sabato 11 giugno 2005

E Maradona diventò Monza 500

Torna Diego, ed è tutto come sempre. L'uomo che riaccompagna Maradona a Napoli si chiama Mario Grissani, il comandante Alitalia che gli fa un sorriso poco prima delle scalette, consegnandolo all'estasi di chi lo riabbraccia dopo 14 anni, al delirio dei bambini e alla genuflessione dei potenti. «E' la sua generosità che abbiamo sempre amato. Neppure stavolta si è smentito, rimettendo piede qui per dare un'emozione a un amico», azzarda il sindaco Iervolino, già da qualche giorno certa della visita: voleva intitolargli lo stadio, deve fermarsi a una medaglia d'oro.


«Un'icona, il calciatore più grande d'ogni tempo», rilancia Antonio Bassolino dalle pagine del suo blog. Gli ha regalato un quadro di Lello Esposito, e un altro l'ha mandato a Ciro Ferrara. «Un fenomeno sociale, il simbolo della voglia di riscatto», alza la posta Dino Di Palma, presidente della Provincia.

Per i poliziotti, invece, Diego diventa Monza 500, il nome che gli prestano per un giorno, lo stesso che di solito usano in codice per la protezione delle alte autorità. Napoli in balìa di Maradona, un'altra volta. Con poche eccezioni, e sono quelle di chi è rimasto ai margini dell'evento. Come il tifo organizzato: «Diego non ha rispettato i napoletani, ma solo Ciro Ferrara. E' venuto per lui, non per noi», si risente Ciro Marchitelli, la voce dell'associazione club Napoli. Come gli intellettuali che fondarono il Te Diegum: «Forse Ferrara ha sbagliato data. Poteva far coincidere la sua festa con il ritorno del Napoli in B. Sarebbe stata una riconciliazione generale», dice il professor Vittorio Dini. Come Diego junior, rimasto al mare nella casa sul litorale pontino insieme con la madre: «Abbiamo visto la partita in tv. Siamo contenti, certo. Gli incontri tra mio figlio e suo padre saranno sempre una questione privata», rimarca Cristiana Sinagra. Intorno a questa sacca imperturbabile, s'accende la mania di sempre. Allo stadio buttano giù la recinzione della tribuna Posillipo, e scavalcano. Già due ore prima della partita, Fuorigrotta ricorda cos'era il panico da scudetto: s'ingolfa via Galeota, si blocca via Marino, mentre i bagarini sono una barriera insuperabile per chi vorrebbe mettersi regolarmente in fila e comprare gli ultimi biglietti rimasti. Serve una volante.
Intorno a Monza 500 la questura ha reclutato i funzionari di tutta la provincia, isole comprese. I vigili presidiano il centro, il lungomare, il quartiere Bagnoli. è lì che fino a notte è andata avanti la festa, 800 invitati fra i gazebo sul prato dell'Arenile, le stelle del calcio, un po' di mondo dello spettacolo. Musica rigorosamente anni '80, con effetti speciali da set del cinema: le due torrette del locale trasmettevano immagini del Napoli d'oro direttamente sul mare. I gol di Diego che galleggiavano sulle onde. Un quintale e mezzo di mozzarella, 4 mila sfogliatelle e altrettanti babà, 4 angoli friggitoria per pizzette e paste cresciute. Per proteggere Maradona e la festa di Ciro Ferrara c'erano 45 body guard, 15 ingaggiati dalla Gea più i 30 che lavorano per l'Arenile, con 7 auto della polizia, 50 agenti in divisa e in borghese, persino una motovedetta al largo, casomai ci fosse un'incursione dal mare. Vigili e poliziotti hanno blindato Coroglio. Oggi Monza 500 diventa Ciampi. E sarà tutto più facile.

Repubblica Napoli, 10 giugno 2005

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