Italiano? E allora basta con i dribbling, con le veroniche, basta con tutti questi colpi di tacco. Se sei un vero italiano, gioca come Gattuso. Così dicevano all’inizio a Graziano Pellè, emigrato in Olanda per uscire dalla gabbia della serie B, un continuo girovagare fra Catania Cesena e Crotone. Il più sottovalutato dei nostri attaccanti. Sottovalutato in Italia, sia chiaro, perché adesso Graziano Pellè, anni 29, con un giro largo è arrivato laddove in pochi si spingono, nella Premier League inglese che comincia sabato 16.
giovedì 14 agosto 2014
martedì 12 agosto 2014
L'aldilà di Robin Williams
"L’unica morte che ho conosciuto è quella
della commedia sul palcoscenico, dalla quale ci si risveglia sempre quando il
pubblico ride. Una volta un mio amico che ha avuto un’esperienza di morte per
qualche minuto, mi ha detto che la sua più grande paura non era quella di morire,
ma di lasciare sua moglie sola. Nell’aldilà mi piacerebbe incontrare mio padre,
Mozart, Beethoven, Miles Davis, Einstein, ma soprattutto Groucho Marx. E poi
qualche donna, certo. Che ne so, Marylin Monroe, Giovanna D’Arco, Marlene
Dietrich. Se fosse l’inferno, mi piacerebbe vedere la stanza dove sono chiusi
tutti insieme Hitler, Stalin, Mussolini e Mao. Un bel caos, davvero. Alla
reincarnazione non ho mai creduto, anche se alle volte mi viene da pensare di
essere stato il cavallo dell’imperatrice Caterina di Russia.
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Soccavo, il campo di Maradona abbandonato
A DIEGO facevano trovare il cancello accostato, non c'era nemmeno bisogno di suonare il clacson, il quartiere si sarebbe svegliato. Scivolava con la Ferrari nera dentro il buio, le tre di notte, andava a letto e il giorno dopo in campo. Quante vigilie così a Soccavo, dove oggi il cancello azzurro non si chiude neanche volendo. Sono andati a incastrarci carcasse di auto e moto rubate, una scritta avverte "non entrate", del resto non c'è più niente da cercare lì dentro, neanche i ricordi. Centro Paradiso, così si chiamava e così si chiama ancora, da dieci anni abbandonato, senza rimedio. Il calcio se n'è andato nell'estate del 2004, il Napoli falliva, quando a settembre arrivò De Laurentiis lo convinsero che quel posto portasse sfortuna. Ci avevano vinto solo due scudetti.
lunedì 11 agosto 2014
I cori di Millwall, la lezione all'Italia degli sfottò
La parola inglese è disrepute. Più o meno sarebbe: discredito. Cattiva reputazione. Ian Holloway, onesto centrocampista ai suoi tempi, tutto serie B e serie C, quattro anni in Premier con il Qpr e oggi allenatore del Millwall, l’ha usata per avvertire il suo mondo. Così non si va avanti. Andiamoci piano con certi cori negli stadi, ha detto, gettano cattiva luce sul calcio.
Piano con i cori disrespectful, dice Holloway, con i cori che mancano di rispetto. Basta. Non se ne può più. Le cose sono andate così. Durante la partita che sabato il Millwall ha vinto per 2-0 contro il Leeds, prima giornata di serie B inglese, i tifosi, i suoi tifosi, hanno cominciato a cantare cori che legavano il nome del Leeds a quello di Jimmy Savile, popolarissimo conduttore della Bbc, protagonista di una storiaccia.
Piano con i cori disrespectful, dice Holloway, con i cori che mancano di rispetto. Basta. Non se ne può più. Le cose sono andate così. Durante la partita che sabato il Millwall ha vinto per 2-0 contro il Leeds, prima giornata di serie B inglese, i tifosi, i suoi tifosi, hanno cominciato a cantare cori che legavano il nome del Leeds a quello di Jimmy Savile, popolarissimo conduttore della Bbc, protagonista di una storiaccia.
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sabato 9 agosto 2014
Storia di Johnny e del rigore parato a Ibra
Johnny crede di non avere cose eccezionali da raccontare, niente che possa lasciare a bocca aperta i nipoti intorno al fuoco, sempre che i nipoti un giorno verranno e che per l’epoca ci sia ancora un fuoco intorno a cui raccogliere la famiglia. Nulla di cui vantarsi, serate meravigliose Johnny non ne ricorda. Fino a venerdì, fino al momento in cui Zlatan Ibrahimovic si presenta davanti a lui, pallone a undici metri, calcio di rigore. Johnny è ancora giovane eppure è tanto vecchio. Ha 26 anni e da quando ne aveva 12 gioca a calcio in Francia, prima a Le Havre, dove ha incrociato Paul Pogba e dove per i portieri hanno un discreto fiuto, se lì hanno cresciuto Mandanda (oggi titolare a Marsiglia) e Boucher (numero 1 a Tolosa).
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giovedì 7 agosto 2014
L'impiegato Bielsa
"Un uomo che ha delle idee nuove è un pazzo
finché le sue idee non trionfano"
I meriti dell'impresentabile Tavecchio
Bisogna dire grazie a Carlo Tavecchio. Sta davvero riformando il calcio italiano. Anche se non lo sa. Anche se non lo vuole. Gli sta restituendo, tutto d’un tratto, all’improvviso, un profilo etico e uno spessore morale. Lo ha scosso a sua insaputa da un sonnacchioso vivacchiare. Guardate com’è di nuovo vitale il nostro calcio, sveglio, guardate come sta recuperando la voglia di cambiare.
È merito suo, sul serio. È tutto merito delle gaffe di questo signore. Indifendibile e irresponsabile, un signore dai princìpi etici e morali discutibili e distanti dai loro, i princìpi dei presidenti che adesso stanno correndo a dirglielo, uno dopo l’altro, in fila, un rosario di sopracciglia alzate e sguardi corrucciati; e tutto questo finalmente ci conforta, perché immersi in una nuova consapevolezza questi dirigenti di A, di B, di C saranno evidentemente pronti tra poco, tra pochissimo, a fare un passo indietro a loro volta, imbarazzati per un passato in cui hanno accumulato squalifiche da parte della giustizia sportiva e indagini (qualche volta condanne) della magistratura ordinaria. Ecco. Questo nuovo senso di pulizia, ritrovato come un dono del cielo al cospetto di un linguaggio primitivo e inadeguato, spazzerà via dal futuro del calcio italiano i prossimi scandali.
lunedì 4 agosto 2014
Ogni giorno ha il suo male
TOMMASO Casabona, commissario napoletano in servizio in Toscana, a Valdenza, finisce con i suoi vent'anni di esperienza ad arrovellarsi intorno a una serie di omicidi che hanno in comune una misteriosa firma che l'assassino lascia sul campo, in segno di sfida. Meno complessa non è la sua vita, un matrimonio in crisi, un figlio in comunità, la figlia a studiare a Barcellona, una collega che da Roma mandano per affiancarlo. Casabona è di fatto il riflesso dell'autore, il cinquantenne esordiente Antonio Fusco, in polizia da 26, oggi vice questore e capo della squadra mobile di Pistoia.
Al di là di alcune ingenuità e di certi passaggi didascalici, il romanzo è interessante nelle parti in cui descrive i meccanismi psicologici di chi indaga, evidentemente ben noti a Fusco, di fronte al tempo che passa, dinanzi alla fettuccia bianca e rossa che limita il luogo del crimine oppure nel senso di vicinanza umana perfino con un assassino, dopo la sua confessione. Casabona risolverà il caso con le sue debolezze e si candida a nuovo commissario seriale.
(la Repubblica, 3 agosto 2014)
Al di là di alcune ingenuità e di certi passaggi didascalici, il romanzo è interessante nelle parti in cui descrive i meccanismi psicologici di chi indaga, evidentemente ben noti a Fusco, di fronte al tempo che passa, dinanzi alla fettuccia bianca e rossa che limita il luogo del crimine oppure nel senso di vicinanza umana perfino con un assassino, dopo la sua confessione. Casabona risolverà il caso con le sue debolezze e si candida a nuovo commissario seriale.
(la Repubblica, 3 agosto 2014)
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