, non so cosa sia separarsi, a scuola Ines dice che lei dorme un sabato a casa del papà e un sabato a casa della mamma.
Te ne vai, Pocho, e io non so cosa sta capitando, quello che sta succedendo a te e quello che sta succedendo a me. Ti ho visto piangere, avrei voluto farlo anch'io, tanto lo so che i grandi mi avrebbero stretto le loro mani intorno ai fianchi e avrebbero detto: Su, fai il giovanottino, perché ogni volta è così, invece a te nessuno ti ha fermato, ti hanno abbracciato e si sono bagnati una spalla.

giovedì 17 maggio 2012

No football zone

Il molisano Nello Malizia in Perugia-Juventus
Ci sono tre regioni italiane che non hanno mai avuto una loro squadra di calcio in serie A. Mai. Neppure una volta in 100 e passa anni di campionato. Sono la Val d'Aosta, il Molise e la Basilicata. Calciatori sì, più di qualcuno. La Basilicata persino un campione del mondo (Franco Selvaggi, 1982, anche se in Spagna non giocò neanche un minuto) e molti discreti professionisti (Casale, Colonnese, Franco Mancini), oltre che un allenatore (De Canio); il Molise ha avuto in serie A un terzino (Anzivino, Ascoli, fine anni 70) e un buon portiere (Malizia, Perugia), oltre a essere terra d'origine del brasiliano Rivelino; mentre Aosta ha due giocatori in questa serie A, De Ceglie e Pellissier. Ma squadre mai. Perché?

venerdì 11 maggio 2012

Soffiando via la pagina bianca

Voi dovete assolutamente sapere cosa sono le parole crociate in casa Petulia.

La muerte digna

In nove mesi l'Argentina ha scritto e approvato una legge sulla morte degna, intesa come il diritto di un paziente in stato vegetativo o terminale di vedere terminati quei trattamenti che prolungano la vita artificiale. Il consenso potrà arrivare dal paziente stesso o dai suoi familiari. A novembre scorso il sì dei deputati, ieri quello al Senato. Tutto è cominciato ad agosto, quando una donna supplicò il Parlamento affinché le desse una legge per la sua Camila.
Camila ha tre anni. Per un errore dei medici durante il parto, nacque senza vita. La rianimarono per 20 minuti. Il cuore riprese a battere, ma non ha mai respirato da sola, né visto, parlato, ascoltato, pensato. La storia di Camila è qui. Sua madre dice che questa legge non ha niente a che fare con la morte, ma con la vita.

lunedì 7 maggio 2012

Il miglior pezzo da nipotini di Morricone

[best morriconesque song]

Bodies of Water, Under The Pines
Bodies of Water, Gold, Tan, Peaches and Grey
Ane Brun, 10 Seconds
Elbow, An Audience With the Pope
Jeff Hanson, The Hills
Islands, The Arm
Ray La Montagne, Meg White
Last Shadow Puppets, The Age of Understatement
Mother Mother, Body
Shearwater, Rooks
Yeti, Dont't Go Back To The One You Love
Wolf Parade, Call It Ritual

sabato 5 maggio 2012

Inutili fuochi

Bugiarda è una bella giornata di sole più di ogni altra cosa. Bugiardo il mare, e le vacanze. Uno li insegue per trascurarsi o per ricordarsi di sé, per asciugare certi dolori che ci si porta dentro. Che cos' è agosto se non questo. Andrea al mare ci va con Marta, quasi sua moglie, incinta, si stanno regalando l' ultima estate prima che arrivi una bambina a cambiare il loro mondo. Luisa invece è partita solo per il gusto di starsene seduta sul bagnasciuga, in un pugno tiene la sabbia, la fa cadere per capire se soffia il vento. E gli altri là, lontano. Ricardo al mare ci lavora, bello scuro scalzo, al ritmo dei balli latino americani. Così come Dashenka che tiene compagnia ai vecchi, mentre Carlos apre sdraio e ombrelloni, guarda gli altri scottarsi. Arrivano chi dall' Emilia chi da Napoli, da Kiev, dal Venezuela. Nell' arco di una giornata di sole acceso, il 9 agosto di uno qualunque di questi anni Duemila e passa, vanno a sbattere gli uni contro gli altri, animatori e ospiti del desolato residence La Riserva, nel sud Italia.

venerdì 4 maggio 2012

Troisi e la segreteria di Verdone

C'è un monologo inedito di Massimo Troisi nascosto in mezzo a un mucchio di cassette. La voce è conservata in un vecchio nastro di quelli che si arrotolavano con le matite, non c'è nessuno al mondo che li usi più. "Sta lì, in quella pila, in mezzo alle altre decine e decine". Senza un'etichetta. Tutte uguali. "Chissà qual è. Devo avere un po' di tempo per cercare quella giusta". La casa romana di Carlo Verdone è piena di piccole gemme così. "Ne ho una con Fellini che mi chiama, in un'altra ho ritrovato la voce di mio padre. Niente di macabro. È che registravo e conservavo musica negli anni Ottanta, avevo l'abitudine di accumularne veramente parecchia. Poi ogni tanto capitava che mi finisse la cassetta della segreteria telefonica e non ne avessi una bianca, allora dovevo per forza riciclarne una usata". Successe pure la sera che a casa Verdone chiamò Troisi, e adesso servirà un'operazione di archeologia sonora per individuare la Basf giusta con il monologo che nessuno ha mai ascoltato. Uno scherzo fatto all'amico Carlo. "Stavo andando a casa sua, Massimo sapeva che aspettavo una telefonata importante e che da me avrebbe risposto la segreteria. Si mise là e me la scaricò. Parlando di fila per 30 minuti con un nastro. Diceva: Carlooo... egghià Carlo... rispunne... lo so che staje là... Carlooo... e dai Carlo nun fa accussì. Mezz'ora di seguito. Ma lo fece con una padronanza della voce, con una variazione di toni e di sfumature, da altissimo teatro. Tanto che l'ho conservata per tutti questi anni. È una lezione di recitazione". Prima ancora si trattava di una vendetta. Verdone racconta: "La settimana prima uno scherzo glielo avevo fatto io. Camuffai la voce e dissi che chiamavo da parte del sindaco di Trieste, mi presentai come l'assessore alla cultura e con una proposta: cento milioni di lire dell'epoca per alcuni monologhi. Lui all'inizio non rispondeva, io andai avanti, lui alzò il telefono, e per cinque minuti ci cascò pure. Poi mi venne da ridere, mi riconobbe. Disse: nun te preoccupa', poi ci pens'io".

Se Heidi è un business

Fino a Giulietta uno ci arriva. Si chiama sospensione della realtà, un cono dentro il quale ci infiliamo ogni volta che comincia E.T., oppure quando certe pagine portano Alice nel paese delle meraviglie. Finché si tratta ancora di Giulietta, la sospensione della realtà ci può fare a pieno titolo compagnia pure da turisti, da visitatori, non solo da lettori o da spettatori. Si arriva a Verona, e certamente si corre a vedere la casa di Giulietta. Pur sapendo benissimo che quella Giulietta lì non è esistita mai, che la casa dei Cappello ha solo una vaga assonanza con il cognome dei Capuleti, e che qui - diciamo tutta la verità - Shakespeare non è venuto mai.