mercoledì 28 dicembre 2005

Il battesimo del bimbo che non doveva nascere

Don Ciro ha battezzato un bambino "fuorilegge", e non lo sa: un bimbo che oggi in Italia non potrebbe nascere, il figlio di una fecondazione eterologa. Ogni martedì mattina, don Ciro indossa la stola e celebra una messa per le donne sterili della sua parrocchia, la chiesa di Sant'Anna, che la tradizione apocrifa voleva incapace di procreare, ma poi fu madre di Maria. Una liturgia per una trentina di signore, alle quali don Ciro ricorda che «anche voi siete madri per il solo fatto di essere donne». Ma a una di loro, un giorno, la consolazione venuta dall'altare non è bastata più. Ha smesso d' arrendersi all'infertilità, ha preso la strada che la portava a un neonato, e nove mesi dopo col bebè in braccio è tornata davanti allo stesso altare. Don Ciro fissa il vuoto per un secondo. «Io ho battezzato un bambino nato da fecondazione eterologa?».

lunedì 29 agosto 2005

Juliano, il capitano ai tempi del colera


Il ciuffo va a sinistra come sempre. Solo un po' più grigio. Verso destra andava con la sua finta preferita, il busto dritto e le voci della folla nelle orecchie, quelle che gli urlavano di passarla e di non tenerla sempre lui, 'sta palla. «Erano i compagni a darmela». Quando Antonio Juliano era Totonno. Il calcio ai tempi del colera.

sabato 6 agosto 2005

La donna che morì due volte

Era già stata uccisa il 7 marzo del '96, con una pallottola al fegato, una alla testa e altre quattro in corpo. Ci fu persino l'annuncio ufficiale per quella morte durata un istante, prima che il cuore riprendesse a battere in ospedale. Stavolta no, Anna Deviato non è sopravvissuta a due colpi sparati alla nuca e all'addome, freddata accanto a suo figlio Fabio, senza alcuna possibilità di riacciuffare una vita che aveva spinto troppo vicino ai sentieri della camorra. Una vita già raccontata in un libro e in un documentario per la tv.

mercoledì 27 luglio 2005

Il ritorno di Enzo Scotti

Undici anni senza politica. «Ho atteso il momento giusto». Adesso. «E' l'ora del centro». Così segna l'orologio di Enzo Scotti, il sindaco democristiano dei 100 giorni, poi ministro del Lavoro, degli Interni e degli Esteri. Torna in corsa con un nuovo soggetto politico, il "Movimento per la Repubblica", e con una tentazione di moda tra gli antichi compagni di percorso. Far saltare il bipolarismo. Almeno così com'è.

lunedì 25 luglio 2005

Pippo Dalla Vecchia

Ha stretto la mano a nobili e lazzaroni, ambasciatori, scultori, attori e direttori d'orchestra. Ai potenti di mezzo mondo, re o presidenti, generali e premi Nobel, e poi a spie, atei e cardinali, biologi e venditori di cozze. Chi passa da Napoli, prima o poi gli sfila davanti. «Qui siamo il ponte levatoio verso la città». Qui, circolo Savoia, anzi il Reale Yacht Club Canottieri Savoia, uno tra i cinque più antichi d'Italia, dove s'imbandiscono le tavole per le cene della Napoli ufficiale e dove dal '91 governa Giuseppe Dalla Vecchia, dominus et servus, signore e servo della sua comunità. «Siamo la porta d'ingresso a Napoli». Capri è davanti, il pallonetto di Santa Lucia alle spalle. In mezzo c'è la sua poltrona, sdraiata tra la cartolina e le miserie. La poltrona di "Pippo", 75 anni compiuti da poco, un altro compleanno alla scrivania presidenziale del circolo nato dalla scissione di undici soci dell'"Italia" il 15 luglio del 1893, sotto il patrocinio dalla casa regnante d'allora.

giovedì 21 luglio 2005

Murielle e il tg per i ragazzi del Maghreb

La sigla del tg parte alle nove e mezzo. Murielle s'affaccia in video, dice buonasera e dà le ultime notizie che arrivano da Rabat e Tunisi, Tangeri e Kairouan. In francese e in diretta, dagli studi in arancione e blu di Tele Club Italia, la tv privata di Giugliano che parla agli immigrati di Napoli e provincia. Un angolo di integrazione chiamato Tg Maghreb: la cronaca, gli eventi, lo sport. Le notizie dall'Italia e quelle dai paesi d'origine dei tanti marocchini e tunisini arrivati qui a inventarsi la giornata. La maniera per farli sentire meno estranei qui, e meno distanti dalle loro case.

venerdì 15 luglio 2005

La villa del popolo


Un primo sgombero. Con un foglio di via per un immigrato irregolare, tre stranieri identificati dalla polizia del commissariato Mercato per occupazione abusiva di suolo, altri tre in arresto per la violazione di un precedente provvedimento di espulsione dall'Italia. Cittadini ucraini, tunisini e marocchini. Si erano sistemati in una triste baraccopoli inventata in via della Marinella, a ridosso dei sontuosi progetti per il porto, un tempo regno della prostituzione e da un bel po' chiusa al traffico, in attesa del via ai lavori per la realizzazione della "villa del popolo".

giovedì 30 giugno 2005

Il tango di Pablo

Pablo Veron
Pablo fa un traspié con una donna di La Spezia, una sacada con una ragazza di Bologna, un sanguchito con le amiche arrivate da Parigi. Scusi, vuol ballare con me. Pablo non dice mai di no. A una donna, a due, a tre. Ma pure agli uomini. Il suo primo giorno napoletano si chiude con 47 lezioni private, pagate dai 10 ai 30 euro. Oggi sono attese altre 51 persone, e giovedì toccherà ai principianti, 21 donne e 19 uomini che chiederanno a Pablo Veron il segreto di un casché, o come dice lui una caida. Come andare a imparare i palleggi da Pelé. Si erano prenotati addirittura in 300 per ballare con la stella argentina, il protagonista del film "Lezioni di tango", passato fuori concorso alla Mostra di Venezia del '97.

sabato 11 giugno 2005

E Maradona diventò Monza 500

Torna Diego, ed è tutto come sempre. L'uomo che riaccompagna Maradona a Napoli si chiama Mario Grissani, il comandante Alitalia che gli fa un sorriso poco prima delle scalette, consegnandolo all'estasi di chi lo riabbraccia dopo 14 anni, al delirio dei bambini e alla genuflessione dei potenti. «E' la sua generosità che abbiamo sempre amato. Neppure stavolta si è smentito, rimettendo piede qui per dare un'emozione a un amico», azzarda il sindaco Iervolino, già da qualche giorno certa della visita: voleva intitolargli lo stadio, deve fermarsi a una medaglia d'oro.

lunedì 6 giugno 2005

Stefano Desideri

Stefano ha gli occhi rossi e la voglia di sciogliersi dopo due giorni di paura e rabbia. «Andiamo un po' fuori, così fumo». Ha pianto a singhiozzi, come fanno solo i bambini e gli uomini veri. «Per la macchina di mio padre, a quelli lì, un ricettatore avrebbe dato 1.500 euro. Non uno spicciolo in più. Dico: si rischia d'ammazzare un uomo per 1.500 euro?». Accento toscano, abbronzato, la mascella e la basetta lunga. Quella che si dice una faccia pulita. L'unico figlio di Carlo Desideri, vent'anni, racconta l'angoscia e il furore che fin qui aveva dentro. Non era con suo padre giovedì, la sera dei colpi di pistola sparati ad altezza uomo per rubare la Bmw. Stava rientrando da Londra, dove da ottobre seguiva un corso di perfezionamento in lingua inglese.

giovedì 12 maggio 2005

L'uomo che ha visto i manifesti della sua morte

Un uomo ha visto la sua morte stampata sulla saracinesca del proprio bar. «Chiuso per lutto». Un manifesto nero, con il nome, il cognome e l'età del morto. Giuseppe Mattiello, 69 anni. Un messaggio classico, nella lingua del racket. C'erano scritte pure l'ora e il luogo del funerale, le cinque e mezza del pomeriggio, nella chiesa di San Filippo Neri, a Lucrino. Mancava la data, però. Perché non esiste il lutto e non esiste il morto: rimane la minaccia. «Che scherzo è?», si chiedono baristi, cassiere e dipendenti del Caffè Grajales, il bar di Monteruscello dov'è comparso l'annuncio.

sabato 9 aprile 2005

Il reality del wrestling


I BUONI si chiamano "face", i cattivi sono gli "heel", e la gente che guarda, sbraita e insulta deve solo scegliere da che parte stare. Tanto è già tutto deciso, secondo le trame previste nello spettacolo più artificiale del mondo, il wrestling, lotta e circo, rissa da saloon e "strascino" da vicolo, più finto d'una parrucca bionda, eppure vincente con la sua impostura, nel momento in cui ogni show freme invece per nutrirsi di reality.

lunedì 21 febbraio 2005

I pugni di Patrizio Oliva


Una croce d'onore, in un quadretto, in cornice. C'è scritto "Dalla Repubblica, per meriti sportivi". E sulla stessa parete, di fronte al camino a legna nell'elegante soggiorno di casa, c'è un'altra croce, in un altro quadretto, in un'altra cornice. "Dal re in esilio, per meriti sportivi". «Le tengo esposte tutt'e due, non si sa mai». A cercare il segno d'un pugno sulla faccia di Patrizio Oliva, si può perdere anche una vita, ma un lampo basta a tirarne fuori l'arguzia, il patrimonio più prezioso dei napoletani migliori. Se non ce l' hai, non parti da Poggioreale e arrivi in cima al mondo. Lo chiamavano sparviero perché stremava la preda e la finiva, le girava intorno e la logorava, il corpo a corpo era uno schema per altri. «Io boxavo per vincere, non per mostrare il coraggio o per dare spettacolo. Dovevo farmi spaccare la faccia per divertire la gente?». No che non doveva, se non serviva. «Solo una volta mi sono guardato allo specchio senza riconoscermi. La sera del Mondiale a Montecarlo contro Sacco. Ero gonfio, ne valeva la pena». 

giovedì 10 febbraio 2005

Arena, l'uomo che inventò la beduina

La Rari Nantes Napoli. Arena è il terzo da destra

SCHIENA e spalle alla porta, la palla bassa a pelo d'acqua, il tiro verso l'alto, come in una mezza rovesciata. La chiamano beduina, e sembra quasi che esista da sempre. Invece l'ha inventata Gildo Arena, anzi Ermenegildo, l'uomo che un giorno decise d'aggiungere la fantasia alla pallanuoto. Coi suoi compagni di squadra, e siamo negli anni Quaranta, Gildo inventa pure la parola Settebello, ancor oggi il soprannome della Nazionale.

giovedì 6 gennaio 2005

Vicky Bullett

C'è una strada che porta il suo nome, la Vicky Bullett Street, in un angolo della West Virginia. «E' la via in cui sono cresciuta». Gliel'hanno dedicata per la vittoria della nazionale americana ai Giochi di Seul del 1988. «Benvenuti a Martinsburg, casa della medaglia d'oro Vicky Bullett», ha fatto scrivere il sindaco ad ogni ingresso della città. Vicky, che nel frattempo è diventata un'elegante signora di 37 anni, ne va fiera. Ma con pudore. «Cosa significa? Beh, innanzitutto che a Martinsburg non sono successe molte cose... Ma io sono felice d'essere ricordata per il resto della mia vita». West Virginia, la terra del tabacco americano, le radici della schiavitù. «Sono cresciuta in un posto di montagna, dove i giovani non sono tanti. Sarà per questo che sono un tipo tranquillo, mi piace la lentezza. Invece, qui al Vomero non ci capisco niente. Per essere puntuale, devo muovermi un'ora prima». Il Vomero è la nuova casa di Vicky Bullett, dove il miracolo Phard cresce domenica dopo domenica. «All'inizio mi scambiavano per una giocatrice di pallavolo». Ora finalmente il Vomero sa d'avere una squadra in testa al campionato di basket ed una campionessa che ha vinto tanto in giro per il mondo: l'oro olimpico in Corea, il bronzo quattro anni dopo a Barcellona, uno scudetto in Brasile col Fluminense. «Se lo vinciamo qui, magari non mi intitoleranno una strada, ma Napoli impazzisce più di Rio».