Esther williams e mia sorella

Ha rivinto la Russia, che non perde una medaglia d'oro dal '98. La cosa più sorprendente della finale del nuoto sincronizzato, oggi, è stato misurare quanto le ragazze della Nazionale brasiliana (penultime) fossero distanti dall'idea che uno può avere di una ragazza brasiliana. Anche perché ricordavo la squadra di duo ai Giochi di Pechino, le sorelle Bia e Bianca Feres.
Poi viene lo stupore per la differenza tra la musica adoperata nel nuoto sincronizzato e quella scelta dai pattinatori. Su ghiaccio scivolano tra i pentagrammi della musica classica, in acqua nuotano tra sonorità dei Balcani. Dev'essere una cosa legata ai passaggi di stato. Però non ho capito se sono Bregovic e Kusturica che si solidificano in Schubert e Brahms, o se sono Schubert e Kusturica Brahms che si fondono in Bregovic e Kusturica. Una cosa non credo escluda l'altra. E comunque.

Ai miei tempi le stelle erano due coppie di gemelle. Si chiamavano Penny e Vicky Vilagos (canadesi), Karen e Sarah Josephson (americane). Non che io facessi nuoto sincronizzato: con le parole "ai miei tempi" si intendono quei tempi in cui i campioni dello sport hanno la tua stessa età. Le Josephson facevano tutto insieme dall'età di 6 anni. Ovvio che appena possibile, all'università, si sono mandate a quel paese: una si iscrisse a medicina genetica e l'altra a biochimica. Le chiamavano le Jays e ao Giochi di Barcellona presero il voto più basso della loro carriera da una giurata canadese. Le Vilagos, avversarie, erano canadesi. Erano anche più aggraziate: si ritirarono insieme, si sposarono, andarono a vivere a 15 minuti di distanza l'una dall'altra, e insieme decisero di tornare a nuotare. Un giorno Vicky cronometrò la sua capacità di stare sott'acqua in apnea: 2 minuti e 46 secondi. Bambini che leggete: non provate a imitarla. La cosa più terribile è che dopo essere state in apnea e aver alzato le gambe, e poi averle aperte, chiuse, ruotate, spostate, quando risalgono sfinite a prendere un poco d'aria, queste ragazze devono pure sorridere.
Per tutto ciò alle ragazze del sincronizzato perdòno il fatto di ricordarmi ogni volta uno degli incubi della mia infanzia. Si chiamava Esther Williams, la tortura più grossa tra quelle a cui mi ha sottoposto mia sorella. Tu vedevi un suo film - di Esther Williams, non di mia sorella - e all'improvviso mentre parlava, senza alcun motivo plausibile, se non per un improvviso raptus dello sceneggiatore, lei si tuffava in acqua, ballava e cantava una cosa incomprensibile tipo Wally I wanna be a wally mumther easy right, wally nother be you know eccetera eccetera. Ma le brasiliane non sono in gara neppure nel duo? Bah.