Il fegato sicuramente a destra: il navigatore non lo dice?
giovedì 30 giugno 2011
lunedì 27 giugno 2011
Saranno forse quegli occhi profondi che arrivano al cuore
Si imparano un mucchio di cose dagli esiti di quei programmini che tengono sotto controllo i blog, e rilevano attraverso quali chiavi di ricerca arrivino i visitatori. C'è una buona dose di porno-ricercatori che capitano fra le maglie delle reti dei post, e ne scappano delusi. C'è una buona dose di navigatori catturati dalle parole d'attualità, quelle che su twitter si chiamano trend topic. E che oggi per esempio sono Imola, River Plate, Bet Awards, Ustica, Chiomonte (in Italia), o Geronimo Rauch e Monica Ocampo (in tutto il mondo).
C'è una fetta consistente di Kid Search, cioè ricerche fatte da/per bambini.
E poi ci sono cose che non si spiegano. Tipo oggi. Quando uno è arrivato qui digitando le seguenti parole:
quanto costa gigi finizio per un matrimonio
C'è una fetta consistente di Kid Search, cioè ricerche fatte da/per bambini.
E poi ci sono cose che non si spiegano. Tipo oggi. Quando uno è arrivato qui digitando le seguenti parole:
quanto costa gigi finizio per un matrimonio
domenica 26 giugno 2011
sabato 25 giugno 2011
e - mammà - innamorato son
Se la città in cui ha soggiornato a lungo uno dei più grandi pittori della storia dedica a quel pittore un museo, ci sono altissime possibilità che un turista si indirizzi verso quel luogo. Tipo il Museu Picasso di Barcellona. Dove però sono esposte alcune opere giovanili, tanti bozzetti e i lavori su Las Meninas di Velàzquez. Bello lo stesso. Ma in questi giorni ci sono più capolavori di Picasso in Palestina che a Barcellona. Città che un grandissimo museo forse non ha: la fila più lunga e il biglietto più caro si paga per il tour del Camp Nou. Dove per fortuna c'è pure la maglia col 10 che portava Maradona prima di venire a Napoli. Almeno questo.
Tovarish Colombo
[da Roberto Gritti, Post comunismo e media, ed. Meltemi]
"L'introduzione dell'intrattenimento di stile occidentale rispondeva dunque a due imperativi dei regimi comunisti: tentare di manipolare la cultura di massa capitalistica e rispondere a una diffusa domanda sociale in favore di una quotidianità più sopportabile. Ma nel lungo periodo l'introduzione sempre più massiccia dei programmi occidentali finì per elevare le aspettative sociali e ridurre al contempo le possibilità di manipolazione.
Esemplare fu quanto accadde in Bulgaria. Nel 1973 il programma di gran lunga più popolare nel Paese era "Il tenente Colombo", interpretato da Peter Falck. Improvvisamente la tv di Stato esaurì gli episodi disponibili sul mercato e si scatenò la protesta del pubblico.
Per porre rimedio alle contestazioni, la televisione di Stato dovette mandare in onda una dichiarazione in bulgaro letta da Colombo/Falck in cui si rassicurava il popolo che presto sarebbero stati disponibili nuovi episodi e che l'attuale vuoto non era dovuto alla "cattiva" volontà del governo comunista".
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venerdì 24 giugno 2011
Napoli, i figli di Eduardo e i figli di Leopardi
Poco più di un mese fa, in piena campagna elettorale per le amministrative, il direttore della biblioteca nazionale di Napoli Mauro Giancaspro auspicava attraverso il Corriere l'avvento di un sindaco promotore di un cambiamento radicale nella cultura della comunità.
Il titolo era bello: "Ora per la città meno Eduardo e più Leopardi". Un titolo così bello scava nella testa. Rimane dentro. Torna a galla appena può. Come in questi giorni, visto quel che succede. Ma proprio perché succede quel che succede, bisogna chiedersi cosa dicesse quel titolo. Perché e in che cosa Napoli dovrebbe provare a essere più figlia di Leopardi per diventare migliore?
Intanto: di quale Leopardi. Se è quello dello Zibaldone, siamo dinanzi a una concezione di felicità legata soprattutto all'illusione. L'uomo immagina piaceri inesistenti, il suo bene maggiore è la speranza. E' davvero questa la più auspicabile delle Napoli possibili?
Ma Giancaspro si riferiva ad altro. Per eredità virtuosa di Leopardi (poeta sepolto a Napoli, va ricordato), intendeva "la restituzione alla città di una passione lucida". Se è così, allora, il poeta è uno fra i tanti genitori adottivi possibili.
Più interessante diventa perciò sciogliere l'altra metà del nodo.
Perché Napoli dovrebbe provare a essere meno figlia di Eduardo?
Il titolo era bello: "Ora per la città meno Eduardo e più Leopardi". Un titolo così bello scava nella testa. Rimane dentro. Torna a galla appena può. Come in questi giorni, visto quel che succede. Ma proprio perché succede quel che succede, bisogna chiedersi cosa dicesse quel titolo. Perché e in che cosa Napoli dovrebbe provare a essere più figlia di Leopardi per diventare migliore?
Intanto: di quale Leopardi. Se è quello dello Zibaldone, siamo dinanzi a una concezione di felicità legata soprattutto all'illusione. L'uomo immagina piaceri inesistenti, il suo bene maggiore è la speranza. E' davvero questa la più auspicabile delle Napoli possibili?
Ma Giancaspro si riferiva ad altro. Per eredità virtuosa di Leopardi (poeta sepolto a Napoli, va ricordato), intendeva "la restituzione alla città di una passione lucida". Se è così, allora, il poeta è uno fra i tanti genitori adottivi possibili.
Più interessante diventa perciò sciogliere l'altra metà del nodo.
Perché Napoli dovrebbe provare a essere meno figlia di Eduardo?
mercoledì 22 giugno 2011
Una porta in regalo a Martin Palermo
Che regalo si potrà mai fare al centravanti che ha segnato più gol con la tua maglia sulle spalle? Quelli del Boca Juniors non ci hanno pensato neanche un attimo. Un pallone è scontato, dai. A Martìn Palermo regaliamo una porta, si sono detti con gli occhi che brillavano per la grande idea. Una delle porte dello stadio, e meno male che el Loco era lui. Così, nella notte in cui dava l'addio al calcio l'uomo che sbagliò tre rigori in una volta sola, ne hanno davvero sfilata una dal prato della Bombonera. «Vieni qui, c'è una cosa per te». E gliel'hanno consegnata. Con una piccola festa a sorpresa. Tappeto blu davanti ai pali, lui con la bandiera della vita annodata al collo, e ovviamente lacrime, tante lacrime. Palermo all'inizio neppure capiva. Ha cercato le parole giuste e gli sono uscite quelle sbagliate. Poteva abbozzare un "grazie, mi serviva proprio". Invece se n' è andato in pensione mormorando un'obiezione sincera: «A casa non mi entra». E nel cercare un posto dove metterla, ha chiesto alla gente del Boca di tenerla ancora un poco lì, nel deposito dello stadio. Poi ieri gli squilla il telefono, chi lo sa, forse lui stava prendendo le misure nel salone. E il vice presidente Crespi, mortificato, gli racconta che alla Bombonera hanno messo all'improvviso in programma un'altra partita. Gimnasia-Huracan. Domani. Chi se lo aspettava. «Non ce la facciamo a comprare una porta nuova in tempo, mica ti secca se rimontiamo la tua?». In fondo è il finale adatto a lui. Martìn l'ha presa bene. Ha detto solo: «Meno male che non l'avevo già portata via». Poi gli è venuto uno scrupolo. «Togliete almeno la piastrina col mio nome che avete avvitato lì. Non vorrei che il pallone ci urtasse sopra e finisse dentro». Sarebbe un autogol.
(la Repubblica, 21 giugno 2011)
(la Repubblica, 21 giugno 2011)
I 30 anni di you cannot be serious
Dall'altra parte della rete c'era Tom Gullikson, ma è un dettaglio. Perché poteva esserci chiunque. Primo turno del torneo, terzo set. A John McEnroe chiamano una palla fuori, lui fa il pazzo, se la prende col giudice di linea, poi va dall'arbitro Ted James e gli dà del pidocchio, fino a quando dice una cosa e si accorge che funziona.
Quella frase.
La frase.
Diventerà un tormentone per tutti gli arbitri da contestare. Diventerà il titolo della sua autobiografia.
You cannot be serious.
McEnroe la inventa lì, sul prato di Wimbledon. Oggi sono trent'anni esatti.
Quella frase.
La frase.
Diventerà un tormentone per tutti gli arbitri da contestare. Diventerà il titolo della sua autobiografia.
You cannot be serious.
McEnroe la inventa lì, sul prato di Wimbledon. Oggi sono trent'anni esatti.
martedì 21 giugno 2011
Sei ragazzo forte
Un giorno a New York scoprirono che una buona percentuale di reati veniva commessa da bande giovanili che scorrazzavano per la città senza fare il biglietto in metro. Dice che bastò mettere dei controlli alle stazioni per abbassare il numero degli scippi, e che in fondo cominciò così la troppo citata tolleranza zero.
A Barcellona non sono giunti allo stesso livello di allarme per quanto riguarda la micro delinquenza, ma qualche problema nell'evasione dal pagamento del biglietto devono averlo.
Per risolverlo il comune ha scelto la strategia della vergogna.
A Barcellona non sono giunti allo stesso livello di allarme per quanto riguarda la micro delinquenza, ma qualche problema nell'evasione dal pagamento del biglietto devono averlo.
Per risolverlo il comune ha scelto la strategia della vergogna.
lunedì 20 giugno 2011
L'aereo precipita e io non so cosa mettere
- Pa'.
- Mmm...
- Perché quella signorina fa quei gesti?
- Sta spiegando come ci si comporta in aereo in caso di problemi.
- Quali problemi, pa'?
- Ma no, niente.
- Perché sta mettendo quella maschera sulla faccia?
- Be'... mmm... cioè... lì c'è ossigeno: nel caso in cui una persona avesse bisogno di respirare meglio.
- Mmm...
- Perché quella signorina fa quei gesti?
- Sta spiegando come ci si comporta in aereo in caso di problemi.
- Quali problemi, pa'?
- Ma no, niente.
- Perché sta mettendo quella maschera sulla faccia?
- Be'... mmm... cioè... lì c'è ossigeno: nel caso in cui una persona avesse bisogno di respirare meglio.
venerdì 17 giugno 2011
Perché non è un Wimbledon come gli altri
A Parigi è finita con un'altra sconfitta contro Nadal. Un altro Roland Garros perso da Federer in finale contro lo spagnolo. Ed è il quarto in 5 anni. Peraltro una cosa semi storica, nel senso che si tratta del primo Roland Garros vinto dal numero uno al mondo dopo 10 anni.
Ora il bilancio complessivo dei loro confronti diretti è di 17 a 8 per Nadal.
Poiché Federer viene da un po' sospettato di essere il più grande tennista della storia (anche - ma non solo - perché ha vinto 16 titoli di Slam, più di tutti), un paio d'anni fa si ragionava sui motivi per cui se qualcuno volesse togliergli il titolo di greatest, potrebbe farlo solo attribuendolo a Nadal.
Perciò le domande da porsi adesso che sono noti i tabelloni del prossimo Wimbledon sono: com'è possibile che il più grande di sempre abbia perso 17 volte da un suo contemporaneo? E se uno perde 17 volte da un suo contemporaneo, più del doppio delle partite vinte contro di lui, può ancora dirsi superiore a lui? Ancora sì. Vediamo perché.
Ora il bilancio complessivo dei loro confronti diretti è di 17 a 8 per Nadal.
Poiché Federer viene da un po' sospettato di essere il più grande tennista della storia (anche - ma non solo - perché ha vinto 16 titoli di Slam, più di tutti), un paio d'anni fa si ragionava sui motivi per cui se qualcuno volesse togliergli il titolo di greatest, potrebbe farlo solo attribuendolo a Nadal.
Perciò le domande da porsi adesso che sono noti i tabelloni del prossimo Wimbledon sono: com'è possibile che il più grande di sempre abbia perso 17 volte da un suo contemporaneo? E se uno perde 17 volte da un suo contemporaneo, più del doppio delle partite vinte contro di lui, può ancora dirsi superiore a lui? Ancora sì. Vediamo perché.
mercoledì 15 giugno 2011
Le code di Wimbledon
Ogni torneo di Wimbledon (il prossimo inizia lunedì) porta con sé un evento che si tiene al museo. L'anno scorso, per esempio, ci fu l'omaggio alle creazioni di Ted Tinling nel centenario della sua nascita.
Personaggio fantastico, Tinling, il sarto del tennis. Giocatore inglese, viene mandato in Francia a curare l'asma, lì conosce Suzanne Lenglen e ne diventa amico, oltre che suo arbitro personale. Dichiaratamente gay, quando torna dalla guerra comincia a disegnare abiti per le giocatrici. E che giocatrici. Navratilova, King, Goolagong, Wade, Casals. Disegna pure l'abito delle nozze di Chris Evert. Vestitini che col tempo diventano sempre più eccentrici e colorati. Fu per colpa sua che Wimbledon dovette imporre il colore bianco sui campi.
Personaggio fantastico, Tinling, il sarto del tennis. Giocatore inglese, viene mandato in Francia a curare l'asma, lì conosce Suzanne Lenglen e ne diventa amico, oltre che suo arbitro personale. Dichiaratamente gay, quando torna dalla guerra comincia a disegnare abiti per le giocatrici. E che giocatrici. Navratilova, King, Goolagong, Wade, Casals. Disegna pure l'abito delle nozze di Chris Evert. Vestitini che col tempo diventano sempre più eccentrici e colorati. Fu per colpa sua che Wimbledon dovette imporre il colore bianco sui campi.
venerdì 10 giugno 2011
Su una cosa così tfm avrebbe scritto cose splendide*
Felicity Huffman, la Lynette Scavo delle Casalinghe Disperate (la più brava, va detto), è andata al festival della tv di Montecarlo, e lì candidamente s'è lasciata scappare che il prosieguo della serie è in discussione. Pare che il telefilm abbia perso il 50% dei suoi spettatori, le attrici hanno firmato un contratto per altri due anni, ma forse non si andrà oltre l'ottava stagione. Ora è in trasmissione la settima, ed effettivamente l'idea di mandare in dialisi Susan dà un po' il senso di una deriva Sentier-beautifulesca. Eventualmente, dice lei ai giornali francesi, mi metto a fare la casalinga. Sarebbe il primo caso in cui il ruolo inghiotte l'attrice. Come se De Niro si mettesse a guidare i taxi perché nessuno vede più i suoi film.
[Tfm è il mio spacciatore ufficiale di notizie su serial, tv, musica e ora anche su Fvance: e anche grande appassionato di tennis, giuro]
[Tfm è il mio spacciatore ufficiale di notizie su serial, tv, musica e ora anche su Fvance: e anche grande appassionato di tennis, giuro]
giovedì 9 giugno 2011
Gli stéggisti e Catherine Deneuve
Ora. E' evidente che il mainsound è proprio quello che avete in mente voi. Ma una trentina d'anni fa, ammettiamolo, si sentiva dire [steɪdʒ]. Anzi, bisognerebbe avere il coraggio di azzardare che una trentina-una trentacinquina d'anni fa si diceva proprio [steɪdʒ]. Un po' tutti, dai.
A ricordarlo oggi fa strano. Erano ancora tempi, quelli, in cui nelle scuole del nostro Paese come seconda lingua il francese si affermava sull'inglese. E però si diceva [steɪdʒ], all'inglese: io me lo ricordo bene che si diceva [steɪdʒ].
martedì 7 giugno 2011
L'Open di Agassi
Della autobiografia di Andre Agassi, Open, s'è parlato soprattutto a proposito del rapporto col padre, della droga, dei capelli finti e delle sue donne.
Ma tante altre sono le pagine belle. Il rapporto psicologicamente controverso con suo fratello. Quanta Italia c'è nei suoi giorni felici (Palermo, Roma). E i giudizi sugli avversari.
Becker. "Becker ha usato la conferenza stampa dopo l'incontro per lamentarsi che Wimbledon mi favorisce rispetto ad altri giocatori... Mi ha dato dello snob... In breve ha emesso una dichiarazione di guerra... A Brad non è mai importato niente di Becker, che ha sempre chiamato B.B. Socrate, perché pensa che si atteggi a intellettuale mentre è soltanto un contadinotto troppo cresciuto... Ce lo ritroveremo davanti questo bastardo... Ne ho conosciuti di tizi a cui stavo antipatico, ma questo... (...) Vinco il secondo set, 7-6. Adesso comincia a essere sulle spine, a cercare un appiglio. Prova a giocare con la mia mente. Mi ha già visto perdere la calma altre volte, perciò fa ciò che pensa possa farmela perdere di nuovo, la cosa che può indebolire un tennista più di ogni altra: lancia baci verso il mio angolo. A Brooke".
Ma tante altre sono le pagine belle. Il rapporto psicologicamente controverso con suo fratello. Quanta Italia c'è nei suoi giorni felici (Palermo, Roma). E i giudizi sugli avversari.
Becker. "Becker ha usato la conferenza stampa dopo l'incontro per lamentarsi che Wimbledon mi favorisce rispetto ad altri giocatori... Mi ha dato dello snob... In breve ha emesso una dichiarazione di guerra... A Brad non è mai importato niente di Becker, che ha sempre chiamato B.B. Socrate, perché pensa che si atteggi a intellettuale mentre è soltanto un contadinotto troppo cresciuto... Ce lo ritroveremo davanti questo bastardo... Ne ho conosciuti di tizi a cui stavo antipatico, ma questo... (...) Vinco il secondo set, 7-6. Adesso comincia a essere sulle spine, a cercare un appiglio. Prova a giocare con la mia mente. Mi ha già visto perdere la calma altre volte, perciò fa ciò che pensa possa farmela perdere di nuovo, la cosa che può indebolire un tennista più di ogni altra: lancia baci verso il mio angolo. A Brooke".
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