La seconda puntata della seconda serie di Un Lost al Sole
Il laboratorio di Liliana Cangiano era un monumento all'improbabile. Madame traduceva e cantava, Ott le sentì completare dall'inizio alla fine tutto Selling England by the Pound, e dunque gli venne subito il sospetto che Lily fosse una traduttrice un po' sui genesis.
Aveva un collaboratore, la signora. Un uomo alto, corpulento, muscoloso, ma ormai distante dalla forma fisica che doveva aver avuto da giovane. Facevo il pugile, volle spiegare. Si chiamava Rocky, e come sennò? Ora era l'aiutante di Liliana Cangiano nelle traduzioni, e così come la madame aveva il vezzo di lavorare canticchiando, lui aveva la bizzarra abitudine di tradurre mentre si cospargeva di borotalco. Rocky, di cognome, faceva Roberts.
Io lo chiamo Gùgòl, rise Liliana dopo aver messo il doppio accento, pecché sape sempe tutte cose.
Gùgòl, in realtà, per i tanti pugni presi sul ring da giovane, dopo il tramonto perdeva i colpi. Ott si accorse che una volta calato il buio, Rocky Roberts traduceva un po' a casaccio, senza neppure nasconderlo, anzi, anticipando sempre le sue scelte con la frase "stasera mi butto". Signora, impostò la voce Ott, io avrei bisogno di tradurre questo libro.
Liliana lo fissò, stava cantando Firth of Fifth e compilava dall'italiano al francese l'elenco dei divieti scritti sui mezzi pubblici italiani, un lavoro commissionatole dal ministero dei trasporti di Parigi. Una mosca ronzava lì intorno. Non parlare al conducente, scriveva Liliana. E poi: non gettare alcun oggetto dal finestrino. Non sputare. La mosca divenne fastidiosa. Rocky Roberts la colpì con un tomo ben rilegato e la tramortì, aggiungendo così un ultimo divieto alla lista di Lily Kangy: citò Gianni Bella, aprì la finestra e depose all'esterno il corpicino senza vita della mosca dicendo: Non si può morire dentro.
Lily si voltò verso Ott e fece la mossa.
Teche
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