mercoledì 27 gennaio 2016

I gol inattesi alla Scala del calcio


RACCONTANO che Nereo Rocco fosse il più contrariato di tutti, finché qualcuno nello spogliatoio del Milan sbottò: «Adesso facciamo segnare anche i ciclisti». Il Mantova aveva appena vinto a San Siro, gol a tre minuti dalla fine di Franco Panizza, nulla a che vedere con Wladimiro, il quale peraltro nel ‘71 neppure era ancora il campione avrebbe sfiorato il podio al Tour. D’una facile gag sui cognomi si trattava, serviva a marcare il solco fra la sacralità del palcoscenico e l’improbabilità del protagonista.
cavese  Come quando Antonio Scannagatti, detto il “cigno di Caianiello” (Totò a colori), si presenta per dirigere la mòseca alla Scala, o come stavolta crediamo di poter fare di nuovo con Lasagna, l’ultimo a iscriversi su un campo di calcio all’albo degli inattesi. Del resto siamo a San Siro. Se è vero che questa è la Scala del calcio, per forza fra i tenori ogni tanto s’imbuca un figurante. Il contrasto fra gli opposti garantisce l’armonia del mondo, concetto filosofico del tutto chiaro ai tifosi della Cavese, i quali nel novembre ‘82 si presentarono allo stadio di Milano con lo striscione “Fedelissimi Bar Manna” e tornarono a casa cantando “Glory glory Alleluja”: del gol di Costante Tivelli sotto i portici della città ancora si parla.
Aspetti che esca Falstaff, e sulla scena invece s’affaccia un paggio suo. Fulvio Simonini, trent’anni fa riserva di Cantarutti all’Atalanta, era alla sua prima partita da titolare in serie A contro l’Inter di Zenga e Rummenigge, ma trovò il coraggio per tener salde le gambe e far gol a San Siro [video]. Una doppietta, addirittura. Quando l’arbitro fischiò pure un rigore, Soldà andò a sfilargli il pallone di una possibile tripletta dalle mani. Non esageriamo, ragazzo. Succede. All’Inter per la verità abbastanza spesso, eppure all’imprevedibile non ci si abitua mai. Una volta esce dal cilindro un Pirazzini col Foggia e un’altra Macchi col Cesena. Dentro una presunta comparsa in qualche caso si nasconde una sorpresa. «L’attaccante che mi ha fatto più soffrire in carriera è stato Galuppi»: è la confessione di Claudio Gentile, uno che si sarebbe aggrappato alle maglie di Zico e Maradona per non farseli scappar via. Gian Paolo Galuppi, fantasista per amatori, aveva zittito San Siro col Vicenza nel ‘73. Stesso discorso vale per Rocco Pagano, ispiratore del Pescara di Galeone che nel 1987 fece saltare il banco interista alla prima giornata [video], e indicato come una rogna vera, la più grande mai sperimentata in vita sua, da Paolo Maldini.
In fondo anche Clint Eastwood guida un jet da comparsa in un film del ‘55 e poi diventa quel che diventa. Michele Paramatti gelò San Siro da semisconosciuto [video], venendo da anni di disoccupazione, e poi finì alla Juve. Il gol alla Scala ha acceso spesso i cantori delle curve. “Nella Reggina c’è / un giocatore che / dribbla come Pelè / Possanzini alè alè!”. Il Messina schiaccia il Milan campione d’Europa [video] e dunque “Giampà è meglio di Kakà”. Momenti irripetibili, ma non per tutti. Raimondo Marino, terzinone del Napoli, fece un gol della vittoria contro il Milan (1979) e uno del pareggio al 91’ contro l’Inter (1982, video). Mentre Francesco Gazzaneo sarà di certo da qualche parte a raccontare della sua rete a San Siro [video], l’unica per lui e l’ultima nella storia dell’Avellino in serie A. Questo alla fine succede: Scannagatti torna a casa e resta per sempre “il cigno di Caianiello”.

Nessun commento: