A uno che dà una risposta così, il coraggio di certo non manca. "Meglio che mi siano capitate tre cose del genere in un giorno solo che una alla volta in tre giorni differenti". Cose del genere, noi le chiamiamo papere. Sono il terrore di ogni portiere, hanno finanche una loro poetica tragicità. Ispirano poeti e narratori. Il portiere ne è assediato, anche il migliore di tutti sa che prima o poi gliene toccherà una, figurarsi se il migliore non sei.
lunedì 28 ottobre 2013
giovedì 24 ottobre 2013
Ibra lo sfacciato e i suoi colpi di tacco
Gol contro l'Italia agli Europei. Poi all'Atalanta, al Bologna, adesso addirittura due gol di tacco in quattro giorni. Al Bastia sabato in campionato e ieri sera all'Anderlecht in Champions. Il segno di Zlatan, la Z di Zorro oggi sulla prima pagina dell'Equipe. Il tacco è lui, fine delle discussioni.Il senso di Ibra per il tacco va oltre il colpo in sé. Quel colpo ce l'ha Totti nelle corde, lo fa a centrocampo, sulla tre quarti e apre il campo per i compagni. Il tacco lo usava Roberto Mancini, eccome se lo usava. Solo che quando da allenatore ne vide fare uno a Balotelli si infuriò. Vieni qui, ragazzo, viene a sederti in panchina affianco a me.
venerdì 18 ottobre 2013
Canaglie contro lebbrosi, il folle derby di Rosario
Le canaglie contro i lebbrosi. La squadra per cui tifava Che Guevara e quella di Messi. La folle storia della rivalità più accesa che ci sia.
Celtic-Rangers? Sbagliato. Lazio-Roma? No. Olympiakos-Panathinaikos? Nemmeno. Il derby più derby che esista al mondo si gioca domenica in Argentina, dove molti credono che il massimo sia Boca-River, il Superclàsico di Buenos Aires. Illusi. Dimenticano cos'è il calcio a Rosario. La città di Messi. Sul fiume Paranà. Dove tutto parla del Central nella zona nord, dove tutto è Newell's Old Boys nella parte sud. I marciapiedi e i muri hanno i colori dei due club: giallo e blu di qua, rosso e nero di là. Non c'è nel mondo una città più malata di calcio di Rosario. Quando arriva il derby, i bambini vanno a scuola con la maglia della loro squadra sotto i grembiuli. Immaginate ora che il derby torna dopo tre anni. Il Central è risalito dalla B, il Newell's nel frattempo è tornato campione.
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lunedì 14 ottobre 2013
Il fantasma di Tomaszewski
Unthinkable. Che l’Inghilterra non vada ai Mondiali è assolutamente fuori da ogni logica. Questo dicevano Londra e la nazione nell’ottobre del ‘73, loro, inventori del calcio e campioni del mondo sette anni prima. Mai avevano mancato la qualificazione da quando nel 1950 avevano deciso d’esserci, rompendo lo splendido isolamento. Mai potevano immaginare di essere eliminati dalla Polonia, una sola partecipazione, nel lontano ’38. Come finì, si sa. “Puoi giocare per vent’anni in nazionale, puoi giocare mille partite e non essere ricordato da nessuno. Ma arriva una sera in cui hai la possibilità di scrivere il tuo nome nei libri di storia”, fu il discorsetto fatto dal ct Kazimierz Gòrski ai suoi giocatori prima di andare in campo. Polonia ai Mondiali, Inghilterra a casa.
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sabato 12 ottobre 2013
La telenovela che racconta la Colombia del '90
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La Juve e il libro ritirato
C'è un libro che non leggeremo. Massimo Astio è uno scrittore esordiente. Si dice nato a Gambatesa, in provincia di Campobasso, giura che il calcio è la sua passione, «il sentimento anti juventino la mia fede». Massimo Astio, ovviamente uno pseudonimo, ha compresso questa sua fede in un volumetto di un centinaio di pagine. «La bibbia del tifo anti bianconero», lo chiama così. Una galleria di battute e barzellette, di quelle che regolarmente circolano sul web. Nulla di originale. I rigori regalati, l'arbitro che per osservare il galateo non si presenta mai a mani vuote alle partite della Juve, il canale YouRube su cui vederei video. Cose così. Un libriccino che si presenta come «irresistibile catalogo con le peggiori malefatte della Vecchia Signora». Quali? La solita ricostruzione storica degli episodi (il gol di Turone, il rigore di Iuliano, l'arbitro Wurz), un po' di oleografia contro, qualche battuta estrema sui muscoli di Vialli e Del Piero.
venerdì 11 ottobre 2013
La certezza brutale dell'11 ottobre
Tornando nel laboratorio sentì l'odore di lucignolo del focolare che stava accendendo Santa Sofia de la Piedad, e aspettò in cucina che bollisse il caffè per prendersi la sua scodella senza zucchero. Santa Sofia de la Piedad gli chiese, come tutte le mattine, che giorno della settimana era, e lui rispose che era martedì, undici ottobre. Osservando la impavida donna illuminata dal riverbero del fuoco, che né in quel momento né in nessun altro istante della sua vita sembrava esistere completamente, si ricordò d'un tratto che in un undici di ottobre, in piena guerra, lo aveva risvegliato la certezza brutale che la donna con la quale aveva dormito era morta. Lo era, in realtà, e non aveva dimenticato la data perché anche lei gli aveva chiesto un'ora prima che giorno era.
[Gabriel Garcìa Màrquez, Cent'anni di solitudine, 1967]
[Gabriel Garcìa Màrquez, Cent'anni di solitudine, 1967]
sabato 5 ottobre 2013
Mi metto i tifosi sulla maglia
Il Marsiglia stampa messaggi dei tifosi sulla maglia sotto il logo dello sponsor. Il Nizza mette le foto dei loro volti all'interno dei numeri di maglia, come già in passato il Bastia e come il Real Madrid per l'addio di Raúl. Mentre in tutto il mondo i club cominciano a ritirare la maglia con il numero 12, in omaggio ai tifosi e a quello che si chiamava dodicesimo uomo in campo. Le mosse del marketing per vincere la diffidenza delle curve.
venerdì 4 ottobre 2013
Le anteultime / Django Unchained
i film visti quando li hanno visti tutti
Sessantaquattro morti. Più un cane. Non li ho contati. L'avevo letto da qualche parte. Ma se non avessi avuto il cocco ammonnato e buono, forse mi sarei davvero messo a contare le persone che Quentin Tarantino fa ammazzare in Django Unchained. Una per una. Ho letto pure che in Bastardi senza gloria furono 396, stavolta s'è mantenuto. Vanno contati, quei morti ammazzati, per capire di cosa questo film parla, cosa davvero vuole dirci. Nella sua esibita esplosione di corpi, Django è paradossalmente un film che mette a nudo le reticenze del cinema. Disvela le sue frequenti omissioni. La sua omertà. Guardiamo le pistole scatenate di Django e mettiamo in fila nella nostra mente tutti i morti ammazzati da Jamie Foxx per arrivare dalla sua Broomhilda, per ridarle la dignità e restituirle la libertà, e allora spara Django, uccidili tutti, fallo per lei, fallo per Kerry Washington. Nel darle un'altra vita, Django le regalerà alla fine anche i passi di danza del suo cavallo, e lei gli sorriderà, consapevole, grata, innamorata. Dopo 64 morti lasciati lungo la via. Uccisi per lei. Ma dopo 64 morti è facile amare Django. Troppo facile, Taranti'. Tu invece mi devi raccontare cosa resta di questo amore quando Django torna a casa e una sera fa bruciare i piselli sul fuoco.
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giovedì 3 ottobre 2013
I dolori del giovane Hart
La papera di Green |
Eravamo rimasti a Green, Robert Green, londinese fuori porta, di Chertsey, nel Surrey. Eravamo fermi ai suoi guantoni fragili che in una partita degli ultimi Mondiali si piegano sotto il tiro dell'americano Dempsey condannando l'Inghilterra non a una sconfitta, semmai a una sorte peggiore, più sciagurata, all'incubo di non avere un portiere.
martedì 1 ottobre 2013
Il professor Wenger
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