martedì 17 novembre 2015

Perché Troisi ci tolse dai guai

Torna nelle sale per due giorni Ricomincio da tre, il film di Massimo Troisi che cambiò l'umorismo e il modo di parlare di noi ragazzi napoletani degli anni Ottanta. Un cinema che venne accusato d'essere imperfetto, quello di Troisi, con poco formalismo e poca accademia nelle scene. Veniva dal teatro, dal cabaret, dalla televisione. Il centro della scena lo prendeva la parola, o forse dovremmo dire la sua quasi assenza, l'impossibilità di essere compiuta, rotonda.


Scrisse Goffredo Fofi sul Manifesto
Il Gaetano di Troisi ha tutte le incertezze della sua generazione, e annaspa alla ricerca di una identità un po' attiva. Parla molto, cerca di esprimersi, magari dicendo a volte il contrario di ciò che pensa perché in ciò che pensa vede una parte di sé che vorrebbe cancellare e superare.

Così noi ragazzi dell'epoca eleggemmo l'afasia a prima maniera d'espressione. Le pause, le frasi spezzate, la marcia indietro, il tormento. Scegliemmo l'inadeguatezza come registro. Nell'età in cui il mondo adulto ci domandava se eravamo pronti a esercitare da maschi, scoprivamo che l'impaccio non si doveva più nascondere. Apparteneva a tutti e poteva finanche essere una bandiera. Un film che era coltissimo senza l'esigenza di esibirlo. Un film con molti pensieri e con molti obiettivi polemici (la famiglia, la tradizione, la religione), distrutti con la forza di una finta debolezza. Troisi fu il nostro cavaliere. Arrivò nelle tenebre in cui eravamo e ci tolse dai guai. Chi non era timido, scelse di diventarlo.
Per un processo mentale che non racconto perché è triste e noioso - e questo non è tempo per i noiosi - per un processo mentale mi sono ricordato di un'intervista a Troisi sull'allora Tele+, nella quale rivelava di un progetto che un giorno gli sarebbe piaciuto realizzare: un film che avesse per protagonista un uomo via via sempre più disertore di ogni cosa al mondo, un uomo in ritirata, in ritirata fino al punto che un giorno avrebbe smesso di parlare. Una figura tra il Bartleby di Melville e lo Zi' Nicola delle Voci di Eduardo.
Ci penso spesso. Penso che Troisi sarebbe diventato un autore ancora più sfacciatamente politico di quanto sia stato. Il Postino era solo l'annuncio di un desiderio. Se Troisi oggi ci fosse ancora, con le intenzioni che neppure sotto sotto ormai manifestava, forse riempiremmo i nostri diari facebook scrivendo che mmm però una volta il primo Troisi (avremmo scritto proprio così: il primo Troisi) ci faceva fare un sacco di bbelle risate. Questo funziona. Una gigantesca bolla di allegria. Una lunghissima gita di terza liceo. Salvo poi andare al cinema a vedere Inside Out, uscire e fare i fichi dicendo quanto è carina Tristezza.


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