In principio fu il fustino di detersivo. Signora io gliene offro due e lei mi dà il suo. Era un viaggio nel futuro, una ingenua sbirciata su quel che ci attendeva. Solo che sui fustini proposti nello scambio, veniva calata una patina anonima e bianca. Non si sapeva quali fossero. La signora della pubblicità alla fine si teneva il suo. Perché più bianco non si può.
Poi è arrivata più esplicita la pubblicità comparativa, sfruttata principalmente nel settore della telefonia. E qui i guru del marketing hanno pensato che la nuova arma andasse maneggiata soprattutto per denigrare il prodotto altrui. Un po' come il tifo allo stadio. Deviiii moriiire. E dunque: "loro" ti danno cento messaggi gratis? Pezzenti. "Noi" te ne diamo mille. "Loro" ti danno chiamate a 10 cent? "Noi" siamo mejo. Cinque cent e niente scatto alla risposta.
E adesso?
Nessuno, mi pare, aveva fatto quel che sta facendo Fazi Editore. Un ribaltamento di piano. La pubblicità comparativa, in questo caso, gioca sul successo altrui, prova a giovarsene, ne cattura la scia. Il metodo è quello usato nelle recensioni da molte riviste musicali. Se il tale cd ti è piaciuto, allora ascolta questo. Ma nel caso delle riviste musicali, la fonte è terza rispetto ai prodotti proposti. Ti piacciono i Coldplay? Allora senti i Parlour Steps.
Fazi Editore invece cosa fa. Non chiama i 5 milioni di italiani che hanno comprato il Codice da Vinci, per dirgli: ehi, ti diamo due libri al posto di quello di Brown. E neppure dicono: Guarda che il nostro Caplan è meglio del Simbolo perduto.
Più semplicemente fa questo, ecco cosa fa.
Giusto perché si sappia, Oscar Caplan è uno pseudonimo. E' italiano. E lavorava nel settore cosmetici. Magari è un'idea sua, chi lo sa.
Vecchie cose dette sulle pubblicità
E in regalo la copertina del primo volume
Tié
E ora la pubblicità
O tempora o mores
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