Non c'è nulla di illecito nel rigore a due. Il regolamento impone solo che sia calciato in avanti, non verso la porta. Ora si parla di omaggio a Cruyff, icona della Catalogna ammalata («Sto vincendo 2-0 sul cancro» la sua frase recente), perché fu lui a rendere celebre il gesto, sebbene l'invenzione sia attribuita al belga Coppens, morto a inizio 2015, che nel ‘57 lo brevettò contro l'Islanda. Quel che non si dice è che Cruyff i rigori non li amava, anzi li temeva, lasciava il peso sulle spalle di altri, spesso Neeskens, e quella volta là si presentò a battere proprio per mettere in scena la menzogna.
La stampa catalana suona il liuto. «Un gesto che vale più di un gol». «Rigore storico». «L'arte di divertirsi giocando». Per una volta neppure Madrid riesce a eccepire. Mentre il mondo del calcio dibatte, Marca assolve Messi: «La scarsa frequenza della giocata non la rende offensiva ma fantasiosa. Il calcio è un gioco e una parte fondamentale del gioco consiste nell' inganno ». Dove comincia la propria superiorità e dove finisce il rispetto per l'avversario: eccolo il punto. Ce lo domandiamo ogni volta pure di fronte a risultati che arrivano dalla periferia del sistema, spesso tornei giovanili, quando una squadra vince con dieci o più gol di scarto: dovevano fermarsi? Luis Enrique, allenatore del Barcellona, si stupisce di tanta indignazione collettiva: «È più accettato un calcione che una prodezza ». D'altra parte, avrebbero potuto sbagliare, come accadde in un Arsenal-City a Henry e Pires.
Di gesti irritanti per quelli che li subiscono lo sport è pieno. Anche il tunnel nasce con una natura sbruffona - Sivori ne ha prese di botte per reazione - mentre oggi è un colpo che ha perso la sua funzione offensiva. Così come fuori dall'ortodossia si piazza la parata dello scorpione di Higuita. Il basket conosce la schiacciata e l'alley-oop, atti sublimi o gesti impuri, così come nel tennis la smorzata porta sempre con sé una scintilla di dileggio. Chang fece impazzire Lendl nella finale di Parigi 1989 battendo dal basso, un po' per genialità strategica, un po' per calcolo psicologico, molto per gratuita faccia tosta. Forse il punto di rottura tra lo show e l'onta si stabilisce in base alla scelta del momento. Il Barça aveva il Celta nel mirino dal 23 settembre scorso, giorno in cui a Vigo venne battuto 4-1. C'è della ruggine fra i club per via di alcuni ragazzini soffiati sul mercato. I dirigenti del Celta non seggono più in tribuna accanto a quelli catalani. Per toglierci allora ogni dubbio sulla sua sincerità, Messi potrebbe battere così un rigore pure nella prossima finale Mondiale, titolo che peraltro ancora gli manca. Sempre che in finale ci arrivi.
(la Repubblica, 16 febbraio 2016)
La stampa catalana suona il liuto. «Un gesto che vale più di un gol». «Rigore storico». «L'arte di divertirsi giocando». Per una volta neppure Madrid riesce a eccepire. Mentre il mondo del calcio dibatte, Marca assolve Messi: «La scarsa frequenza della giocata non la rende offensiva ma fantasiosa. Il calcio è un gioco e una parte fondamentale del gioco consiste nell' inganno ». Dove comincia la propria superiorità e dove finisce il rispetto per l'avversario: eccolo il punto. Ce lo domandiamo ogni volta pure di fronte a risultati che arrivano dalla periferia del sistema, spesso tornei giovanili, quando una squadra vince con dieci o più gol di scarto: dovevano fermarsi? Luis Enrique, allenatore del Barcellona, si stupisce di tanta indignazione collettiva: «È più accettato un calcione che una prodezza ». D'altra parte, avrebbero potuto sbagliare, come accadde in un Arsenal-City a Henry e Pires.
Di gesti irritanti per quelli che li subiscono lo sport è pieno. Anche il tunnel nasce con una natura sbruffona - Sivori ne ha prese di botte per reazione - mentre oggi è un colpo che ha perso la sua funzione offensiva. Così come fuori dall'ortodossia si piazza la parata dello scorpione di Higuita. Il basket conosce la schiacciata e l'alley-oop, atti sublimi o gesti impuri, così come nel tennis la smorzata porta sempre con sé una scintilla di dileggio. Chang fece impazzire Lendl nella finale di Parigi 1989 battendo dal basso, un po' per genialità strategica, un po' per calcolo psicologico, molto per gratuita faccia tosta. Forse il punto di rottura tra lo show e l'onta si stabilisce in base alla scelta del momento. Il Barça aveva il Celta nel mirino dal 23 settembre scorso, giorno in cui a Vigo venne battuto 4-1. C'è della ruggine fra i club per via di alcuni ragazzini soffiati sul mercato. I dirigenti del Celta non seggono più in tribuna accanto a quelli catalani. Per toglierci allora ogni dubbio sulla sua sincerità, Messi potrebbe battere così un rigore pure nella prossima finale Mondiale, titolo che peraltro ancora gli manca. Sempre che in finale ci arrivi.
(la Repubblica, 16 febbraio 2016)
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