domenica 11 maggio 2014

Il Giro a Dublino e le biciclette di James Joyce


Al centro del giardino incolto, situato dietro la casa, c'era un melo, e qua e là cespugli isolati, sotto uno dei quali trovai la pompa della bicicletta dell'ultimo inquilino, tutta arrugginita. Era stato un prete molto caritatevole: nel testamento aveva lasciato tutto il suo denaro a istituzioni pie e i mobili alla sorella.
(Gente di Dublino)


Il rettore lo guardò in silenzio e Stephen sentì il sangue salirgli al viso e quasi le lacrime agli occhi.
Il rettore disse: "Ti chiami Dedalus, vero?".
"Sì, signore".
"E dove hai rotto gli occhiali?".
"Sulla pista, signore. Un compagno usciva dalla casetta delle biciclette e io sono caduto e si sono rotti. Non so come si chiami il compagno".
(Ritratto dell'artista da giovane)

Come al solito quel tipo aveva fatto storcere il naso a qualcuno perché la sua bicicletta continuava a passare avanti e indietro di fronte alla finestra di lei. Però adesso il padre lo teneva in casa la sera a studiare sodo per una borsa di studio in palio alle superiori e sarebbe entrato al Trinity college per diventare dottore dopo il diploma come il fratello W.E. Wylie che correva da ciclista alle gare universitarie del Trinity college.
(Ulisse)



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