sabato 5 ottobre 2013

Mi metto i tifosi sulla maglia

Il Marsiglia stampa messaggi dei tifosi sulla maglia sotto il logo dello sponsor. Il Nizza mette le foto dei loro volti all'interno dei numeri di maglia, come già in passato il Bastia e come il Real Madrid per l'addio di Raúl. Mentre in tutto il mondo i club cominciano a ritirare la maglia con il numero 12, in omaggio ai tifosi e a quello che si chiamava dodicesimo uomo in campo. Le mosse del marketing per vincere la diffidenza delle curve.



La lingua evolve, certe frasi si consumano, gli 0-0 non sono più i risultati a occhiali di una volta. La palla ha smesso di fare la barba al palo e ce ne siamo fatti una ragione. Ma in mezzo a questa foresta di significanti mutati e di certezze demolite, sfoggia una sua discreta resistenza la retorica del dodicesimo uomo in campo. In qualche servizio tv, e non solo. Intorno a questo totem, si abbracciano in modo inedito il marketing e le curve, che in genere mai perdono occasione per dirsi contro il calcio d'oggi. Ma il dodicesimo uomo in campo fa eccezione. È un caposaldo del pensiero ultrà ed è diventato moneta corrente dei settori commerciali dei club.

L'ultimo esempio arriva da Marsiglia, terra di passione sfrenata per la sua squadra come poche o forse nessun'altra in Francia. Domenica, annunciano, l'Olympique giocherà contro il Psg per cercare il sorpasso in classifica portandosi in campo un tifoso. O meglio, il messaggio di un tifoso. Stampato sulla maglia, accanto al logo dello sponsor. È il messaggio del vincitore di un concorso lanciato su facebook, secondo indiscrezioni pare si tratti della proposta di matrimonio alla sua fidanzata, ma questo si vedrà. "Noi siamo per la personalizzazione della fidelizzazione", ha spiegato all'Équipe Corinne Gensollen, direttrice delle operazioni commerciali del Marsiglia. Io pubblicitario, io creativo commerciale, prendo la passione di te tifoso e la trasformo in altro. La muto in risorsa finanziaria, ne faccio benzina per il mio motore. Non più soltanto sotto forma di coro allo stadio (il vecchio dodicesimo uomo in campo). Due visioni diverse, entrambe raccolte sotto lo stesso concetto. Cinque anni fa il Le Mans stampò i nomi di mille tifosi sulla propria maglia, stessa cosa fece il Bastia nel 2011. Tanto la maglia va poi a ruba. L'ultima moda è infilare micro-foto dei tifosi all'interno dei numeri stampati sul retro della maglia. A pagamento, si capisce. Versi una trentina d'euro e il tuo viso in formato cinque millimetri per sei entra nel numero del tuo campione preferito. Se ne occupa la società Bmyteam per conto del Brest, del Lorient, del Nizza e del Valenciennes. Anche il Real Madrid l'ha fatto, mettendo i volti della sua gente sul dorso delle maglie stampate in edizione straordinaria per l'amichevole d'addio a Raúl.
E perché mai tante squadre non hanno più il numero dodici? Mica per antipatia ideologica verso la figura del portiere di riserva. La strana alleanza fra i duri e puri delle curve e gli estrosi responsabili marketing ha prodotto una discreta serie di numeri 12 ritirati in omaggio al tifo. Nella serie A italiana sono ben dieci club su venti a non averlo assegnato quest'anno, tra cui Atalanta, Genoa, Lazio, Napoli, Parma, Torino. In Europa: il Bayern, il Paok, i Rangers. In Sudamerica: il Flamengo e il River Plate. La curva del Napoli ha celebrato se stessa in una coreografia poco prima della partita contro il Borussia Dortmund. E via di questo passo. La formula linguistica del "dodicesimo uomo in campo" arriverà pure dalle cronache degli anni Settanta, ma nel Duemila e tredici può valere una fortuna.

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