mercoledì 27 luglio 2005

Il ritorno di Enzo Scotti

Undici anni senza politica. «Ho atteso il momento giusto». Adesso. «E' l'ora del centro». Così segna l'orologio di Enzo Scotti, il sindaco democristiano dei 100 giorni, poi ministro del Lavoro, degli Interni e degli Esteri. Torna in corsa con un nuovo soggetto politico, il "Movimento per la Repubblica", e con una tentazione di moda tra gli antichi compagni di percorso. Far saltare il bipolarismo. Almeno così com'è.



Primo passo: un candidato sindaco per Napoli nel 2006. La corsa parte a ottobre. «Una figura che garantisca sicurezza e legalità. Non un politico, ma un uomo con un alto senso delle istituzioni», questo l'identikit del candidato chiamato a mischiare le carte dentro le alleanze attuali, per ricomporle poi intorno a sé. Con un'attenzione particolare alle manovre di sganciamento di Udc e Margherita. «Un centro moderno da un lato, la sinistra dall'altro. E' lo scenario verso il quale andiamo nel dopo Berlusconi». Quando quel giorno verrà, il "Movimento" promette di farsi trovare sulla prima sponda, con Cossiga per padre putativo, Scognamiglio e Segni tra i quadri dirigenti, e con 4 aggettivi cooptati per definire la propria cultura, «cattolica, liberale, popolare e riformista». Anche se Enzo Scotti elogia Blair e cita De Andrè. «Non vorrei sembrare come quella gente che dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio. A guardare Napoli, emerge mancanza di controllo del territorio. Al ministro Pisanu chiedo dov'è finito il poliziotto di quartiere. Se su scala mondiale il terrorismo si combatte con l'intelligence, perché la formula non può valere su scala cittadina? Tre punti: coordinamento tra forze dell' ordine, rilancio della Dia, questione lavoro. Invece pare che esista una sola parola magica: Mediterraneo. Gli enti che se ne occupano sono più degli studenti mediterranei presenti nelle nostre università».

Alla presentazione napoletana del suo progetto (tra gli ospiti Bianco, consigliere comunale di Fi), Scotti arriva armato di cifre. Per dire che si stava meglio quando si stava al centro. «E' fallito il berlusconismo, lo dico anche a Bassolino: pensare che le cose vanno bene, non aiuta. Prenda atto della dura realtà». Il concetto più amato è quello della "discontinuità". «Rutelli ha avuto coraggio, smarcando la Margherita dai Ds. Se solo l'Udc ne avesse avuto un pochino in più. Non vado a caccia di un seggio, non cerco pulsanti da schiacciare in parlamento. Mastella? Se vuol candidarsi alle primarie nel centrosinistra, lo faccia con un progetto davvero alternativo. Dei vecchi amici Dc devo capire l' autonomia. Devo capire che voglia hanno. Non di ottenere, ma di far accadere qualcosa».

Repubblica Napoli, 26 luglio 2005

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