giovedì 24 ottobre 2013

Ibra lo sfacciato e i suoi colpi di tacco


Gol contro l'Italia agli Europei. Poi all'Atalanta, al Bologna, adesso addirittura due gol di tacco in quattro giorni. Al Bastia sabato in campionato e ieri sera all'Anderlecht in Champions. Il segno di Zlatan, la Z di Zorro oggi sulla prima pagina dell'Equipe. Il tacco è lui, fine delle discussioni.Il senso di Ibra per il tacco va oltre il colpo in sé. Quel colpo ce l'ha Totti nelle corde, lo fa a centrocampo, sulla tre quarti e apre il campo per i compagni. Il tacco lo usava Roberto Mancini, eccome se lo usava. Solo che quando da allenatore ne vide fare uno a Balotelli si infuriò. Vieni qui, ragazzo, viene a sederti in panchina affianco a me.


Contro l'Italia agli Europei. Poi all'Atalanta, e al Bologna, poi addirittura due gol di tacco in quattro giorni. Al Bastia in campionato e all'Anderlecht in Champions. Il segno di Zlatan, la Z di Zorro oggi sulla prima pagina dell'Equipe. Il tacco è lui, fine delle discussioni. Il senso di Ibra per il tacco va oltre il colpo in sé. Il colpo ce l'ha Totti nelle corde, a centrocampo, sulla tre quarti, apre il campo per i compagni. Il tacco lo usava Mancini, eccome se lo usava. Solo che quando da allenatore ne vide fare uno a Balotelli si infuriò. Ma adesso Ibra è altro. Ibra ha reso il colpo di tacco un colpo normale. E' un argomento in più nelle sue discussioni. Non c'è più nulla di straordinario. Ancora un passo e con Zlatan Ibrahimovic saremo nel territorio del paradosso: il colpo di tacco come routine, come banalità, senza più nulla di geniale dentro. Senza più l'oro dell'imprevedibilità. I manuali di calcio per bambini ammoniscono. Il colpo di tacco, dicono, è utile solo se mette in difficoltà gli avversari, se la circostanza lo impone. Andranno riscritti. Il colpo di tacco di Ibra non ha più nulla a che vedere con questi schemi, con l'utilità, il profitto, l'efficacia. E' oltre. E' sopra. E' gesto naturale. "La palla era alta: scattai in avanti e in quell'attimo vidi Buffon uscire e Vieri sulla linea di porta. Saltai, e colpii di tacco. Un po' tipo mossa di kung-fu. Nelle fotografie si vede il mio tacco alla stessa altezza della spalla. Il pallone prese una traiettoria perfetta, passò sopra Christian Vieri che cercò di deviare di testa, appena sotto la traversa, e s'infilò esattamente all'incrocio", racconta Ibra nella sua autobiografia. Racconta che tutti correvano dietro per abbracciarlo, tutti tranne uno, "ma cosa me ne fregava?".

 

 Ma adesso Ibra è altro. Ibra ha reso il colpo di tacco un colpo normale. E' un argomento in più nelle sue discussioni. Non c'è più nulla di straordinario. Ancora un passo e con Zlatan Ibrahimovic saremo nel territorio del paradosso: il colpo di tacco come routine, come banalità, senza più nulla di geniale dentro. Senza più l'oro dell'imprevedibilità. I manuali di calcio per bambini ammoniscono. Il colpo di tacco, dicono, è utile solo se mette in difficoltà gli avversari, se la circostanza lo impone. Andranno riscritti. Il colpo di tacco di Ibra non ha più nulla a che vedere con questi schemi, con l'utilità, il profitto, l'efficacia. E' oltre. E' sopra. E' gesto naturale. "La palla era alta: scattai in avanti e in quell'attimo vidi Buffon uscire e Vieri sulla linea di porta. Saltai, e colpii di tacco. Un po' tipo mossa di kung-fu. Nelle fotografie si vede il mio tacco alla stessa altezza della spalla. Il pallone prese una traiettoria perfetta, passò sopra Christian Vieri che cercò di deviare di testa, appena sotto la traversa, e s'infilò esattamente all'incrocio", racconta Ibra nella sua autobiografia. Racconta che tutti correvano dietro per abbracciarlo, tutti tranne uno, "ma cosa me ne fregava?". Cosa gliene frega a Ibra. Di tutto, degli altri, del suo talento sfacciato. Lo guardi e pensi che un gol così, un gol di tacco, potrebbe segnarlo in ogni partita. Mentre noi ce ne stiamo qui, a mettere in fila nei ricordi tutti i gol di tacco che abbiamo visto: quello di Bettega al Milan, quello di Madjer in finale di Coppa dei Campioni. Il tacco di Allah, lo chiamammo così. Era un colpo da calcetto, anche se il calcetto non lo conoscevamo ancora.
 

E poi Del Piero contro il Borussia, Mancini contro Parma e Roma. Oppure Mancini l'altro, Adamantino, nel derby contro la Lazio. E tornano in mente anche i più inattesi, i più improbabili: il gol salvezza per il Napoli 1983, tacco di Dal Fiume contro il Cesena.
 
 Biava in Palermo-Reggina.
 
 Maniero in Venezia-Empoli.
 
 Oppure il genoano Zanini contro l'Empoli. Gol che loro racconteranno per sempre, seduti in qualche bar. Gol che Ibra non fa ogni giorno perché forse non vuole. Un motivo ce lo avrà. Anche se non ce lo dice. E se non ce lo dice è perché non gliene frega.

Nessun commento: