Il direttore di rete, Massimo Donelli, o lo stesso Piersilvio, hanno capito che mettere alla berlina il «maniaco» Berlusconi significava (senza nessuna forzatura ideologica ma per l’astratto funzionamento del meccanismo comico) indurre il pubblico a identificarsi con lui. «Io non sono così ma sotto sotto, se ci penso bene, qualche residuo di quel machismo facile, di quell’aria tronfia da collezionista, sta pure dentro di me».
Il messaggio subliminale era rivolto non tanto alla ragione cosciente degli uomini di destra quanto all’inconscio degli uomini di sinistra. Dopo aver riso del Berlusconi in me, sarà meno difficile convincermi che quella materia lì è tutta roba da ridere; questo devono aver pensato i dirigenti Mediaset e in questo Checco Zalone (consapevole o no) è stato più funzionale di Bondi, Fitto o Bocchino quando vanno nei talk show a difendere l’integrità morale del premier.
domenica 18 ottobre 2009
Le cose che abbiamo in comune
Oggi Walter Siti su La Stampa, nella rubrica chiamata "La finestra sul niente", riflette su pensieri rimuginati ieri nel cortile
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