"Anche per perdere bisogna sapersi battere"
(Izzo, da "Casino totale").
L'idea che infatti Bielsa ha del calcio è quella di una perenne tensione verso la porta, il tatticismo non lo riguarda, nel senso che non è mai uno stratagemma per rimediare a un vuoto, casomai uno strumento per valorizzare la pienezza del gioco. "Il possesso palla", spiegava ieri, "deve essere finalizzato alla creazione di un pericolo, altrimenti diventa anodino". Bielsa, sì, dice anodino. "Droit au but" è lo slogan legato allo scudo del club. Per questo oggi Bielsa è l'Om. È l'incarnazione della sua storia e del sentimento di una città. Difendere, per Bielsa, è un necessario inconveniente. Lo fa ordinando pressing, pressing e ancora pressing. Che comincia subito, appena persa la palla. Così come a Dortmund predica Klopp (il "gegenpressing"), come a Madrid insegna Simeone. Calcio e ritmo, uno schema di gioco che spesso diventa spregiudicato, in ogni caso uguale, al Vélodrome e fuori. Compromessi mai, un atteggiamento che in Italia siamo abituati ad attribuire al solo Zeman, altra figura che esce dal recinto del calcio. La mia via mi basta. Questo è Bielsa.
"Nella vita non dobbiamo accettare niente che sia contro la nostra felicità"
(Izzo, da "Vivere stanca").
"Marsiglia non è una città per turisti. Non c'è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c'è da vedere si lascia vedere"
(Izzo, da "Casino totale").
Bielsa è l'uomo che un giorno ha scelto di smettere d'allenare la nazionale del suo Paese, è stato fermo, poi ha voluto solo sfide in posti che gli somigliassero. Ha guidato il Cile perché quel nome, quel paese e la sua storia per lui significavano anche altro, e il Cile nel cuore gli è rimasto. "Quello che davvero so della parola sacrificio, l'ho appreso dai lavoratori cileni", ha detto ieri. Poi è arrivato il sì a Bilbao, altro luogo che è cattedrale della diversità, dove ti danno una maglia della squadra solo se hai radici basche. La fierezza, di nuovo. L'identità. E ora Marsiglia, la città ribelle, meticcia, eterna.
"Un'utopia. L'unica utopia del mondo. Un luogo dove chiunque, di qualsiasi colore, poteva scendere da una barca o da un treno, con la valigia in mano, senza un soldo in tasca, e mescolarsi al flusso degli altri. Una città dove, appena posato il piede a terra, quella persona poteva dire: "Ci sono.
È casa mia".
(Izzo, da "Casino totale")
Casa. La parola del calcio di Bielsa.
Nessun commento:
Posta un commento