sabato 28 novembre 2015

Il cameriere di Wembley

IL giorno prima, i tabloid si divertirono. Parlarono di trentamila camerieri in marcia verso Wembley. I camerieri erano gli italiani, secondo il luogo comune anni Settanta, di quei cliché che nascono come sfottò e diventano un marchio. Fino alla sera del 14 novembre ‘73, la Nazionale non aveva mai vinto in Inghilterra. Successe nel più italiano dei modi, tanta difesa, poco contropiede, il calcio che piaceva a Gianni Brera, ma forse esagerammo se lo stesso Brera giunse a definire «scippo» quello zero a uno. Gol di Capello, i maestri da allora non si sono più ripresi. Il complesso verso l'Italia esiste ancora.
Intorno a quella partita e alla sua attesa, Lorenzo Fabiano ha costruito un romanzo generazionale, nel quale rigorosa è la ricerca storica e gustosa la ricostruzione del clima con cui se ne andavano una dopo l'altra le domeniche: la passeggiata del mattino, il pranzo, lo stadio, il ritorno a casa, l'episodio di Attenti a quei due con Tony Curtis e Roger Moore, poi Novantesimo minuto e la telecronaca registrata di un tempo di una partita di serie A: scelta a sorpresa, quasi sempre la Juve.

Era l'Italia della Fiat 124 con i sedili in pelle rossa, l'Italia dell'austerity e della crisi energetica per l'aumento del prezzo del greggio.
Scrive Roberto Beccantini nella prefazione: «Se Italia-Germania 4-3 del 17 giugno 1970, doverosamente citata e romanticamente addobbata, aveva rappresentato la rivolta di massa contro i luoghi comuni che ci volevano - rispetto a tutti, ma soprattutto ai tedeschi, furbastri e scansafatiche, Inghilterra-Italia 0-1 del 14 novembre 1973 costituì un marchio d'orgoglio, un timbro d'onore di tutti quei migranti che i tabloid avevano preso a pizze in faccia ». Aldo, il protagonista della storia, ha una passione smisurata per tutto ciò che è british, solo che a Londra non c'è stato mai. È di Verona, dove Bobby Charlton ha chiuso la carriera in amichevole e dove Shakespeare s'è fatto voler bene. Aldo parte per Wembley con suo genero Vito, e in questo viaggio si compie, con sorpresa finale, anche parte della storia personale dell'autore. In postfazione interviste a Zoff e al figlio di Valcareggi.

(la Repubblica, 27 novembre 2015)

Nessun commento: