1) Provare a prendere la residenza nella regione Puglia prima del voto. In caso di impedimenti passare al punto 2
2) Evitare di far ricorso al voto turandosi il naso, giacché il naso è mezzo tumefatto per averlo tenuto turato a lungo davanti alla monnezza che stava sotto casa, sotto l'ufficio, sotto la scuola dei bambini, sotto i negozi, eccetera eccetera eccetera.
3) Senza naso turato, verificare quanto appeal riscuotono i candidati presidenti che sono espressione della visione del mondo avvertita come propria, escludendo in partenza quelli - compresi eventuali sorelle, amici, messia, datori di lavoro - presenti dentro schieramenti che professano una visione del mondo che non si condivide. In caso di depressione passare al punto 4.
4) Senza naso turato, e con quella discreta dose di depressione che s'è manifestata al punto 3, provare a risollevarsi, certo, è già successa la stessa cosa nelle ultime... quante... due? tre? quattro? elezioni, perché non sempre Napoli può avere una bella occasione, "e se poi Napoli non la vuole pazienza"; la depressione è più forte perché ogni volta sembra più forte, e che però diamine mica non possono mai andare bene niente e nessuno, come l'altra volta, e l'altra volta, e l'altra volta ancora, possibile che allora non va mai bene, niente e nessuno. Se alla fine dello stream of consciousness si arriva a escludere l'ipotesi che non possano andare bene niente e nessuno, passare al punto 5.
5) Ripescare dalla memoria l'antico concetto che le elezioni non sono le olimpiadi, non si va a votare per vincere qualcosa o per far vincere qualcosa a qualcuno, il voto è una delega, e dunque con il voto si chiede a una persona di decidere delle cose al posto proprio, o meglio: di deciderle proprio nel modo in cui le avrebbe decise chi vota. Anche cose di opposizione e di minoranza.
6) Convincersi che nella democrazia di rappresentanza, se a rappresentare me alla fine c'è uno e non un altro, allora non può essere vero che tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera, perché è solo un modo per convincerti a non uscire di casa quando viene la sera. E dunque passare al punto 7.
7) Nell'insieme di liste che fanno riferimento a idee, a un sistema di valori e a una visione del mondo che si condividono, scegliere quell'una o due persone che nel corso degli anni precedenti - su una questione di particolare rilevanza - ti hanno fatto pensare, Ah però, vedi, questa signora/questo signore la pensano come me.
8) Accettare la possibilità che quella signora/quel signore abbiano per compagni di lista, o di coalizione, delle persone che non ci piacciono allo stesso modo (non tutti sono uguali, eccetera eccetera). Non possono. Anzi, non devono piacere quanto loro, perché magari non piacciono neppure a loro, soprattutto in this maggioritario system (e però stavolta ci sono le preferenze, tié).
9) Accettare per estensione la possibilità che quella signora/quel signore siano in una lista che sostiene un candidato presidente che ha generato la depressione di cui al punto 3, insomma un candidato presidente che proprio non piace. Non piace non perché abbia la forfora o l'alito pesante, ma perché magari pronuncia parole brutte. E le parole sono importanti, Chi parla male pensa male. Per me una brutta parola è: sfigato. Se uno chiama un altro "sfigato", io quello lì non lo voto. Poi ognuno decide in base alla parola che vuole. Come ipotesi di scuola si può anche immaginare di superare lo shock di un presidente che non piace e che urla "sfigatooooo", pensando che un'amministrazione è una collettività di uomini e donne che governano sulla base di un sistema di idee e valori condivisi eccetera eccetera, anche se si sono dati per guida un presidente con l'alito pesante o con la forfora. Se lo shock non è superato, pescare una carta IMPREVISTI, astenersi dal voto e ripassare dal via. Se lo shock è superato e l'astensione non è un orizzonte, passare al punto 10.
10) Il punto 10 ancora non c'è.
2 commenti:
clap clap clap clap clap eccetera
però tristissimo
ps. mo' ti vado a linkare di qua e condividere di là
Tristissimo, tristissimo.
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