disegno di Paolo Samarelli |
Prima d’essere contato fino a dieci e finire fuori combattimento per k.o., come gli sarebbe toccato al cospetto di un qualunque arbitro di boxe, dal tappeto del ring in erba di uno stadio chiamato Matusa, l’uomo che confuta Confucio scrive con i piedi l’elegia della seconda occasione. Lui, mancino, si avvita su un cross con l’ambizione di Gigi Riva e l’eleganza di un elefante.
Colpisce il pallone con il suo piede buono e sebbene non sia carino ammetterlo, onestamente, quel pallone lo cicca. A quel punto, quando una scena del genere dovresti evitare di raccontarla ai nipoti e cominciare a riempire i moduli per chiedere a YouTube il diritto all’oblio, schienato come un vinto di lotta greco-romana, Blanchard trasforma il baratro in una vetta. Segnando con il piede sbagliato.
Colpisce il pallone con il suo piede buono e sebbene non sia carino ammetterlo, onestamente, quel pallone lo cicca. A quel punto, quando una scena del genere dovresti evitare di raccontarla ai nipoti e cominciare a riempire i moduli per chiedere a YouTube il diritto all’oblio, schienato come un vinto di lotta greco-romana, Blanchard trasforma il baratro in una vetta. Segnando con il piede sbagliato.
Una cosa assai complicata, a pensarci bene. Più o meno sui livelli di quel famoso canestro fatto a settembre da Gallinari restando seduto in panchina: solo che a Frosinone c’era una partita. Ci sono gesti che i manuali non prevedono. Questo. Manca il piede d’appoggio, non è una rovesciata, non è una sforbiciata, non è una bicicletta. È un’oscenità sublime, un gesto oltre l’istinto. Come se nella pallanuoto qualcuno facesse gol tenendo la testa sotto l’acqua. Blanchard del resto non pare il tipo da negarsi piaceri rari. È un toscano di quelli solari, dal cognome francese per via del nonno, partito da Limoges e dopo la guerra accasato con una ragazza di Grosseto. A giugno, festeggiata la promozione in serie A, il ragazzo ha preso un aereo per Berlino e se n’è andato a fare il tifoso, a vedere dalla curva la sua squadra in finale di Coppa dei Campioni. Poi quando le ferie sono finite, con le scarpette ai piedi è entrato allo Stadium e alla Juve da avversario ha fatto gol. Bella rivalsa per chi passava da inadeguato già quando la squadra era stata promossa dalla Lega Pro alla serie B. Raccontano a Frosinone che questa sua ultima insostenibile impresa, la doppia accartocciata sinistro-destro, sia purtroppo sfuggita alla sua ragazza, Fulvia, per una volta assente dalla tribuna. Professione: fotomodella e “ombrellina” in MotoGp per la Yamaha. Team: proprio quello. Valentino Rossi.
Il gol dagli abissi non si vede spesso. L’ultimo era vecchio di trent’anni, lo fece Maradona in Coppa Italia, a Pescara, una rovesciata da terra, forse a futura metafora delle cadute a cui sarebbe andato incontro. Dopo disse: "Ho segnato perché niente è da considerarsi perso in partenza". Altro che Confucio.
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