lunedì 6 luglio 2009

Federer e la Divina Commedia

Rod Laver
Uno dei grandi luoghi comuni dello sport è che non sia possibile confrontare atleti di epoche diverse. Fesseria. E se non ve ne frega niente, saltate il resto. I confronti sono sempre possibili. Tra i grandi sono solo più difficili. Ma anche più divertenti. Perché privarsene? Ovviamente ognuno decide in base ai propri occhiali.

I miei occhiali (disclaimer) mi hanno fatto preferire McEnroe a Borg, benché sapessi che Borg era più forte e che gli avevano detto: il segreto è buttare la palla di là. Gli stessi occhiali mi hanno poi fatto preferire Edberg a Becker, Sampras ad Agassi. E poi c'era Panatta, certo. Ma tra Sampras e Rafter ero felice se vinceva Rafter. Ho avuto anche fugaci flirt con Cash, Stich, Safin e Philippoussis. E comunque.
Il luogo comune, si diceva. Finché ti rifugi lì dentro, passi. Ma se Federer non è il più grande, allora bisognerebbe dire chi c'è su quel trono. Quando Roger cominciava a vincere qualcosa, l'ipotesi che potesse diventare the greatest era discussa. Ora viene combattuta. Singolare. Da chiedersi perché. Forse perché è sempre così.
Nel 1987 si metteva in discussione la supremazia di Lendl, così come l'epifania di Wilander nel 1988 non venne trattata meglio. Nel '97 la preoccupazione del mondo del tennis era spiegare perché Sampras non potesse essere considerato il numero uno di sempre. E via così.
Il club del tennis - come si vede - tende a conservare. Tutti a ricordare Renshaw e Tilden, anche se nessuno li ha visti mai, anche se all'epoca bastava vincere una sola partita per far proprio uno Slam. Al massimo ci si spinge ad accettare la supremazia di Rod Laver.
Il bello è che Rod Laver, ai tempi di Rod Laver, veniva considerato inferiore a Don Budge e persino a un certo Ellsworth Vines; nell'autobiografia di Kramer, Laver veniva nei giudizi persino dopo Tilden, Perry, Riggs, Gonzales. Ho trovato in archivio un articolo di un giornale dell'epoca in cui l'australiano viene definito "mediocre". Il mediocre Laver. Capito, no?
Come se Asor Rosa sostenesse che dopo la Divina Commedia non c'è più un solo romanzo da salvare. Come se dopo Virginia Woolf e Salinger, dopo Hemingway Steinbeck e Fitzgerald, non possano arrivare altre stelle come Philip Roth e Foster Wallace, De Lillo e Franzen.

Tornando allo sport, a parità di grandezza in valore assoluto, il campione contemporaneo è secondo me più forte di quello del passato. Se Usain Bolt oggi deve correre i 100 metri in 9"69 per vincere le Olimpiadi, mentre nel '36 (all'epoca di Perry e Budge) Jesse Owens andava a 10"2, e nel '68 (all'epoca di Laver) Hary Hayes e Hines non erano mai scesi sotto i 10 secondi, qualcosa deve voler dire. Se oggi 100 metri a stile libero vengono nuotati in 47 secondi (non da me), mentre nel '36 l'uomo più veloce ne impiegava 56", e nel '68 erano ancora 52", significherà qualcosa.
Ora. Quando nel 2004 Federer vinse 3 Slam su 4 in un solo anno, la cosa non accadeva dal 1988 (Wilander).
Quando nel 2004 ha vinto 11 tornei, non succedeva dal 1985 (Lendl).
Quando ha vinto Wimbledon-New York per due volte di fila, non succedeva dal 1938 (Donald Budge). E quando l'ha fatto per il terzo anno di fila, è stato il primo.
Quando ha vinto il suo quinto Slam di fila, non succedeva dal 1969 (Laver).
Quando ha fatto 4 finali di Slam in un anno, non succedeva dal 1969 (Laver).
Quando ha vinto a Melbourne nel 2007 senza lasciare un set, non succedeva dal 1980 (Borg).
Quando a New York nel 2007 è andato in finale di Slam per la decima volta di fila, è stato il primo. Tutto questo significherà qualcosa dentro il quadro generale della storia di uno sport e dei suoi campioni?

Poi alle sue vittorie ci siamo abituati. Ci siamo così abituati, da chiederci se quei titoli e quei record non fossero figli di un dominio maturato senza avversari. Ebbene. Gli avversari battuti da Federer nelle 15 finali di Slam avevano come testa di serie la media di 8.866. Quelli battuti da Sampras: 9.071. Quelli da Agassi: 9.625. Non basta? L'obiezione a Federer è costruita su un ragionamento: non sei un grandissimo se non hai grandi rivali. Si potrebbe ribattere che se sei un grandissimo, anche i grandi rivali sembrano più piccini. Ma vediamo. Più avanti Federer va negli anni, più gli avversari si fanno duri. Negli ultimi 10 Slam, i suoi rivali in finale avevano una testa di serie media di 5.200. E' un tasso di difficoltà che non hanno avuto né Borg (5.727) né Lendl (7.125). Eppure sono 7 anni che Federer vince almeno uno Slam. Il solo tennista con almeno 8 titoli che possa vantare un tasso migliore è stato Jimmy Connors: 4.000. Perché doveva battere Borg e McEnroe. E' stato lui allora the greatest? Almeno qualcuno che lo dica.
Stringendo. Dove voglio arrivare. Entriamo nel rovescio del guanto. Poniamo pure che un grande per essere grandissimo debba avere grandi rivali. Tipo il Roddick di ieri, trasformato dal coach Larry Stefanki. Bisogna però accettarne le conseguenze. Quali? La prima: un grande contro un grande può anche vincere soffrendo (16-14 al quinto). La seconda: se hai grandi rivali qualche partita devi perderla. Altrimenti il grande rivale non lo sai riconoscere.
Il filo porta a lui. A Rafael Nadal. Credo che Federer-Nadal sia la sfida più bella della storia del tennis. Superiore a Borg-McEnroe e a Sampras-Agassi. Ora tutto dipende da Nadal, di 5 anni più piccolo di Roger, ma da 5 anni con almeno un titolo di Slam vinto. Dipende da lui, che ha già battuto Federer in 5 finali di uno Slam. Se qualcuno vuole togliere il titolo di greatest a Federer, può farlo solo dandolo a Nadal. O al prossimo che verrà dopo Nadal. Allora sì che potremo parlarne.

9 commenti:

Loffenheim ha detto...

condivido quasi tutto. Mi sorprende che tu non abbia parlato dell'attrezzo e di quanto i suoi cambiamenti abbiano influenzato il gioco negli ultimi anni (anche perchè so quanto caro ti sia l'argomento attrezzo). Courier, per dire, con la racchetta di Borg quando diventava mai numero 1 del ranking? Federer o Edberg, invece, forse ci arrivavano lo stesso. Rimarcherei, inoltre, che la mia versione del pezzo di Clerici - pubblicata 12 ore prima della sua - pur affrontando gli stessi temi, compresa la casa a Londra, è più leggibile dell'originale.

ac ha detto...

Ho un retroscena. Courier provò a diventare numero 1 con la racchetta di Borg, ma non la trovò perché Borg se l'era già venduta per pagare gli alimenti a Loredana Bertè.

TuttoFaMedia ha detto...

Ordine sparso.
1) Già mi stavi molto molto simpatico, ma con questo post sei il mio nuovo idolo (dopo Federer, mi scuserai)
2) Ai tempi di Rafter, il mio preferito era Rafter. Nella meravigliosa finale del 2001 io tifai allo spasimo per lui. Ivanisevic se lo meritava, ma Rafter di più.
3) Ho trovato il pezzo di Clerici di oggi pretestuoso. E passatista. L'ottima rassegna da te curata conferma il tutto -che avevamo già capito. Clerici ha questo difetto -nella grandezza- cioè che vuole fare sempre quello che non tifa, quello che non si abbassa al livello del "popolino". Fosse per lui nessuno mai può essere Numero Uno. Infatti nomina sempre gente morta.
4) E infatti mi è piaciuta molto la domanda di fondo del tuo post.
5) Federer è il più grande. Imho. Perché, assieme alla classe immensa, ha qualcosa che mai nessuno ha avuto: la continuità. 21 semifinali consecutive in uno Slam significano quello che significano. Tanta fortuna, ovvio, ma senza fortuna dove ti avvii? Ah, e poi c'è la terra rossa. Ok, Rogiah ha vinto sine Nadal, ma è anche vero che ha fatto 4 finali consecutive. Cose turche per un, che ne so, Sampras.
6) Nadal. Non lo so. Non mi ha mai convinto. Non credo potrà mai essere lui, il Numero Uno. E poi mi irrita questa cosa di sminuire il 2009 di Rogiah perché "eh, ma non c'era Rafa". Ok, e mia nonna le ruote bla bla.
7) Stich no, dai! :)

Perdona la lunghezza ma l'argomento, come dire, mi appassiona.

ac ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Picasso ha detto...

Statistiche che farebbero deglutire d'ammirzione Rino Tommasi. Piccola divagazione, preferiscco il duo Tommasi-Clerici, della coppia Pero-Marianella (buono per lo sport pedatorio e per tenere lezioni di inglese con Mister Brown). Bertolucci è simpatico e competente. Ma preferire le nuove leve allo storico duo perché oramai anziani, è come affermare che Djokovic è meglio di McEnroe, perchè più brillante e giovane. Prendo Mac a cinquant'anni, tutta la vita. Se poi il loro modo di commentare non è mai piaciuto, è un altro conto. Ho seguito quasi esclusivamente grazie a streamig orientali, e non capendo niente, almeno, non mi hanno traviato.
Quanto alla questione "più forte di tutti", i numeri sono numeri, e nessuno può discuterli. Così come un errore senza prova contraria, sarebbe mettersi a confrontare gli avversari di Borg (McEnroe, Connors, Vilas, Nastase...) a quelli di Roger (Roddick, Hewitt, Nadal, Gonzales, Diokovic - Gusù, Djokovic -.). Io, come ti ho risposto sul mio blog, continuo a pensare che sia un titolo inutile. Ad altri è successo di avere una carriera spezzata, per motivi contingenti, professionismo, guerre ed altro. Se nel 2005 fosse scoppiata la guerra (una a caso), e lo svizzero avesse potuto riprendere a giocare solo nel 201o, non avrebbe fatto il record. Non sarebbe più stato considerato il più forte di tutti? Numeri appunto. Io che i numeri li nego, forse avrei detto ugualmente di si. Se mio nonno avesse le ruote correrebbe a 150 all'ora, risponderai. Mi accontento di dire che Federer è una delle più belle cose viste su un campo da gioco, ed il più forte visto coi miei occhi. Ma io faccio caso a se, non mi interessano troppo i titoli ed il loro conteggio. Pensa che quando si discuteva tra fangio-Senna-Shumacher, chi fosse il migliore, io mi tenevo Gilles Villeneuve. Pensa come sono ridotto. Ciao. =)

ac ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
ac ha detto...

@tchà
Il piacere è tutto mio. Spero di averti comunque qui anche quando saremo in disaccordo. E ora scusa, ma faccio un salto da te

TuttoFaMedia ha detto...

Ti rispondo con Arnaud Clement ;)

Mi batterò contro qualsiasi ricovero! Più statistiche per tutti noi.

Paolo ha detto...

Post molto interessante, che mi ha ricordato un po' lo stile di Wallace (e, solo per il fatto che parla di tennis, un suo pezzo su "Considera l'aragosta"). A proposito: meglio Wallace o Joyce? ;)
A presto!
Paolo