Prima ancora di diventare adulti che avrebbero poi rimpianto d'essere cresciuti, gli ex ragazzi degli anni Ottanta sono stati bambini che non vedevano l'ora di diventare grandi. Prima ancora che subentrasse la sindrome di Peter Pan, c'è stato un tempo in cui crescere sembrava straordinario, e straordinario era sentirsi più coraggiosi dei propri anni, specchiarsi in Goldrake, Mazinga e Jeeg, quei corpi d'acciaio arrivati in tv dal Giappone e dai suoi manga, e che rendevano l'adolescenza un'età meno impacciata. La vera grande novità di quelle storie consisteva nel fatto che dentro le gabbie di metallo in grado di lanciare alabarde spaziali e il doppio maglio perforante vivevano figure che criticavano il mondo degli adulti, che sapevano farsi ascoltare, e rispettare. A quel fenomeno che stravolse abitudini e gusti è dedicato il libro scritto da Giorgio Giuliani e Carlo Mirra: una biografia ragionata, Go Nagai , del padre dei nuovi eroi, che proprio oggi compie 70 anni. Go Nagai era nato un mese dopo l'apocalisse atomica scatenata su Hiroshima e Nagasaki. Lo sviluppo tecnologico e la battaglia del Bene contro il Male sono i due grandi temi a cui ha dedicato la sua vita artistica. Si era formato sulle illustrazioni di Gustavo Doré alla Divina Commedia. Goldrake e i suoi amici crearono un pubblico nuovo. I mecha, i super robot, furono il primo piolo di una scala che ci ha portato fino a Harry Potter, a Panem e agli Shadowhunters. Le mamme provarono a resistere: i cartoni giapponesi mostravano la violenza, e oltre le camerette dei bambini c'era già il terrorismo. Go Nagai rispose: «A loro direi di non lottare contro Mazinga. Meglio averlo alleato che avversario, il mio robot». Chissà poi alla fine chi vinse.
(la Repubblica, 6 settembre 2015)
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