Che regalo si potrà mai fare al centravanti che ha segnato più gol con la tua maglia sulle spalle? Quelli del Boca Juniors non ci hanno pensato neanche un attimo. Un pallone è scontato, dai. A Martìn Palermo regaliamo una porta, si sono detti con gli occhi che brillavano per la grande idea. Una delle porte dello stadio, e meno male che el Loco era lui. Così, nella notte in cui dava l'addio al calcio l'uomo che sbagliò tre rigori in una volta sola, ne hanno davvero sfilata una dal prato della Bombonera. «Vieni qui, c'è una cosa per te». E gliel'hanno consegnata. Con una piccola festa a sorpresa. Tappeto blu davanti ai pali, lui con la bandiera della vita annodata al collo, e ovviamente lacrime, tante lacrime. Palermo all'inizio neppure capiva. Ha cercato le parole giuste e gli sono uscite quelle sbagliate. Poteva abbozzare un "grazie, mi serviva proprio". Invece se n' è andato in pensione mormorando un'obiezione sincera: «A casa non mi entra». E nel cercare un posto dove metterla, ha chiesto alla gente del Boca di tenerla ancora un poco lì, nel deposito dello stadio. Poi ieri gli squilla il telefono, chi lo sa, forse lui stava prendendo le misure nel salone. E il vice presidente Crespi, mortificato, gli racconta che alla Bombonera hanno messo all'improvviso in programma un'altra partita. Gimnasia-Huracan. Domani. Chi se lo aspettava. «Non ce la facciamo a comprare una porta nuova in tempo, mica ti secca se rimontiamo la tua?». In fondo è il finale adatto a lui. Martìn l'ha presa bene. Ha detto solo: «Meno male che non l'avevo già portata via». Poi gli è venuto uno scrupolo. «Togliete almeno la piastrina col mio nome che avete avvitato lì. Non vorrei che il pallone ci urtasse sopra e finisse dentro». Sarebbe un autogol.
(la Repubblica, 21 giugno 2011)
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