lunedì 25 luglio 2005

Pippo Dalla Vecchia

Ha stretto la mano a nobili e lazzaroni, ambasciatori, scultori, attori e direttori d'orchestra. Ai potenti di mezzo mondo, re o presidenti, generali e premi Nobel, e poi a spie, atei e cardinali, biologi e venditori di cozze. Chi passa da Napoli, prima o poi gli sfila davanti. «Qui siamo il ponte levatoio verso la città». Qui, circolo Savoia, anzi il Reale Yacht Club Canottieri Savoia, uno tra i cinque più antichi d'Italia, dove s'imbandiscono le tavole per le cene della Napoli ufficiale e dove dal '91 governa Giuseppe Dalla Vecchia, dominus et servus, signore e servo della sua comunità. «Siamo la porta d'ingresso a Napoli». Capri è davanti, il pallonetto di Santa Lucia alle spalle. In mezzo c'è la sua poltrona, sdraiata tra la cartolina e le miserie. La poltrona di "Pippo", 75 anni compiuti da poco, un altro compleanno alla scrivania presidenziale del circolo nato dalla scissione di undici soci dell'"Italia" il 15 luglio del 1893, sotto il patrocinio dalla casa regnante d'allora.



Al ritorno dall'esilio, nel marzo di due anni fa, Vittorio Emanuele venne a cena da lui. Ma in un circolo così monarchicamente segnato, nel nome e sotto la pelle, non hanno mai smesso di mettere piede i politici dell'intero arco parlamentare. «Entrano gli uomini, non la politica. Dalla politica ci separano quei trenta scalini laggiù all'ingresso». Non c'è arazzo o fioriera, posata d'argento o stuzzicadenti che non abbia scelto Dalla Vecchia di persona, più volte campione italiano di vela, chiamato come manager 14 anni fa a salvare il circolo dal degrado e dalla crisi. Ha ricostruito la sede pezzo dopo pezzo, sistemando cucine, pavimenti e spogliatoi, trasformando la veranda in ristorante, e girando per antiquari a caccia dell'arredamento giusto. «Sono arrivato in un circolo la cui attività principale era la canasta. Ho messo in campo tutto il mio spirito competitivo, sono antipatico anche con il mio bambino». Emmanuel, 6 anni, l'ultimo figlio, nato dal suo secondo matrimonio.

Una famiglia di sportivi, i Dalla Vecchia. Il papà di "Pippo" era un talento dell'automobilismo cittadino, aveva 23 anni quando mise in piedi l'azienda di famiglia. Pneumatici. «Il settore era in espansione. In tutta umiltà gli capitò di venire in contatto con l'aristocrazia e la società borghese. I clienti erano Max Lancillotti, il principe Santobono, il principe Carafa. Grazie al suo lavoro mio padre frantumava il diaframma tra le classi». Ora continua lui. «Intimamente sono rimasto un gommista. Un artigiano, ma senza alcun complesso di inferiorità. Non c'è contrabbando in quel che faccio o dico. Come accade a tanti figli, la lezione è stata messa a frutto quando il genitore non c'era più». E' per un omaggio al padre che Dalla Vecchia ha rispedito al Coni la medaglia al merito sportivo che gli era stata attribuita. «Quella stessa medaglia era già stata assegnata tanto tempo prima a mio padre. Se l'avessi accettata anch'io, avrei svalutato la sua. Una in famiglia, basta e avanza». Ma l'uomo che sa come far convivere intorno a un tavolo un principe e un operaio, dagli stessi tavoli ha sollevato le signore e tutte quelle che gli sembrano le degenerazioni d'oggi. «Quando fui nominato presidente, alcune dame vennero a lagnarsi delle sedie rotte: sfilavano le calze». Come nei circoli britannici, le donne non sono più ammesse tra i soci del Savoia. Entrano solo se accompagnate. L'uso del telefonino è consentito in un'area apposita, la giacca e la cravatta sono obbligatorie a cena, i bambini non hanno accesso alla sala da pranzo, i tatuaggi devono restare ben coperti sotto le camicie, e con un piercing si rimane a casa. «Un freno a mano contro il degrado».

Sono le barriere di un uomo che dice di non amarne: «Voglio calarmi nella vita senza blocchi mentali. Voglio la schiuma e il sangue rosso». Ma i ragazzi della leva di canottaggio portano tutti i capelli corti. Devono. «Insegno loro a stringere la mano, a guardare negli occhi quando parlano, a presentarsi prima col nome e poi col cognome, a fare la doccia tutti insieme senza vergognarsi. Tutto ciò che il circolo produce, viene investito nella sezione sportiva». Sono quasi in mille, ormai, a chiamare Dalla Vecchia "presidente". La destra e la sinistra della città: Lauro e Cozzolino, Vozza e Martusciello. Imprenditori come Lettieri e D'Amato, l'armatore Onorato, che va in Coppa America con il marchio del Savoia sul suo Mascalzone Latino di Capitalia. I più fortunati tra i soci hanno anche un posto barca in darsena. Ma dietro quei mille c'è una folla di ex atleti, esclusi, a cui Dalla Vecchia regala la scena per un giorno all'anno. Il 4 dicembre, festa di santa Barbara, la patrona dei marinai e dei fuochisti. Un mese prima Dalla Vecchia scrive di suo pugno gli inviti a tutti i canottieri che hanno prestato le braccia al circolo in 112 anni di regate. «Gentile amico, ti aspetto...», eccetera eccetera. Una serata che diventa un altro di quei giochi senza frontiere che tanto gli piacciono. «Il canottaggio è privo di qualsiasi scala sociale. Ma quando l'agonismo si chiude, non puoi rendere inaccessibile il circolo a chi ha gareggiato qui». Dalla Vecchia apre a 250 persone che sono state in barca insieme e che si ritrovano, alcune scovate in capo al mondo: un medico che opera in Francia, un architetto di Rimini, un pizzaiolo trasferito in Baviera. Oppure il novantenne che fu commissario di bordo sulle navi dell'Unione Sovietica. Tutti presenti all'appello voluto da Pippo per il 4 dicembre. Data fissa in calendario. «Come ogni grande evento: l'Amerique, l'Arc, Wimbledon». E' questo il mondo che Dalla Vecchia prova ad aprire allo spicchio di città più distante da lui e dai suoi modi. «Nei mesi scorsi è stata in visita da noi una scolaresca della provincia più abbandonata. In quale altro circolo sarebbe possibile? Napoli è città sorda, smaliziata, disincantata. Ma alla mia età è troppo tardi per essere sine pietas». Non è tardi per avere sogni: un nuovo circolo fondato dal nulla, a Bagnoli, in quel pezzo di città che aspettava la Coppa America. «Un'occasione perduta. Ora spero di riuscire almeno a realizzare questo progetto. Una scuola di vela su una spiaggia di Coroglio». Quote annuali da 250 euro, le barche le mette la Federazione. Dalla Vecchia ne ha già parlato con Nerli. «La vela per tutti». Ma coi capelli corti.

Repubblica Napoli, 24 luglio 2005

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