Da qualche parte bisognerà pur salvare un barlume di dissenso (...) OgnunoMario Sconcerti, Corriere delle Sera, pagina Sport
esprime ciò che sente. E non è per niente detto che si debba sentire tutti la
stessa cosa (...) I fischi non segnano una contestazione fissa, fine a se
stessa, segnano piuttosto l'intelligenza, la ragione critica di uno spettatore.
(...) E' proprio questo valore della differenza che i presidenti del calcio non sembrano capire (...) Non è un buon cliente un popolo che applaude sempre, non detta nessuna strada, nessun consiglio. Se non ha libertà di giudizio, è un popolo inutile. Non porta dialettica, non produce confronto, non causa business. Al contrario preoccupa un'imprenditoria del calcio che voglia soltanto consenso (...) E' la nuova dittatura del calcio che non vuole clienti, amici o fruitori, ma solo l'amore
cieco nei confronti del totem. Un pubblico che non fa domande e sacrifica anche
i giudizi di giornata a un interesse superiore. Ma a chi serve un pubblico così
triste?
sabato 4 ottobre 2008
Il valore del dissenso
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2 commenti:
sconcertante (dovevo scriverlo)
anche nell'amore...;o(
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