sabato 4 ottobre 2008

Il valore del dissenso

Da qualche parte bisognerà pur salvare un barlume di dissenso (...) Ognuno
esprime ciò che sente. E non è per niente detto che si debba sentire tutti la
stessa cosa (...) I fischi non segnano una contestazione fissa, fine a se
stessa, segnano piuttosto l'intelligenza, la ragione critica di uno spettatore.
(...) E' proprio questo valore della differenza che i presidenti del calcio non sembrano capire (...) Non è un buon cliente un popolo che applaude sempre, non detta nessuna strada, nessun consiglio. Se non ha libertà di giudizio, è un popolo inutile. Non porta dialettica, non produce confronto, non causa business. Al contrario preoccupa un'imprenditoria del calcio che voglia soltanto consenso (...) E' la nuova dittatura del calcio che non vuole clienti, amici o fruitori, ma solo l'amore
cieco nei confronti del totem. Un pubblico che non fa domande e sacrifica anche
i giudizi di giornata a un interesse superiore. Ma a chi serve un pubblico così
triste?
Mario Sconcerti, Corriere delle Sera, pagina Sport

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sconcertante (dovevo scriverlo)

Stella ha detto...

anche nell'amore...;o(