domenica 18 ottobre 2009

Baarìa, dal nostro inviato buildo

Buildo esiste. Ha visto Baarìa e ne parla in cortile


Poltroncine di velluto scarlatto di foggia dozzinale, ma fanno ancora la loro figura. Cinema vomerese. La sala ha la forma del vagone di un Eurostar. Stretta, tutta protesa su uno schermo che, lo ammetto, ha ancora alcuni pollici in più del mio plasma nel salone. Qualche pelliccia ripiegata testimonia il primo freddo d'ottobre e redditi che sanno sopravvivere alle stime di Trichet.

Il cinema è importante. Soprattutto se vai a vedere Tornatore. Lui sulla sala, sull'insegna, sulle facce di chi guarda, ha istituito la propria dimensione di regista. E Baarìa? Un sontuoso affresco della memoria. L'antologia visionaria della Sicilia che l'autore s'è tenuto dentro. E' così, no? Non lo so. Io però così non ce la faccio. Per me Baarìa è un ippogrifo, è monoicismo su pellicola. E' Nanni Loy che chiede a Morricone di comporgli musiche da filmone e all'operatore di prendere Travelgum. Così almeno evita la nausea quando la sua macchina da presa vola altissima, e fa apparire le vie di Bagheria piccole come i viali di Edenlandia visti dalle Montagne Russe. E' solo commedia, italianissima commedia. Nemmeno disturbante, nemmeno ruffiana con Monicelli e Risi. Ma popolare, ammiccante come un ritornello di Gianni Togni. Poi mille camei (tanti siciliani celebri, il clamoroso escluso è Pippo Baudo), mille citazioni, sequenze con mille comparse. Chi da minorenne ha visto almeno due titoli dei "Cinque matti", e più tardi ci ha aggiunto almeno un Lynch e un paio di Scorsese, può rimettere insieme le rievocazioni. Le citazioni. I plagi. E i presunti squarci d'altro cinema di cui l'autore direbbe: "Ah sì?". Il solo maestro a cui Tornatore dedica un tributo certo è Tornatore. Si cita, si corteggia, si omaggia con cura. E poi dal forno tira fuori una torta piena di ciliegine ma senza sapore. Il povero Morricone compone l'inno di una partita da zero a zero. Il solo che non sia involucro e basta, il solo che mostri un'anima è Francesco Scianna. Se debutta, lo fa con classe.
Per 148 dei 150 minuti, non c'è un solo frammento che dia il brivido. Il filmone non lascia tracce, si squaglia scena dopo scena. Poi un sussulto, unico, uno scorcio minimo di spettacolo vivo. Un bagliore fatuo, che non illumina Baarìa.

(Ora propongo di lanciare una campagna o almeno un appello a Buildo, perché continui a spedirci quello che vuole quando vuole. Intanto cerchiamo un nome per la rubrica. Un'idea ce l'ho già).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

che bello trovare già scritta la critica che avresti fatto tu e dover solo lasciare un commento che dica:condivido proprio al cento per cento

Loffenheim ha detto...

leggo solo ora. Naturalmente mi associo. Non al giudizio, chè il film non l'ho nemmeno visto, ma all'invito all'autorevole Buildo a farsi vivo di tanto in tanto. Inoltre, direi che a questo punto il furto a Fortapàsc è clamoroso, e io a Hollywood ci avrei fatto la mia porca figura.

ac ha detto...

@ incauta
Buildo va fiero di questa adesione

@ panchester
La tua interpretazione in Fortapàsc, effettivamente, mette 'o friddo 'ncuollo.