giovedì 16 aprile 2009
Sofia Loren torna a Sorrento
E' alle 20 e 34 che Sofia Loren diventa cittadina di Sorrento, sul palco del teatro nella sala Sirene all'hotel Hilton Sorrento Palace, con trecento rose bianche ai suoi piedi, la banda di finanzieri alle sue spalle, le immagini dei suoi film sullo schermo e centinaia di persone che battono le mani. Sarà ambasciatrice della penisola nel mondo. Una cerimonia aperta dal concerto della banda del maestro Leonardo Laserra Ingrosso. Le chiavi d'oro consegnate alla Loren sono opera dell'artista Carla Felicissimo, realizzata dalla gioielleria Giannotti. Ma ci sono pure gli omaggi spontanei fuori programma, come il ritratto di Michele Santonastaso, che ha dipinto Sofia nella stessa posa di una celebre foto scattata nel '55 sul set di "Pane, amore e...", il film che Dino Risi girò fra queste strade.
Quel film, ecco perché Sofia riceve le chiavi della città. E' a novembre che il consiglio comunale l'ha deciso «per ringraziare l' attrice per l'indiscusso contributo alla diffusione dell'immagine della città nel mondo». Nell'aula del consiglio, del resto, c'è da sempre una sua foto. Cinquantaquattro anni dopo, la pescivendola che faceva girare la testa a "Carotenuto cavalier Antonio", il Vittorio De Sica a capo dei vigili di Sorrento, è una signora in tailleur blu, bottoni rossi, borsa intonata, corpetto stretto, un crocefisso di gioielli sull'intramontabile scollatura. Alla sua serata, più tardi, si presenterà in impeccabile abito scuro.
Torna a "Surriento" dopo una lunga attesa. Il suo volto in bianco e nero è agli angoli delle strade. E' attaccato ai pali della luce e accanto alle bancarelle che riempiono il centro di Sorrento per la festa patronale di Sant'Antonino. Ovunque Sofia. «Sono un sindaco fortunato. E' fantastico che abbia accettato la nostra cittadinanza», parole di Marco Fiorentino, il berlusconiano che guida il municipio. Non che Sorrento sia disabituata ai volti celebri. Non c'è ristorante o gelateria che non esponga la galleria dei più famosi passati di lì. Ma Sofia, qui, è molto altro. Arriva in compagnia di Gianluigi Aponte, armatore della flotta Msc Crociere e presidente della Fondazione Sorrento che organizza la giornata. «Sofia Loren porta fortuna. Ne porta a me quando variamo insieme le navi, ne porterà anche a Sorrento». Ed è con Aponte e con il vicepresidente della Fondazione, Giovanni Russo, che la Loren pranza nel ristorante sorrentino a lei dedicato, "Donna Sofia". Poi sale in camera a riposare.
Tutte le tv d'Italia le avevano chiesto un'intervista esclusiva. Una rete Mediaset era pronta a ritagliare 20 minuti nel palinsesto per una diretta. La Loren declina. Una giornata di passione-Sofia per tutta Sorrento. Esauriti i biglietti per partecipare alla cena di gala, 600 ospiti, ticket da 120 euro, fondi destinati all'acquisto di una nuova macchina per la Tac all'ospedale Santa Maria della Misericordia. I comuni di Sorrento, Massalubrense, Sant'Agnello e Piano hanno contribuito con 20 mila euro. La cena è preparata da tutti i grandi nomi della penisola e della costiera: da Alfonso Iaccarino di "Don Alfonso" a Giuseppe Aversa del "Buco". Cinquanta cuochi. Spuma di tonno con melagrane, vesuvio di rigatoni, involtino di vitello (moncana sorrentina) con verza e scaglia di polenta, dolce all'arancio. Sofia è tornata. E' emozionata. «Commossa. La parola è commossa». Puoi anche essere un premio Oscar e non saperlo nascondere. «Non dite che sono tornata. Questa è casa mia. Queste strade non le ho dimenticate mai». Si rivede sullo schermo in "Aida", il suo primo film. «Avevo 18 anni. Cantavo con una voce meravigliosa che poi mi è passata». E' una battuta. «In quel film mi doppiava la grande Renata Tebaldi. La gente ancora compra i dischi, anche se adesso li chiamano dvd». Sofia fa rima con magia. «La gente di Sorrento mi ha sempre accolto con grande amore. Sono veramente molto felice di essere qui con voi. La chiave della città la metterò accanto all'Oscar che ho avuto per la Ciociara. Un posto d' onore».
E' davvero a casa, Sofia, se a Sorrento le vengono in mente le sue radici. «Dove vorrei vivere fra tutti i posti del mondo che amo? A Pozzuoli». La casa materna. Dove, si raccontava, arrivasse di nascosto. Dove durante l'ultimo picco dell'emergenza rifiuti, i sacchetti d'immondizia erano arrivati a coprire il portone d'ingresso. Sofia Loren lanciò un appello perché la sua Pozzuoli tornasse in condizioni decenti. Eppure è lì, non a Los Angeles, non in Svizzera, che una delle stelle più grandi di sempre del cinema vorrebbe tornare. La casa di Pozzuoli. Che è come dire la casa di mammà, nei cui panni la Loren sta per calarsi in una fiction di Raiuno (ieri sera per lei il saluto a distanza del direttore Del Noce, da Sanremo). Un vecchio progetto: un film tv in due parti sulla storia della loro famiglia. Risale ai giorni in cui Francesco Rutelli era ministro ai Beni culturali. La vicenda venne citata di striscio anche nelle cronache dell'affaire Berlusconi-Saccà. Ora il progetto è ufficialmente in cantiere. Sta partendo il casting per la ricerca dell'attrice che interpreterà il ruolo di Sofia, mentre Sofia Loren conferma: «Interpreterò il ruolo di mia madre». Difficile? Macché. «Anzi. Per una volta non devo affatto recitare». Il titolo provvisorio è "La mia casa è piena di specchi", come il libro confessione scritto da Maria Scicolone (edizioni Gremese), sua sorella minore, anche lei in sala ieri sera per la cerimonia. Sofia Loren sarà Romilda Villani, la madre bellissima che suonava il piano e che prese parte da giovane a un concorso della Metro Goldwyn Mayer. Cercavano una sosia di Greta Garbo. Vinse. Ma la famiglia non le diede il permesso di partire per l'America. «Mi verrà naturale. Devo solo ricordare e tirare fuori quel che sento dentro». E del resto in un film tv sulla sua vita, Sofia Loren ha già recitato. Era una produzione americana, della Nbc: "Sophia Loren: her own story".
«Ho sempre ammirato mia madre, per come ha vissuto, per come ci ha cresciute», dice Sofia. Chi conosce le vicende della famiglia e chi ha sfogliato anche solo di sfuggita le pagine del libro di Maria Scicolone, sa che quel ruolo è pieno di sfumature. «Mia madre - si legge nel libro - mi ha reso una vita di inferno, piena di ansia e di dolore. Scelse la mia spalla per piangervi tutte le sue lacrime, intuendo che il mio amore per lei le avrebbe consentito ogni comportamento. Sofia, anche prima di andarsene per seguire la sua carriera, subì molto meno quelle situazioni. Discuteva, si scontrava anche a muso duro, poi rinunciava - non cedeva, che è altra cosa - perché capiva che sarebbe stato inutile». Chissà se la sceneggiatura del film tv prevede che Sofia Loren reciti anche la scena, raccontata nel libro, in cui sua madre al nono mese di gravidanza, nel maggio del '38, va in treno a Napoli per veder arrivare Mussolini «con un certo Adolf Hitler, di cui mia madre ignorava perfino l'esistenza». Quando si dice il destino: Maria avrebbe sposato uno dei figli di Mussolini e Sofia avrebbe recitato in "Una giornata particolare". Ora Sofia Loren è pronta per volare a Los Angeles per la notte degli Oscar. In quanto vincitrice del passato, fa parte dell' Academy. Con diritto di voto. Ed ecco un rimpianto. «Peccato non trovare Gomorra nella cinquina. L'ho visto, certo. Mi è piaciuto. Tanto. Se fosse arrivato nella cinquina, io l'avrei votato».
(Repubblica Napoli, 15 febbraio 2009)
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